Terre, mari, idee - volume 1

Unità 6 L’ETÀ ELLENISTICA >> Capitolo 14 – I regni ellenistici e la diffusione di una nuova cultura

Sempre in campo geografico-astronomico, Aristarco di Samo (III secolo a.C.) stimò le dimensioni reali della Luna e del Sole e la loro distanza dalla Terra; sulla base di un’intuizione di un filosofo del V secolo a.C., Filolao, fu inoltre il primo a sostenere che la Terra e i pianeti ruotano intorno al Sole e non viceversa, ma la sua teoria eliocentrica, che urtava contro le maggiori credenze religiose e culturali del tempo, fu aspramente combattuta già da alcuni astronomi suoi contemporanei. Sarebbero occorsi quasi duemila anni prima che la scienza moderna ne dimostrasse l’esattezza ( Passato&presente, p. 259).
La cultura alessandrina non fu soltanto teorica, ma l’applicazione pratica dei postulati teorici ebbe raramente impieghi produttivi immediati. Applicando la geometria euclidea ai loro esperimenti, i dotti di Alessandria costruirono stupefacenti macchine idrauliche e pneumatiche (mosse dall’energia dell’acqua o dell’aria), nuove e avveniristiche macchine belliche (come le torri mobili per assaltare le mura delle città assediate o le catapulte per lanciare massi al loro interno) e meccanismi scenografici pensati per abbellire le regge e stupire la corte e i visitatori. Si trattava di progetti che solo indirettamente potevano fornire strumenti di lavoro utili alla produzione artigianale o al lavoro agricolo, tanto che secondo alcuni storici la cultura alessandrina finì per generare una sorta di “blocco tecnologico”, impedendo l’apporto della scienza e della tecnica al miglioramento delle strutture produttive e in generale della società. Tale situazione avrebbe avuto origine anche da fattori sociali: un potente limite alla diffusione della tecnologia è stato individuato nella presenza massiccia di schiavi, una manodopera abbondante e gratuita che non incoraggiava a progettare macchine per risparmiare la forza lavoro; rilevante fu però anche il pregiudizio nei confronti del lavoro manuale, diffuso fin dall’età arcaica presso le classi aristocratiche, secondo cui il lavoro e la fatica erano prerogative degli schiavi e degli uomini di condizione inferiore.
Il fervore culturale e scientifico di quest’epoca fu diffuso e condiviso anche oltre il mondo ellenistico propriamente inteso. A Siracusa, per esempio, operò il grande Archimede, i cui contributi spaziarono dall’idrostatica alla meccanica, alla geometria (egli calcolò fra l’altro il rapporto tra circonferenza e diametro, il pi greco).

• SOTTO LA LENTE • TECNOLOGIA

In guerra con le geniali macchine di Archimede

L’interesse per la tecnica in età ellenistica è testimoniato, tra l’altro, dall’impiego delle macchine belliche. La loro realizzazione fu sovvenzionata direttamente dai sovrani, che, impegnati nei conflitti per il predominio nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente, impiegarono parte delle ricchezze dei regni per dotare gli eserciti di strumenti sempre più sofisticati. Tra le più efficaci macchine da guerra del periodo vi fu la catapulta (inventata intorno al 400 a.C. dagli ingegneri della corte di Dionisio I, tiranno di Siracusa). Sfruttando la tensione di fibre naturali dotate di notevole elasticità, come i nervi degli animali o i crini dei cavalli, la catapulta poteva scagliare pietre di oltre 10 kg a distanze superiori ai 200 m.
Quasi due secoli dopo, nella stessa città di Siracusa assediata dai Romani, furono realizzate le macchine belliche ideate dal genio di Archimede, che era nato nella città siciliana nel 287 a.C. ma aveva compiuto gli studi ad Alessandria. Mettendo la propria inventiva al servizio della difesa della città, Archimede progettò la costruzione di gru girevoli che lasciavano cadere massi sulle navi nemiche e di bracci meccanici che agganciavano le prue delle imbarcazioni sollevandole dall’acqua. L’invenzione più celebre, però, è probabilmente quella degli specchi ustori, specchi concavi che, riflettendo la luce del sole e concentrandola in un punto, avrebbero provocato l’incendio della flotta romana. In realtà, questo e altri episodi della vita di Archimede si confondono con la leggenda, che ha tramandato diversi aneddoti legati all’eccentricità del personaggio. È per esempio diventata celebre la sua esclamazione Eureka! (“Ho trovato!”) pronunciata dopo aver intuito il metodo per calcolare il volume dei solidi complessi. Molto nota e citata è anche la frase a lui attribuita in merito alla dimostrazione del funzionamento della leva («Datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo»).
La sua stessa morte, infine, avvenne, secondo la tradizione, in circostanze curiose: il soldato romano che aveva l’ordine di catturarlo vivo l’avrebbe ucciso dopo che Archimede rifiutò di seguirlo perché impegnato a risolvere un importante problema matematico.
Al di là di questi aneddoti, in ogni caso, non c’è dubbio che Archimede sia stato una delle maggiori personalità della storia del pensiero scientifico antico. I suoi studi di aritmetica, geometria, astronomia e meccanica ebbero importanti applicazioni anche in campo civile. Oltre alla già citata leva, che permette di moltiplicare la forza impressa al suo braccio più lungo, egli ideò per esempio la pompa a spirale, grazie alla quale era possibile sollevare i liquidi (come l’acqua di un fiume). In Archimede scienza e tecnica, teoria e pratica, progetto e applicazione concreta si fondono per la prima volta, con risultati straordinari.

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L’epoca dell’incertezza: la cultura, la religione e la filosofia

Le nuove condizioni politiche e sociali ebbero grande influenza sulle espressioni artistiche e letterarie e sull’evoluzione del pensiero filosofico. La crisi dell’esperienza democratica delle póleis indusse poeti e scrittori a rifugiarsi in nuove forme letterarie, in cui avevano ampio spazio le narrazioni di vicende amorose, comiche o di intrattenimento.
Anche il teatro mutò caratteristiche: la tragedia, che nel V secolo a.C. aveva avuto una funzione di stimolo alla riflessione e al dibattito, sopravvisse solo nelle repliche dei testi di epoca classica, mentre gli autori comici, trascurando i riferimenti all’attualità politica, misero in scena vicende rocambolesche di ritrovamenti e ricongiungimenti di amanti, con una marcata tipizzazione dei personaggi (il ricco sciocco, lo schiavo scaltro, il soldato millantatore) che sarebbe stata in seguito ereditata dalla commedia romana. Uno degli elementi più rilevanti della civiltà ellenistica fu il sincretismo religioso, ossia la contaminazione e la fusione fra culti greci e orientali. L’influsso delle dottrine orientali, che promettevano la salvezza nella vita ultraterrena e un contatto più diretto con la divinità, attraverso forme di misticismo, contribuì alla diffusione di concezioni dell’esistenza che esortavano gli esseri umani a staccarsi dal mondo, a vivere “ritirati” per non subire le angosce della vita quotidiana.
Anche la filosofia diede espressione a queste nuove tendenze culturali, ponendo la sua attenzione sugli aspetti morali della vita dell’uomo e sulla possibilità di raggiungere la felicità.
Lo stoicismo di Zenone di Cizio (336-263 a.C. ca.), per esempio, predicava la necessità di aderire a valori dettati da saggezza e virtù, per vivere in armonia con la natura e liberarsi dalle passioni e soprattutto dalle paure che condizionavano gli individui. Una risposta originale alle nuove inquietudini fu data anche dal filosofo Epicuro di Samo (341-270 a.C.), il quale elaborò una coerente teoria materialistica che escludeva l’intervento della divinità nelle vicende terrene, così da liberare l’uomo dal timore di forze sconosciute e inspiegabili. Epicuro proponeva poi il distacco dalle passioni e la rinuncia all’avidità, a vantaggio di una collaborazione fra esseri umani (tra i quali considerava con pari dignità le donne, ammesse al suo circolo filosofico).

L’India e la Cina in epoca ellenistica

Sfruttando le vie di terra del continente asiatico e le rotte marittime fra l’Oriente e la Mesopotamia, i regni ellenistici instaurarono intensi contatti diplomatici e commerciali con l’Asia orientale, che favorirono lo scambio di informazioni e di innovazioni culturali e tecnologiche tra il mondo mediterraneo e l’Estremo Oriente.
I rapporti più intensi furono stabiliti con l’India, dove la disgregazione del regno seleucide, nel III secolo a.C., favorì l’espansione del regno Maurya che, sotto la guida del sovrano Asoka, raggiunse la sua massima estensione inglobando anche le zone settentrionali del subcontinente indiano. La solidità del regno si basava su un forte potere centrale, in grado di dare notevole impulso allo sviluppo delle attività commerciali. Al suo interno si diffuse la religione buddhista, nata nel VI secolo a.C. dalla predicazione di un membro di una famiglia nobile dell’India settentrionale, Siddharta Gautama, poi detto Buddha (“illuminato”).
Nel II secolo a.C. si affermò in India la dinastia Shunga (185-75 a.C.), seguace della religione tradizionale induista. Fu un periodo di guerre tra le diverse comunità indiane, che provocarono la divisione dell’India in vari Stati indipendenti e favorirono l’espansione dei Parti nei territori nordoccidentali.
In Cina, intanto, dopo un periodo di frammentazione e di contese tra piccoli regni indipendenti, nel III secolo a.C. la dinastia Ch’in (da cui deriva il nome attuale del Paese) promosse un’opera di riunificazione e realizzò importanti lavori pubblici: la costruzione di vie di comunicazione terrestri, la canalizzazione dei grandi fiumi e l’edificazione di una barriera difensiva che proteggeva il territorio dalle invasioni dei nomadi del Nord-Ovest, la Grande muraglia. L’opera fu realizzata collegando le fortificazioni erette dai sovrani precedenti, ed è ancora oggi esistente grazie ai lavori di consolidamento effettuati dagli imperatori cinesi del XV secolo d.C., che continuarono a utilizzarla come barriera contro le invasioni e per consentire rapidi e sicuri spostamenti di truppe fra le montagne della Cina settentrionale.
Alla fine del III secolo a.C., ai Ch’in subentrò la dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), che continuò l’opera di accentramento del potere nelle mani dell’imperatore, ponendo le basi dell’impero cinese, che sarebbe durato fino al XX secolo. L’unità dell’impero si fondò sull’adozione di monete, pesi, misure e sistemi di scrittura comuni a tutto il territorio, oltre che sulla costruzione di strade per facilitare gli scambi commerciali (grande importanza assunse per esempio la via della seta, che collegava la Cina alla Siria).
L’amministrazione dell’economia e della giustizia era gestita dai funzionari imperiali, ricchi proprietari terrieri, mentre le condizioni di vita dei contadini rimanevano molto difficili, sottoposti com’erano a ingenti tributi per finanziare le opere pubbliche e per mantenere l’esercito imperiale.

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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana