Unità 5 L’ETÀ CLASSICA >> Capitolo 10 – Le guerre persiane

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

LA LIBERTÀ DEI GRECI DI FRONTE AL RE PERSIANO

In questo brano lo storico Erodoto (480-424 a.C. ca.) descrive le travagliate vicende di una spedizione di ambasciatori spartani presso il re Serse.
Un decennio prima gli ambasciatori di Dario inviati a Sparta erano stati uccisi e ora, a Sparta, solo Spertia e Buli si offrono come ambasciatori, consapevoli dei rischi che corrono e che affrontano con estremo orgoglio anche a fronte delle profferte dei dignitari persiani.
Erodoto accentua l’orgoglio degli ambasciatori spartani («Degni di ammirazione furono il coraggio di questi eroi e inoltre le parole che ebbero a pronunciare») per la propria libertà e lo contrappone alla sottomissione dei Persiani al potere assoluto del loro re.

Mentre si recavano a Susa,1 arrivarono presso Idarne,2 che era di origine persiana, ma comandava le truppe delle regioni costiere dell’Asia: costui li accolse offrendo loro un banchetto ospitale e mentre erano a tavola fece loro questa domanda: «Perché mai, o Spartani, voi rifuggite così dal legarvi d’amicizia con il re? Guardando a me e alla mia attuale fortuna, voi potete constatare come sappia il re onorare gli uomini per bene. Così sarebbe anche per voi, se voleste darvi al re3 (presso di lui, infatti, avete fama di essere uomini di valore); ciascuno di voi avrebbe un comando in Grecia, che il re gli affiderebbe ». A queste proposte essi risposero così: «O Idarne, il consiglio che rivolgi a noi non parte da un’uguale esperienza di ambedue le condizioni: tu parli per aver provata una delle due cose, ma dell’altra sei inesperto: sai, infatti, che cosa significhi essere schiavo, ma la libertà non l’hai ancora provata: non sai se sia dolce o no. Poiché, se soltanto l’avessi gustata, non solo con le lance ci consiglieresti di lottare per difenderla, ma anche con le scuri». Questa fu la risposta che diedero a Idarne.
[…] Quando poi, di là, arrivarono su a Susa e giunsero in cospetto del re, per prima cosa, nonostante le guardie ordinassero loro, anzi li volessero costringere a prosternarsi davanti al re e adorarlo, dichiararono che mai l’avrebbero fatto, neppure se a forza si fosse sbattuto loro il capo per terra: non era loro abitudine, dicevano, adorare un uomo e non era per questo che erano venuti.


Erodoto, Storie, VII, 134-136, trad. di L. Annibaletto, Mondadori, Milano 1956

PER FISSARE I CONCETTI
  • Perché i due emissari Spartani temono di finire uccisi?
  • Che cosa promette Idarne in caso di alleanza e in base a quale sentimento gli Spartani rifiutano?
  • In quale gesto consiste l’atto di sottomissione?

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana