Il brano qui riportato è tratto dal poema epico Enmerkar e il signore di Aratta. Il poema, del quale sono giunti a noi 636 versi, si sofferma sulla narrazione dei rapporti politici tra la città di Uruk, il cui re e fondatore era il mitico sovrano sumero Enmerkar, e quella di Aratta, non ancora precisamente identificata.
Enmerkar, convinto della superiorità del proprio regno rispetto a quello di Aratta poiché vantava l’appoggio e il sostegno della dea Inanna, mirava a sottometterlo e inviò un messaggero al sovrano di Aratta affinché esponesse le sue richieste. Ne seguì un intenso scambio di rivendicazioni, fino a quando Enmerkar, conscio della complessità del suo messaggio, decise di facilitare il compito del messaggero mettendo il tutto per iscritto su una tavoletta: secondo tale testimonianza sumerica, insomma, la scrittura sarebbe nata per la necessità, quasi “diplomatica”, di riportare con esattezza una dichiarazione che il messaggero non sarebbe altrimenti riuscito a ricordare e a riferire oralmente.