L’economia: agricoltura, artigianato, commerci
Gli Etruschi seppero sfruttare abilmente la fertilità delle loro terre, in gran parte di origine vulcanica. La principale risorsa delle prime comunità etrusche fu infatti l’agricoltura, resa produttiva dalle opere di canalizzazione dei fiumi che essi, per primi, introdussero in Italia. La regolazione del flusso delle acque consentì il prosciugamento delle paludi e l’irrigazione dei campi, che furono così in grado di fornire abbondanti quantità di cereali e di lino, e grazie ai contatti con le colonie greche dell’Italia meridionale furono introdotte anche in Etruria le colture dell’ulivo e della vite.
Oltre che sull’agricoltura, l’economia etrusca si basava sull’allevamento, sullo sfruttamento del legname delle foreste appenniniche e soprattutto sull’estrazione e sulla lavorazione dei metalli (ferro, rame, stagno, argento e piombo), che diede impulso a un fiorente artigianato metallurgico in grado di sostenere i traffici commerciali con le altre popolazioni italiche. Il legname, oltre che per la costruzione di navi mercantili, era impiegato proprio per alimentare le fornaci per la lavorazione del ferro.
Grazie alle innovazioni nelle tecniche di navigazione apprese dai coloni fenici e greci, gli Etruschi poterono dedicarsi anche al commercio marittimo e, accanto a questo, alla pirateria. Come all’epoca dei Cretesi e dei Micenei, e come accadeva ancora con i Fenici e i Greci, la differenza tra spedizioni mercantili e incursioni piratesche era molto labile: di fatto, entrambe queste attività consentirono agli Etruschi di incrementare le loro ricchezze e di stabilire un’egemonia
marittima nel mar Tirreno.