Unità 10 IL TARDOANTICO E L’ALTO MEDIOEVO >> Capitolo 26 – La divisione dell’impero

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

L’IMPERATORE GIULIANO: DUE PUNTI DI VISTA PER UN RITRATTO

I giudizi dei contemporanei sull’imperatore “apostata” ( p. 122) furono molteplici. Mettiamo qui a confronto l’opinione dello storico Ammiano Marcellino (330-395), pagano e latino di formazione, che nei primi due passi descrive Giuliano come un imperatore innovatore e saggio, con quella dello storico cristiano Tirannio Rufino (340-410 d.C.), che esprime un giudizio completamente opposto.

La giustizia e la tolleranza dell’imperatore
Moltissime e indubbie sono le prove della sua liberalità, fra le quali l’imposizione di tributi assai lievi, l’esonero dal coronarium,1 la cancellazione di molti debiti accumulatisi con il tempo, l’eguaglianza di trattamento nei processi fra i privati e il fisco, la restituzione alle città dei tributi assieme ai terreni,2 fatta eccezione di quelli che le precedenti autorità avevano venduto sulla base di qualche diritto. (XXV, 4, 15)

Con decreti chiari e ben definiti ordinò di riaprire i templi,3 di portare vittime agli altari, ed insomma di ristabilire il culto degli dèi. Per rafforzare l’effetto di queste disposizioni fece venire alla reggia i vescovi cristiani, che erano in discordia tra loro, assieme al popolo, pure in preda ad opposte fazioni e li esortò con belle maniere a mettere da parte le discordie e a praticare ciascuno la propria religione senz’alcun timore e senza che nessuno lo impedisse. Egli era fermo in questa linea di condotta in modo che, aumentando i dissensi per effetto dell’eccessiva libertà, non avesse da temere successivamente un popolo compatto. (XXII, 5, 2-4)


Ammiano Marcellino, Le storie, trad. di A. Salem, Utet, Torino 1973

La subdola astuzia del persecutore
[Giuliano] fu un persecutore più astuto degli altri, poiché non ricorse alla violenza e alle torture, ma con i premi, le cariche, le lusinghe e le promesse persuasive, riuscì a far cadere quasi un numero maggiore di persone che se le avesse fatte fustigare atrocemente. Proibendo ai cristiani di avvicinarsi allo studio degli autori profani, decise che le scuole degli esercizi letterari fossero aperte soltanto a coloro che veneravano gli dèi e le dèe. Ordinò che la cintura1 di chi svolgeva il servizio nella burocrazia non fosse consegnata se non a chi immolava agli dèi. Diede disposizioni perché ai cristiani non si dovesse affidare l’amministrazione delle province e della giustizia nei tribunali, essendo essi individui ai quali persino una legge propria impediva di far uso della pena di morte. (XI, 33)


Tirannio Rufino, Storia ecclesiastica, trad. di L. Dattrino, Città Nuova, Roma 1986

PER FISSARE I CONCETTI
  • Come si comporta Giuliano nei confronti dei debiti?
  • Leggendo i due brani è possibile individuare gli obiettivi della politica di Giuliano: sintetizzali.

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille