3 - La vita e la cultura ad Atene in età classica

Unità 5 L’ETÀ CLASSICA >> Capitolo 11 – L’imperialismo ateniese e l’età di Pericle

3. La vita e la cultura ad Atene in età classica

L’età di Pericle, e in generale il V secolo a.C., fu un’epoca di intenso fermento culturale, durante la quale le espressioni artistiche, filosofiche e letterarie della civiltà greca raggiunsero l’apice. La definizione di “età classica” riferita a questa fase è particolarmente calzante proprio in ambito culturale e artistico, dove l’aggettivo “classico” indica tutto ciò che è considerato eccellente e di prim’ordine per la sua raffinatezza, e in quanto tale costituisce un modello valido nel tempo. Atene, oltre che per le prime forme di democrazia, divenne dunque importante anche per le opere artistiche e architettoniche, che costituiscono una delle più importanti eredità culturali del mondo greco.

L’arte e l’architettura

«Amiamo la bellezza con limpido equilibrio; coltiviamo il sapere ma senza languori; investiamo l’oro in imprese attive, senza futili vanti. Non è vergogna, da noi, rivelare la propria povertà: piuttosto non saperla vincere, operando. In ogni cittadino non si distingue la cura degli affari politici da quella dei domestici e privati problemi.» Queste le parole che Tucidide, nelle sue Storie, fa pronunciare a Pericle, il quale chiese ad artisti famosi, come Fidia (490-432 a.C. ca.), di ornare con le loro opere le strade e i templi ateniesi. L’architettura raggiunse in questo periodo risultati straordinari, anche grazie a espedienti tecnici che consentivano di conferire leggerezza ed eleganza a strutture molto imponenti, mentre nell’ambito della scultura furono introdotti linguaggi e stili imitati per secoli dagli scultori greci, romani e, in epoca moderna, dai più grandi artisti europei.
Il sostegno alla cultura e all’arte era una prassi già ben sperimentata nelle monarchie orientali, dove la costruzione di monumenti pubblici e religiosi, oltre che occasione di lavoro per il popolo, aveva anche lo scopo di esaltare la ricchezza e il prestigio dello Stato. Nella vita democratica delle póleis, però, il rapporto tra i cittadini e le opere d’arte si configurava in modo molto diverso. L’arte, in Grecia, non serviva soltanto a esaltare le autorità politiche o religiose (i re o i sacerdoti), ma era considerata patrimonio comune della collettività, finalizzato a celebrare la storia, i valori, l’identità politica e culturale della comunità cittadina. L’acropoli di Atene, per esempio, fu ricostruita sui resti degli edifici distrutti dai Persiani nel 480 a.C. affinché tutti ricordassero il coraggio dimostrato dagli Ateniesi nel momento del pericolo ( Testimonianze della storia, pp. 216-217).

Il Doriforo

Nell’età periclea si colloca il lavoro dello scultore e bronzista Policleto (attivo tra il 460 e il 420 a.C ca.), che codificò un insieme di norme per la realizzazione delle opere d’arte – il cosiddetto canone (kanón, “regola”) –, perfettamente applicate nella sua scultura più celebre, il Doriforo.
L’unità di misura del canone di Policleto era l’altezza della testa: le dimensioni di ogni altra parte del corpo avevano un rapporto numerico preciso con la sua lunghezza. In questo modo Policleto introduceva un’innovazione “rivoluzionaria” rispetto al modo tradizionale, stilizzato e codificato, di rappresentare la figura umana, per esempio presso i Sumeri, gli Egizi e i Persiani. Grazie a questo metodo, che assicurava una più corretta proporzione tra le singole parti del corpo, le statue riproducevano la figura umana nelle sue forme più armoniche, offrendo un’immagine idealizzata (più che naturalistica o realistica) degli uomini e delle donne: non solo un esempio di perfezione estetica, ma anche un modello morale ispirato ai valori della misura e dell’equilibrio, considerati a fondamento della cultura greca. La bellezza si identificava dunque nella simmetria e nell’equilibrio morale.

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana