8 - Roma e la cultura greca

Unità 8 L’ECUMENE ROMANA >> Capitolo 18 – Consolidamento ed espansione della potenza di Roma

8. Roma e la cultura greca

L’espansione di Roma ebbe come contropartita il sopraggiungere, fin nel cuore del nuovo “impero”, delle influenze culturali delle civiltà sottomesse. La cultura greca e le tradizioni dei popoli orientali, in particolare, influenzarono profondamente l’arte, la letteratura e la mentalità latine. I cambiamenti riguardarono anche la religione, con l’innesto di molte divinità nuove (il dio Esculapio, per esempio, adorato in Grecia come dio della medicina) nel pantheon degli dèi romani, l’introduzione di nuovi riti funerari e la diffusione di correnti di pensiero a sfondo esoterico (come l’orfismo e il pitagorismo), cioè riservate ai soli iniziati.

I pregiudizi nei confronti dell’Oriente

I timori espressi da Catone il Censore sulla penetrazione della cultura greca presso i Romani si rivelarono in parte fondati, almeno dal punto di vista di chi esaltava gli antichi valori della sobrietà e della tradizione. Tra i cittadini delle classi più ricche si diffuse infatti un certo gusto per il lusso, per i cibi costosi, i vestiti raffinati e le opere d’arte pregiate provenienti dalla Grecia.
La lotta contro questa presunta degenerazione dei costumi raggiunse l’apice nel 186 a.C., quando un provvedimento esecutivo del senato contro i Baccanali, vietò ogni manifestazione di culto rivolta a Bacco (il Dioniso romano). I seguaci di questa religione – riservata ai suoi adepti e alternativa ai culti ufficiali – si riunivano in luoghi segreti in cui svolgevano rituali considerati immorali e altamente pericolosi per la coesione sociale. Il decreto senatorio, che prevedeva la pena di morte e la confisca dei beni per chi avesse celebrato questi culti in pubblico o in privato, portò a indagare su 7000 individui (uomini e donne) e a incarcerarne 6000. L’obiettivo primario era quello di salvaguardare l’ordine pubblico: il senato temeva che i Baccanali, che non rispettavano i dettami della religione ufficiale e che avevano trovato ampio seguito presso la plebe romana, nascondessero trame sediziose contro l’ordine costituito e corrompessero i costumi tradizionali con la diffusione di comportamenti sconvenienti e licenziosi.
In netto contrasto con la tolleranza religiosa tipica della mentalità romana, il provvedimento testimoniava il grado di sospetto e pregiudizio nei confronti delle culture di origine orientale che si era generato nel senato.

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La diffusione della cultura ellenica

Gli interventi legislativi non riuscirono comunque a fermare la penetrazione della cultura greca nella società romana. Il fenomeno risaliva del resto all’epoca arcaica, ai primi rapporti tra Roma e le colonie della Magna Grecia. L’origine stessa dell’alfabeto latino, pur attraverso la mediazione etrusca, è riconducibile al mondo greco, e le leggi delle Dodici tavole (V secolo a.C.) non solo si ispiravano alle norme dei legislatori ellenici, ma contenevano addirittura citazioni in lingua greca tratte direttamente dalle leggi dell’ateniese Solone.
Nel II secolo a.C., la diffusione dell’arte e della cultura greche ebbe un notevole impulso, contribuendo in modo determinante allo sviluppo culturale della civiltà romana. In questo periodo furono tradotte in latino tutte le principali opere della letteratura greca (l’Iliade, l’Odissea, le tragedie e le commedie) e vennero allestite le prime rappresentazioni teatrali, sul modello dei successi del teatro greco. Anche nel campo delle arti figurative l’influenza ellenica ebbe un grande impatto: acquistati dai ricchi collezionisti della nobiltà romana o giunti a Roma come parte dei bottini di guerra, i dipinti e le statue realizzati dagli artisti greci divennero un modello estetico da imitare.
Le influenze greche arricchirono il patrimonio culturale delle élite romane, contribuendo a creare una classe dirigente in grado di reggere il confronto con gli intellettuali che giungevano a Roma dai territori sottomessi e di recepire gli aspetti positivi che l’apertura ai nuovi influssi culturali comportava. Esempio del nuovo atteggiamento dei Romani verso la cultura greca (e la cultura in generale) fu la consuetudine, diffusa tra le famiglie nobili più aperte, di adottare come insegnanti e precettori privati dei propri figli intellettuali greci giunti a Roma come schiavi. Dopo essere stati liberati e aver acquisito la condizione di liberti, essi erano ospitati dalle famiglie romane in cambio della loro attività di insegnamento.
Sorsero così importanti circoli culturali filoellenici, il più rilevante dei quali fu quello degli Scipioni, frequentato da intellettuali come lo storico Polibio (liberto degli Scipioni) e il filosofo stoico Panezio. Al suo interno fu promossa anche l’attività letteraria di importanti poeti e commediografi romani come Lucilio e Terenzio.
Il primato culturale che il mondo greco esercitò sulla società romana a partire dal II secolo a.C. è testimoniato infine anche da altri aspetti. Tra la nobiltà si diffuse l’abitudine di parlare correntemente la lingua greca e di usare il latino solo per gli atti pubblici ufficiali, mentre un lungo soggiorno ad Atene, considerata il più importante centro culturale del mondo allora conosciuto, divenne una tappa obbligata nell’istruzione dei giovani membri delle famiglie nobili, che potevano così approfondire gli studi e ampliare i propri orizzonti culturali.



  Mosaici, rilievi e dipinti del teatro romano

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana