Capitolo 15 - L’Italia preromana

Capitolo 15 L’ITALIA PREROMANA

i concetti chiave
  • La ricchezza delle risorse naturali presenti nel territorio italiano e la conseguente varietà delle attività sviluppate: coltivazione di cereali, vite e ulivo, allevamento e pastorizia, estrazione di minerali
  • Lo sfruttamento delle vie di comunicazione come occasione di incontro con altri popoli, di scambi commerciali, di diffusione di conoscenze tecniche e culturali
  • La varietà dei popoli italici e l’incontro con Greci e Fenici
  • L’economia etrusca: sfruttamento e valorizzazione del territorio per mezzo di opere di canalizzazione, agricoltura, attività estrattive e commerci marittimi
  • La società etrusca: l’aristocrazia mercantile e le confederazioni di città-Stato; la talassocrazia tra VII e VI secolo a.C.; la decadenza
  • La cultura etrusca: scrittura e religione, eredità greche rielaborate in modo creativo; sviluppo dell’artigianato

L’AMBIENTE E LE RISORSE

L’ambiente della penisola: catene montuose e ricchezza di acque

L’Italia, penisola lunga e stretta proiettata verso l’Africa, si affaccia sul mar Mediterraneo, dividendolo in una parte orientale e una occidentale. A causa della sua forma particolare, le condizioni ambientali, influenzate dalla latitudine, sono molto varie, tanto che nella penisola possono essere individuate almeno sei differenti regioni climatiche. Semplificando, troveremo estati più piovose e inverni più rigidi sulle catene montuose; un clima temperato, con estati calde e inverni freddi, nelle pianure e nelle zone collinari interne; un clima mediterraneo, con estati calde e inverni miti, lungo le zone costiere.
Dal punto di vista geomorfologico la penisola italiana è simile a quella greca: lunghi tratti di coste, numerose colline e montagne, pianure non molto estese. Le catene montuose sono però decisamente più imponenti: la corona ad arco delle Alpi, in particolare, costituisce da sempre una barriera naturale a nord, mentre gli Appennini attraversano la penisola in tutta la sua lunghezza (circa 1350 km), comprendendo anche alcuni vulcani che rendono l’Italia una terra soggetta a terremoti.
Rispetto alla Grecia, però, l’Italia gode di risorse idriche molto più ricche: torrenti, fiumi e oltre un migliaio di laghi hanno offerto alle popolazioni insediate in queste terre acque più abbondanti e meglio sfruttabili. L’azione dei fiumi, nel corso dei millenni, ha provocato trasformazioni del paesaggio anche notevoli: alcuni corsi d’acqua, allargandosi sulle pianure alluvionali, hanno per esempio dato origine a zone acquitrinose che si sono trasformate in paludi malsane; altrove, invece, hanno determinato un avanzamento della linea di costa, che ha “allontanato” il mare da alcune città costiere.

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La penisola si popola lungo le coste

La presenza combinata di pianure, sia pure non particolarmente estese, e di acque abbondanti fu un formidabile incentivo all’insediamento abitativo fin dalle epoche più remote: le antiche popolazioni italiche si stabilirono infatti prevalentemente nelle aree costiere pianeggianti e nelle valli fluviali, mentre nell’entroterra le zone più popolate furono le pianure fertili e i luoghi in cui passavano le vie di comunicazione naturali (fluviali o di terra) in grado di facilitare i collegamenti con le coste.
Nella parte più settentrionale, gli insediamenti avvennero soprattutto in prossimità di fiumi e laghi; nelle zone in cui erano diffuse le paludi, gli stanziamenti umani trassero profitto anche da questo particolare habitat, sfruttando la varietà di pesci e animali di piccola taglia come conigli e oche.
Nella parte centrale della penisola le condizioni ambientali erano più favorevoli. Le pianure costiere consentirono alle popolazioni italiche di sviluppare le colture cerealicole. Particolarmente fertili erano inoltre le terre di origine vulcanica nelle aree corrispondenti alle attuali Toscana, Umbria e Lazio, così come le piccole valli fluviali presso le coste di Marche e Abruzzo. Queste zone furono tra le prime a ospitare coltivazioni di cereali e allevamenti di ovini e bovini, praticati da popolazioni un tempo dedite al nomadismo e all’economia di raccolta, che garantirono per diversi secoli risorse alimentari sufficienti a mantenere una popolazione in modesta crescita, anche in assenza di quella rete commerciale che in altre aree del Mediterraneo era già diventata parte rilevante dell’economia.
Un ruolo importante fu rivestito anche dalla presenza di risorse naturali, a partire dalle miniere di ferro, rame, stagno e argento, molto consistenti nelle Colline Metallifere e nelle isole che oggi fanno parte dell’arcipelago toscano. L’estrazione dei metalli, e in particolare del ferro, favorì lo sviluppo di una fiorente attività metallurgica e l’incremento, nel tempo, dei flussi commerciali tra l’entroterra e le coste. Anche gli Appennini fornivano risorse importanti, grazie ai boschi di alberi da frutto e ai pascoli, sebbene i tratti appenninici più impervi e scoscesi costituissero un ostacolo alla comunicazione fra le aree costiere tirreniche e adriatiche o tra la costa tirrenica e quella ionica.
Come vedremo, due delle più fiorenti civiltà sviluppatesi sul territorio della penisola italica – quella degli Etruschi e quella dei Romani – ebbero origine proprio nella parte centrale della penisola, nelle attuali regioni della Toscana e del Lazio.
L’area che raggiunse prima delle altre un elevato grado di sviluppo fu però la parte meridionale della penisola, favorita non solo dalle condizioni morfologiche – abbondanza di insenature, porti naturali e possibilità di approdi – e climatiche, ma anche e soprattutto da una posizione geografica che consentiva lo sfruttamento delle acque mediterranee come via di comunicazione e di scambio. Qui si diffusero vivaci attività agricole grazie alla coltivazione della vite e dell’ulivo.

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana