3 - La cultura degli Etruschi

Unità 7 L’ITALIA DELLE ORIGINI >> Capitolo 15 – L’Italia preromana

3. La cultura degli Etruschi

Grazie agli intensi scambi commerciali con le colonie della Magna Grecia, gli Etruschi entrarono in stretto rapporto con la cultura greca, assorbendone influssi e condizionamenti. Tuttavia, diversamente da quanto accadde in altre aree d’Europa, gli Etruschi li adattarono alla loro realtà, rielaborandoli in modo creativo. Essi tesero a sfruttare appieno i vantaggi commerciali, economici e culturali che derivavano loro dall’ingresso nel circuito “internazionale” del Mediterraneo, ma non se ne lasciarono imprigionare.

La lingua e la scrittura

La lingua etrusca era scritta in un alfabeto derivato da quello della colonia greca di Cuma, in Campania: la parentela con l’alfabeto greco ha permesso di traslitterarlo, ma rimane in gran parte oscuro il significato delle parole, per la mancanza di testi bilingui e, in generale, per la scarsità di fonti scritte, consistenti per lo più nelle iscrizioni riportate sulle tombe.
La diffusione della scrittura, determinante per lo sviluppo culturale della civiltà etrusca, fu anche uno strumento fondamentale per l’incremento delle attività mercantili. Impiegata negli scambi commerciali, nelle cerimonie religiose e nelle celebrazioni dei defunti delle famiglie nobili (appunto con le iscrizioni funebri), l’uso della scrittura era appannaggio dei membri dell’aristocrazia, che in questo modo si tramandavano i rituali sacri e le tecniche di interpretazione dei responsi divini, gelosamente custodite dalla casta sacerdotale (anche per questo essi godevano di grande prestigio e autorità nella società etrusca). Il ruolo dell’aristocrazia mercantile rappresentò dunque un fattore di sviluppo culturale molto importante, ma il suo rinserrarsi a difesa dei propri privilegi finì per impedire un progresso generale della società.

Tra religione e scienza

Un limite analogo è riscontrabile negli altri aspetti della cultura dipendenti o influenzati dal predominio aristocratico, com’era quello religioso. La religione degli Etruschi era politeistica; nella loro concezione, il mondo degli dèi era misterioso, difficile da comprendere e, in generale, ostile agli esseri umani. Anche in questo campo gli Etruschi subirono l’influenza della cultura ellenica: i loro dèi erano affini a quelli greci. Alcune divinità erano però originarie dell’Etruria, come Voltumna (o Vertumno), dio della fertilità e protettore della dodecapoli, sebbene secondo alcune interpretazioni con questo nome fosse in realtà indicata solo una delle varie identità di Tinia, il padre degli dèi etruschi, corrispondente allo Zeus greco (entrambe le divinità erano legate alle manifestazioni atmosferiche e all’alternanza delle stagioni).
In ambito religioso avevano grande rilievo gli arùspici, gli indovini considerati in grado di prevedere il futuro attraverso l’osservazione dei fulmini, del volo degli uccelli e delle viscere degli animali, interpretati come segni ed espressioni della volontà divina. Come accadeva nel mondo greco con gli oracoli, e come sarebbe in parte avvenuto presso i Romani, la consultazione degli dèi aveva lo scopo di assicurarsi la protezione divina prima di intraprendere importanti iniziative politiche, militari o commerciali, come la fondazione di nuove città o una spedizione militare. Tra i reperti archeologici etruschi è stato ritrovato un manufatto artigianale in bronzo che riproduce il fegato di una pecora. La sua superficie, suddivisa in vari settori, corrispondeva a diverse zone della volta celeste, associate ai nomi delle principali divinità: si trattava di una sorta di prontuario a uso degli aruspici. Nel corso del tempo, queste tecniche di divinazione ebbero conseguenze anche nel campo delle conoscenze mediche. L’osservazione degli intestini degli animali rese infatti gli Etruschi esperti nella cura del corpo umano e delle malattie: essi conoscevano l’anatomia e la conformazione degli organi interni e utilizzavano le piante medicinali a scopo curativo.

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana