Unità 8 L’ECUMENE ROMANA >> Capitolo 19 – Roma tra crisi e riforme

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

L’ORGOGLIO DI UN HOMO NOVUS NELLE PAROLE DI MARIO

Il discorso che Mario tiene davanti alla plebe per convincerla ad arruolarsi nelle legioni in partenza per la Numidia, dove devono affrontare Giugurta, è esemplare per molte ragioni: mostra con plastica evidenza il conflitto tra ottimati e popolari; riporta un durissimo attacco di Mario all’arroganza dei nobili; mette in campo le ragioni di chi, pur dotato di qualità, è penalizzato da origini non nobili. A ricostruire, in via di ipotesi, il discorso di Mario è un altro homo novus, lo storico Caio Sallustio Crispo, originario delle terre sabine, autore del brano riportato.

Mi avete affidato la guerra contro Giugurta, ma, vi prego, pensate bene in cuor vostro se non sia meglio cambiare il decreto e assegnare questo incarico o un altro simile a uno della cosca dei nobili, un uomo di antico lignaggio, dotato di molte immagini degli antenati1 e di nessuna esperienza militare; un uomo che di certo, ignaro di tutto, in una situazione così impegnativa sarebbe preda dell’incertezza e dell’affanno e alla fine prenderebbe come consigliere uno del popolo. [...] Confrontate ora, Quiriti, me, uomo nuovo, con l’arroganza di quella gente. Ciò che quelli sentono dire o leggono, io in parte l’ho visto, in parte l’ho fatto di persona; ciò che essi hanno imparato dai libri, io l’ho imparato combattendo. Ora valutate se sono più importanti i fatti o le parole. Loro disprezzano le mie origini, io la loro inettitudine; a me si rinfaccia la condizione modesta, a loro le infamie. […] Invidiano la mia carica; dunque invidino anche la mia fatica, la mia onestà, i pericoli che ho affrontato, perché è attraverso questi che l’ho ottenuta. Ma sono uomini rovinati dalla superbia e vivono come se disprezzassero le cariche da voi conferite; ma poi le pretendono, come se si fossero comportati onestamente. Ma si sbagliano davvero se pensano di conseguire due obiettivi così diversi tra loro, il piacere dell’ozio e le ricompense della virtù. […] Non posso esibire come garanzia ritratti o trionfi o consolati dei miei antenati; ma, se è necessario, posso vantare lance, stendardi, falere,2 altre ricompense militari e inoltre le cicatrici sul petto. […]
Non ho studiato la letteratura greca; mi interessava poco imparare ciò che non era servito alla virtù dei maestri. Ma ho imparato cose molto più preziose per uno Stato: colpire il nemico, fare la guardia, non temere nulla se non una reputazione vergognosa, sopportare ugualmente il caldo e il freddo, dormire per terra, resistere contemporaneamente alla fame e alle fatiche. Esorterò i soldati con questi insegnamenti; non lascerò che essi vivano nelle ristrettezze e io nella mollezza, né mi godrò la gloria lasciando loro la fatica. Questo è un modo di esercitare il comando utile e rispettoso dei cittadini. Infatti, se vivessi tranquillo tra i piaceri costringendo l’esercito alla disciplina, sarei un padrone, non un comandante.
[…] E sono contento di ammetterlo, Quiriti; infatti da mio padre e da altre rispettabili persone ho imparato che la raffinatezza si addice alle donne, la fatica agli uomini e che alle persone oneste conviene di più possedere la gloria che le ricchezze; le armi e non i begli arredi sono per loro motivo di vanto. Dunque facciano sempre ciò che a loro piace e che considerano prezioso; si diano all’amore e al vino; dove hanno passato la giovinezza, trascorrano anche la vecchiaia, nei banchetti, schiavi del ventre e della parte più turpe del corpo; lascino a noi il sudore, la polvere e altre cose del genere, perché noi le consideriamo più piacevoli dei loro banchetti. Ma non è così. Infatti dopo essersi coperti di scandali, quegli uomini infami vengono a portar via i premi agli onesti. Così, contro ogni giustizia, la lussuria e l’ozio, che sono i vizi peggiori, non nuocciono a chi li pratica, ma causano la rovina dello Stato, che è incolpevole.


Sallustio, La guerra contro Giugurta, LXXXV, 1-43, trad. di L. Piazzi, Barbera, Siena 2006

PER FISSARE I CONCETTI
  • Quali stili di comportamento distinguono i nobili da un homo novus, secondo Mario?
  • Quali devono essere, secondo Mario, i costumi di un generale?

Terre, mari, idee - volume 1
Terre, mari, idee - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana