4 - Dai Visigoti a Teodorico

Unità 10 IL TARDOANTICO E L’ALTO MEDIOEVO >> Capitolo 27 – La fine dell’impero romano d’Occidente

4. Dai Visigoti a Teodorico

Nel V secolo, grazie agli accordi diplomatici che i capi germanici avevano stipulato con le autorità romane, erano sorti regni indipendenti all’interno dell’impero, i cosiddetti regni romano-germanici. Soltanto dopo il 476, però, questi primi regni dei popoli germanici divennero definitivi e diedero vita a compagini statali destinate a durare, con alterne fortune, alcuni secoli.

Visigoti, Vandali e altri regni minori

Tra le popolazioni già insediate all’interno dei confini romani prima del 476 vi erano i Visigoti, che avevano ottenuto dall’imperatore d’Oriente la possibilità di governare autonomamente alcuni territori situati nei Balcani. In seguito, sotto la guida di Alarico e Ataulfo, si spostarono in Occidente e, nel 419, fondarono un regno indipendente, alleato dei Romani, nella Gallia meridionale.
La loro potenza crebbe progressivamente, fino all’espansione in Spagna, che avvenne tra il V e il VI secolo. In seguito alle conquiste territoriali di un altro popolo germanico, quello dei Franchi, i Visigoti furono relegati nella sola penisola iberica, dove si integrarono con la popolazione locale e diedero vita a un regno che conobbe un periodo di grande prosperità. La solidità dello Stato fu favorita anche dal sostegno diretto delle autorità ecclesiastiche locali, che nel 589 promossero la conversione dei Visigoti al cattolicesimo.
L’occupazione della Spagna da parte dei Visigoti costrinse i Vandali ad abbandonare la penisola iberica, in cui si erano insediati a partire dal 429. Essi dilagarono nell’Africa settentrionale, dove, sotto la guida del re Genserico, fondarono un regno con capitale Cartagine. Dalle coste africane, i Vandali si spinsero anche alla conquista delle isole Baleari, della Sicilia e della Sardegna. L’invasione dei territori africani fu caratterizzata dalla violenza: i Vandali requisirono le terre dei proprietari romani e imposero un feroce sfruttamento della popolazione locale. Di conseguenza, nelle zone da loro controllate non si verificò alcuna forma di integrazione tra invasori e popolazione locale. Questo elemento influì negativamente sulla compattezza politica e sociale del regno, che, come vedremo, venne conquistato nel VI secolo dai Bizantini.
Tra il V e il VI secolo, in Europa sorsero altri regni minori: gli Svevi occuparono la Spagna occidentale, i Burgundi la Gallia centro-meridionale e i Gepidi l’Europa orientale; gli Angli, i Sassoni e gli Iuti, altre popolazioni di origine germanica che da tempo si erano stabilite nell’Europa settentrionale, invasero invece la Britannia.

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Il regno dei Franchi

Tra i regni romano-germanici più importanti vi fu quello dei Franchi, che erano penetrati nella Gallia settentrionale fin dal III secolo. Nel corso del V secolo, i Franchi occuparono stabilmente la parte nordoccidentale della regione. Dapprima divisi in tribù indipendenti, che si trovavano spesso in guerra tra loro, nel 481 i Franchi furono unificati sotto la guida del re Clodoveo, membro della tribù dei Sali e della dinastia dei Merovingi, che avrebbe esercitato nominalmente il potere fino all’VIII secolo.
La solidità del regno di Clodoveo fu assicurata dall’integrazione tra Franchi e Romani, che si rafforzò in seguito alla conversione al cattolicesimo del sovrano. Grazie al sostegno esplicito della Chiesa, infatti, Clodoveo riuscì a mantenere l’unità del regno e poté legittimare la sua politica espansionistica contro le popolazioni germaniche confinanti, tutte di fede ariana o pagana, presentando le sue conquiste come lo strumento di una missione civilizzatrice dal significato religioso. Questa strategia, seguita anche dai suoi successori, permise ai Franchi di conquistare la maggior parte della Gallia entro la metà del VI secolo.
L’espansione territoriale diede però luogo a lotte interne che avrebbero infine condotto il regno franco alla decadenza, come vedremo più in dettaglio nel capitolo a loro dedicato ( Capitolo 32).

