Il Romanticismo risveglia l’interesse per la cultura greca
Alla grande stagione rinascimentale seguì un altro periodo di sostanziale abbandono della grecità, durato fin dopo il Settecento, caratterizzato da un interesse per l’età greca classica piuttosto scarso (dal punto di vista politico, la Francia rivoluzionaria guardava con molta più attenzione a Roma e alla romanità, come esempio fondamentale di formazione e gestione del potere). Ma le cose cambiarono nuovamente nell’Ottocento, con il grande movimento culturale del Romanticismo. Nel 1810, un giovane intellettuale e poeta inglese, Lord Byron (1788-1824), si recò in Grecia nell’ambito del Grand Tour, il viaggio attraverso le mete culturali più importanti d’Europa che era a quel tempo in voga tra la nobiltà. Dopo il soggiorno in Grecia, Byron inaugurò, grazie alla sua notorietà e al suo carisma, una vera e propria moda culturale contagiosa, amplificata dalla sua stessa tragica ed eroica fine avvenuta a Missolungi, dove era andato a sostenere la lotta per l’indipendenza dei greci dall’impero ottomano, cui erano allora assoggettati.
In Italia, esempi di questa rinnovata predilezione per la grecità furono illustri traduzioni dei poemi omerici (in particolare quelle di Vincenzo Monti e di Ippolito Pindemonte), ma anche la produzione poetica e le riflessioni teoriche di Ugo
Foscolo e Giacomo Leopardi. A costituire il filo conduttore di questa riscoperta fu in particolare il fascino delle tensioni espresse dai poeti lirici greci e il dolore per la condizione esistenziale umana manifestato dagli autori tragici; con gli ideali politici della democrazia o del pensiero filosofico antico invece si confrontò soprattutto la filosofia tedesca sette-ottocentesca, fortemente debitrice degli scritti dei grandi pensatori greci come Aristotele e Platone.