Unità 5 L’ETÀ CLASSICA >> Capitolo 11 – L’imperialismo ateniese e l’età di Pericle

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Partecipazione e delega: i fondamenti della democrazia

Ad Atene nasce l’idea di politica

Nel V secolo a.C. ad Atene entrò nell’uso comune un termine nuovo: politica. Il vocabolo deriva da polítes, “cittadino”, ed è composto dalle parole pólis e tekné, e significa “arte di governare”. Per gli antichi Greci indicava l’attività pubblica di confronto e dibattito a cui tutti i cittadini che ne avevano diritto erano tenuti per far prevalere la “volontà generale”, l’interesse della comunità (koinonía), a cui subordinare gli interessi particolari, di parte. Il momento dell’assemblea (ecclesía) aveva il compito di determinare, attraverso il confronto dei punti di vista, quale fosse l’interesse generale.

Il complesso problema della partecipazione politica

La partecipazione attiva, effettiva, continuativa al formarsi della decisione politica poneva però problemi pratici non facili da risolvere. Innanzitutto, la democrazia è confronto di idee che avviene mediante lo scambio di discorsi. Formalmente chiunque poteva presentare una proposta e sostenerla nell’assemblea popolare, ma solo un numero ristretto di cittadini prendeva la parola, in genere i più abili nel padroneggiare il discorso tramite l’oratoria e la retorica. Perciò era considerata indispensabile l’arte del convincere, la demagogia, che significa “trascinamento del popolo”, con allusione al trascinamento emotivo, sentimentale, affettivo, ma nello stesso tempo era guardata con sospetto perché offriva la possibilità di manipolare e lusingare. Il secondo problema nasceva dal fatto che la partecipazione alle assemblee quotidiane richiedeva tempo ed energie, e non tutti disponevano di un patrimonio consistente (o di un numero di schiavi sufficiente) per potersi dedicare a tempo pieno all’attività politica: coloro che dovevano lavorare, come gli artigiani, i commercianti, i mercanti, di fatto esercitavano una partecipazione limitata, mentre la presenza fisica era indispensabile al momento del voto in assemblea.

La nascita del politico di professione

Come garantire la partecipazione effettiva a tutti? Si tentarono via via diverse soluzioni. Cimone, che disponeva di ingenti mezzi economici, propose una prima soluzione: secondo Plutarco, «ogni giorno faceva preparare nella sua casa un pranzo semplice ma sufficiente per molti commensali: a esso potevano accedere tutti i poveri che lo volessero, i quali così, sfamandosi senza fatica, potevano dedicare il loro tempo all’attività politica». Pericle, che non disponeva di analoghe risorse, fece assegnare questo compito alla pólis: a retribuire il cittadino che partecipava alla vita politica sarebbe stata la collettività, anche grazie al fatto che in quel periodo Atene usufruiva delle enormi risorse che traeva dalla sua egemonia. Il governo della democrazia diretta nell’Atene di Pericle fu così possibile fino a quando l’imperialismo ateniese non ebbe termine nel IV secolo a.C.

La rappresentanza e la delega

I limiti della democrazia diretta portarono a definire un nuovo modello di democrazia imperniato sul principio della rappresentanza e perciò detto “democrazia rappresentativa”. In base a questo principio si stabiliva una sorta di patto fiduciario implicito, mediante il quale il popolo delegava ad alcuni soggetti il compito di rappresentarne gli interessi e i punti di vista e di operare in funzione dell’interesse generale. Al soggetto rappresentante (scelto, eletto, deputato) cioè si assegnava il mandato di sviluppare specifiche competenze e professionalità in merito alle questioni e ai problemi che di volta in volta dovevano essere affrontati e risolti: si configurava l’istituto della delega.
In virtù del fatto che l’esercizio della democrazia richiedeva competenze necessarie a vagliare informazioni contrastanti e a maturare una scelta equilibrata, il delegato era retribuito per lo svolgimento di tale mansione. D’altro canto venivano individuati istituti, spazi, momenti mediante i quali i rappresentati avrebbero avuto la possibilità di esercitare un controllo e una verifica sull’operato dei propri delegati con il diritto alla revoca del mandato.
Proprio questo “passaggio di fiducia” tra il soggetto scelto e il cittadino è uno dei fondamenti della vita democratica che, attraverso complesse evoluzioni, è giunto fino a noi e regola ancora oggi la rappresentanza politica.

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana