II millennio a.C.: palafitte e terramare
Poco più a est e più a sud, sulle rive dei numerosi laghi e fiumi della zona, comparvero invece, nel II millennio a.C., i primi villaggi di palafitte, formati da capanne costruite su pali di legno, che le mantenevano all’asciutto ed evitavano i danni dovuti a improvvisi innalzamenti del livello delle acque (a ulteriore protezione dalle piene dei fiumi, i villaggi erano talvolta cintati con argini e terrapieni). Le palafitte rappresentavano inoltre un’efficace difesa dagli animali pericolosi e dagli attacchi di tribù ostili.
I corsi d’acqua erano molto importanti per queste popolazioni, che li utilizzavano come vie di comunicazione e di trasporto più efficienti di quelle terrestri; ne sono testimonianza i ritrovamenti di relitti di numerose piroghe scavate in un unico fusto d’albero, ma anche, a dimostrazione della diffusione della pratica della navigazione, resti di imbarcazioni più solide, in grado di affrontare il mare aperto.
Gli insediamenti palafitticoli, intorno alla metà del II millennio a.C., si diffusero anche in un’area oggi compresa nella regione Emilia-Romagna, tra i fiumi Po e Panaro; qui, però, le palafitte erano costruite sulla terraferma, con lo scopo di proteggere le abitazioni dagli allagamenti dovuti allo straripamento del Po e degli altri corsi d’acqua minori. Le capanne erano addossate l’una all’altra e le tribù che vi abitavano praticavano la caccia, le attività agricole e l’allevamento. Il nome con cui esse vengono identificate – cultura delle
terramare – fu coniato nell’Ottocento, al momento della scoperta dei primi resti archeologici, e deriva da un’espressione del dialetto emiliano, terra marna, che significa “terra grassa”, o “fertile”, in riferimento all’abitudine dei terramaricoli di gettare i resti dei loro pasti nei terreni sottostanti le abitazioni, per contribuire a renderli più fertili. Tale cultura scomparve intorno al 1200 a.C., forse a causa di una catastrofe naturale o in seguito a un rilevante cambiamento climatico.
Presso tutte queste comunità la caccia, la pesca, la raccolta e forme embrionali di allevamento costituivano le principali attività economiche; meno sviluppata era l’agricoltura. Diffusa era invece la metallurgia, in particolare la lavorazione del bronzo che, a partire dal 1500 a.C., sostituì quella del rame.