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Gli Ostrogoti in Italia

Alla fine del V secolo, mentre i Visigoti si insediavano nell’Europa occidentale e i Franchi si affermavano in Gallia, gli Ostrogoti, ossia le tribù dei Goti dell’Est, rimasti nell’area danubiana e balcanica, furono sempre più percepiti come una minaccia dai sovrani di Costantinopoli. L’imperatore romano d’Oriente Zenone (che proveniva a sua volta da una popolazione guerriera dell’Anatolia, gli Isauri) strinse con gli Ostrogoti un accordo in base al quale, in cambio di vantaggi economici, essi avrebbero rivolto la loro espansione verso l’Italia. In questo modo Zenone allontanò i pericoli connessi alla presenza di popolazioni straniere presso i confini imperiali e, allo stesso tempo, promosse una prima penetrazione nella penisola italica, con l’intenzione di conquistare, per mano degli Ostrogoti, il regno che Odoacre aveva fondato nel 476 allo scopo di affermare la sovranità dell’impero d’Oriente sull’Italia.
Guidati dal re Teodorico, tra il 489 e il 493 gli Ostrogoti conquistarono dunque tutta l’Italia. Al contrario di quanto prevedevano gli accordi, tuttavia, invece di restare alleati all’imperatore d’Oriente essi crearono presto un nuovo regno indipendente, con capitale Ravenna, esteso dalle coste della Gallia meridionale fino ai Balcani.
Teodorico realizzò le condizioni per una coesistenza pacifica tra Ostrogoti e Romani: garantì il rispetto delle tradizioni culturali e religiose dei due popoli (di fede ariana i primi, cattolici i secondi) e concesse a entrambi di mantenere le proprie consuetudini giuridiche. La convivenza tra le due etnie si sostanziò in una separazione dei ruoli in base alla quale gli Ostrogoti detenevano il potere politico e il comando dell’esercito, mentre i Romani gestivano l’amministrazione statale. Teodorico fu molto attento a guadagnarsi il sostegno della popolazione romana, restituendo la libertà a molti cittadini fatti prigionieri nelle guerre degli anni precedenti e distribuendo agli abitanti di origine romana parte delle nuove terre conquistate. Per garantire la solidità del regno era infatti fondamentale ottenere il sostegno della componente romana della popolazione, maggioritaria nella penisola. Segno di questo atteggiamento improntato alla collaborazione fu anche il coinvolgimento di alcuni autorevoli esponenti dell’aristocrazia di origine romana nelle scelte di governo. Tra i più stretti collaboratori del sovrano vi furono in particolare gli intellettuali e giuristi latini Boezio, Simmaco e Cassiodoro.

La politica estera di Teodorico

Le abilità di governo di Teodorico si manifestarono anche nelle sue scelte in materia di politica estera, ispirate al tentativo di creare una rete di alleanze tra i vari regni romano- germanici, in grado di evitare quelle contrapposizioni che determinavano instabilità politica e indebolimento reciproco degli Stati. Il suo programma, che prevedeva la creazione di una confederazione degli Stati sorti dalla fusione tra Germani e Romani, di cui egli intendeva proporsi personalmente come guida, era destinato a fallire ma, grazie alle sue abilità diplomatiche, Teodorico riuscì comunque a garantire un periodo di pace e di prosperità all’Italia a cavallo tra V e VI secolo.

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La fine dei progetti di Teodorico

Nei primi decenni del VI secolo, però, la solidità del regno ostrogoto fu minacciata dall’espansione territoriale dei Franchi. Nello stesso periodo riemersero profondi contrasti religiosi tra gli Ostrogoti e i Romani. La contrapposizione era fomentata dall’azione diplomatica dell’impero romano d’Oriente, che, grazie alla sua influenza sulle scelte dottrinali della Chiesa, utilizzava la religione per indebolire il potere di Teodorico. Ottenendo la condanna dell’arianesimo, l’impero d’Oriente riuscì infatti a provocare durissime dispute teologiche tra Ostrogoti e Romani, risvegliando tensioni fino ad allora abilmente contenute dal governo di Teodorico. La nobiltà guerriera ostrogota, che aveva sempre temuto l’influenza dei notabili di corte di origine romana sulle scelte del sovrano, approfittò di questo clima per indurre Teodorico ad allontanarli, convincendolo che essi stessero tramando con l'imperatore d’Oriente per spodestarlo dal trono. Ne nacquero intrighi e congiure, che spinsero il sovrano a condannare a morte persino i suoi più autorevoli collaboratori, tra i quali Boezio e Simmaco.
Quando il sovrano morì, nel 526, la penisola italica si trovava nuovamente in una situazione di grave instabilità politica, premessa per un nuovo conflitto che l’avrebbe coinvolta nei decenni successivi, in conseguenza delle mire espansionistiche dell’impero d’Oriente verso il Mediterraneo occidentale.

Il mausoleo di Teodorico, simbolo dell’integrazione tra culture

Agli inizi del VI secolo nella capitale del regno ostrogoto, Ravenna, Teodorico fece costruire un sontuoso mausoleo, con lo scopo di esaltare la sua figura di sovrano e la sua aspirazione politica a pacificare Germani e Romani. Per questo motivo l’edificio è formato da strutture architettoniche che sono espressione di entrambe le tradizioni culturali. La pianta decagonale del monumento richiama la struttura tipica dei sepolcri fatti edificare dagli imperatori romani, mentre il materiale utilizzato, un tipo di pietra proveniente dalla regione istriana, è lo stesso usato per il palazzo dell’imperatore Diocleziano a Spalato.
La cupola monolitica, ricavata cioè da un unico blocco di pietra, ricorda invece la forma delle tombe a cumulo dei sovrani di tradizione germanica; il fregio che si trova alla base della cupola stessa, ornato con una decorazione a tenaglia, costituisce inoltre un elemento iconografico tipico dell’artigianato gotico.

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille