L’evoluzione della scrittura
La scrittura sumerica nacque come scrittura pittografica, cioè utilizzava i disegni, definiti pittogrammi, per indicare i prodotti o le merci immagazzinate. Il disegno di una spiga, per esempio, indicava i cereali; una testa di bue o di ariete stava per un capo di bestiame. Si trattava però di un sistema complesso, in quanto l’incisione dei pittogrammi sulle tavolette di argilla era piuttosto laboriosa e difficile da trasmettere ad altri; inoltre a volte originava enormi confusioni, poiché lo stesso disegno poteva essere interpretato in modo diverso. Con la scrittura ideografica si cercò di ovviare ad alcuni di questi inconvenienti: a un disegno, l’ideogramma, si faceva corrispondere una parola, ma anche così i disegni restavano troppi, e anzi si moltiplicavano perché comprendevano anche concetti astratti (per esempio “vita”) o azioni (per esempio “andare”). Per questo motivo, la scrittura ideografica era molto difficile da imparare ed era conosciuta soltanto dai membri della classe sacerdotale, che custodivano gelosamente le proprie conoscenze e le tramandavano di generazione in generazione solo all’interno delle loro famiglie. I sacerdoti, impedendo alle altre classi sociali di istruirsi, si assicuravano dunque un ruolo dominante nella società, mentre gli analfabeti dovevano dipendere dagli scribi per ogni rapporto con l’amministrazione statale o con la giustizia.
Nel II millennio a.C., per ovviare a queste difficoltà, si affermò l’uso di una scrittura in cui i segni non avevano più un significato particolare ma rinviavano al suono, o fonèma, di una sillaba: mettendo in sequenza i simboli di diversi suoni sillabici era possibile scrivere parole intere e di senso compiuto. Si delineava così la possibilità di fare ricorso a poche decine di segni (i suoni della lingua parlata) per riuscire a scrivere con facilità tutte le parole, senza dover imparare il numero elevato di simboli tipico delle scritture ideografiche.
La scrittura fonografica o sillabica si diffuse in tutto il Vicino Oriente dal 1600 a.C. circa. A partire dagli inizi del I millennio a.C., in Mesopotamia, si fece ricorso a segni ancora più stilizzati. Questa scrittura è stata definita cuneiforme, poiché il bastoncino utilizzato per incidere le tavolette d’argilla, lo stilo, produceva un’impronta a forma di cuneo.
Tale processo ebbe conseguenze enormi sugli scambi commerciali e la comunicazione tra popoli diversi, ma anche sulla composizione sociale delle comunità nelle quali era penetrato. Il nuovo complesso strumento doveva essere insegnato e imparato mediante specifici esercizi finalizzati (primo embrione di scuola), ma poteva essere appreso potenzialmente da tutti e trasformarsi dunque in strumento di elevazione sociale. Inoltre la scrittura “fissava” su tavola un testo e in qualche modo lo rendeva “eterno” o comunque conservabile. Infine consentiva la rielaborazione personale di un messaggio.