Unità 5 L’ETÀ CLASSICA >> Capitolo 12 – La guerra del Peloponneso e la tarda età classica

passato&presente

Una malattia che ha decimato la popolazione mondiale: la peste

Il termine “peste” è genericamente usato per indicare i fenomeni epidemici che, sia nell’antichità sia in età moderna, hanno provocato grandi stragi tra le popolazioni, arrivando a stravolgere gli equilibri demografici ed economici di vaste aree geografiche.

La peste di Atene

L’epidemia che colpì Atene nel 430 a.C. fu descritta anche da Tucidide. In base alla sua ricostruzione, gli epidemiologi moderni ritengono che a scatenarla possa essere stato il vaiolo o una forma di influenza virale che provocò un’elevata mortalità a causa dell’infezione polmonare che l’accompagnava. Casi di contagio si erano manifestati inizialmente in Etiopia, in Persia e in Egitto; probabilmente il morbo fu introdotto ad Atene proprio da marinai provenienti dal Mediterraneo orientale, e il sovraffollamento e le pessime condizioni igienico-sanitarie che caratterizzarono la pólis sotto assedio ne favorirono la diffusione.

Credenze e superstizioni nei secoli bui

Dall’antichità in poi la peste ha colpito il mondo e ne ha decimato la popolazione anche nei secoli successivi: la “peste nera” che colpì l’Europa nel 1347-1348 ridusse la popolazione del continente di milioni di persone; nel Seicento si ripresentò durante la guerra dei Trent’anni (Milano ne fu duramente colpita nel 1630). Si trattò, in questi casi, non di una generica pestilenza, ma della peste propriamente detta, che comparve per la prima volta in Europa appunto nel 1347 e le cui cause furono scoperte solamente alla fine del XIX secolo.
Al fenomeno ignoto la popolazione, i medici, le autorità reagivano con credenze, superstizioni, pratiche religiose che facevano crescere il contagio. Per esempio nel 1347 tutti furono obbligati a chiudersi in casa e si provò a disinfettare l’aria accendendo fuochi di erbe aromatiche. Durante le pestilenze del XVII secolo ci si convinse che responsabile fosse l’acqua: così la gente cominciò a lavarsi con la sabbia. Spesso prevaleva il fanatismo: schiere di soli uomini (le donne erano escluse perché pericolose) vagavano da una città all’altra, invocando penitenze e flagellandosi pubblicamente con fruste con punte metalliche, diventando in questo modo veicoli di diffusione del morbo. Molto frequenti erano le processioni religiose, spesso accompagnate da terribili massacri di Ebrei, considerati responsabili in quanto “deicidi” (cioè uccisori di Dio).

I progressi della medicina

Solo a partire dall’Ottocento i progressi della medicina e il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie ridussero la presenza della peste e soprattutto la sua virulenza nei Paesi occidentali. Le scoperte mediche contribuirono a isolare il batterio responsabile della malattia e a rintracciare la causa di trasmissione non nel contatto tra gli uomini ma nel morso di una pulce ospitata soprattutto da roditori.
Nonostante ciò, ancora nel corso del XX e del XXI secolo si sono verificati casi di gravi epidemie in alcuni paesi asiatici e in Africa.

La peste oggi

In alcuni luoghi (soprattutto in Asia, Africa e Stati Uniti) Yersinia pestis è tutt’oggi presente, forse a causa di particolari roditori che vivono allo stato selvatico e che per questo si controllano difficilmente. Tuttavia, la diffusione di un’epidemia come quelle del passato sopra citate è piuttosto improbabile, grazie alle migliori condizioni igienico-sanitarie e alla maggiore prontezza e preparazione medica, sebbene ancora non esista un vaccino che sia in grado di debellare completamente e in modo definitivo questa malattia, curabile solamente con gli antibiotici.

Terre, mari, idee - volume 1
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