Greci e Persiani: due civiltà a confronto
A Oriente, intanto, si faceva sempre più minacciosa la presenza dell’impero persiano.
Dopo l’unificazione tra Persiani e Medi sotto Ciro il Grande, in seguito alla sconfitta del re medio Astiage, la dinastia achemenide aveva esteso il proprio dominio su tutto il Vicino Oriente, sottomettendo anche, a partire dal 547 a.C., le città greche della
Ionia (fu annesso all’impero persiano il regno di Creso, re di Lidia). Nel 525 a.C. il re Cambise II, figlio di Ciro, invase l’Egitto e prese il posto, con il nome egizio di Mesutira Kamebet, del faraone Psammetico III. La massima estensione dell’impero fu raggiunta però sotto Dario I, che succedette a Cambise II nel 521 a.C., grazie al quale in meno di mezzo secolo la Persia era arrivata a occupare un territorio immenso, che si estendeva dalla valle dell’Indo alla Nubia (l’odierno Sudan), passando attraverso la penisola anatolica, snodo fondamentale tra Oriente e Occidente. Inoltre, mentre Cambise progettava di espandersi verso la Libia e oltre, Dario rivolse le sue attenzioni alla Grecia continentale: impero persiano e Grecia,
realtà confinanti, si spartivano infatti un territorio di frontiera, per entrambe vitale: le coste dell’Asia minore.
Fin dall’inizio del suo regno Dario guardò con interesse al mondo greco: si faceva inviare rapporti informativi, intratteneva relazioni diplomatiche con le póleis, instaurava alleanze con alcune potenti famiglie (ad Atene, per esempio, con gli Alcmeonidi; altre famiglie invece, come quella dei Pisistratidi, furono fortemente danneggiate dalle conquiste compiute dai Persiani nel 514 a.C. in ampie zone della Tracia), si era impadronito di alcune città greche del mar Nero e aveva costretto il regno macedone a divenire suo vassallo.
Dal punto di vista culturale e religioso i due popoli erano molto diversi: i Persiani, governati da un Gran Re, o Re dei Re (▶ p. 80), non capivano la frammentazione greca, che portava spesso a conflitti feroci tra le póleis, e anche il politeismo ellenico era estraneo alla loro concezione religiosa. Essi infatti credevano ad Ahura Mazda, il dio creatore di ogni cosa, che aveva generato Verità per mettere ordine al caos del mondo. Erano cioè molto più vicini al monoteismo e al ▶ finalismo, quale era stato elaborato da Zoroastro, che al politeismo greco. A loro volta i Greci, che pure avevano un debito con l’arte e la cultura orientali, erano scettici rispetto alle complesse cerimonie della corte imperiale, che sottintendevano un culto del sovrano e un obbligo di obbedienza sostanzialmente incomprensibili per il modo di concepire la religione di un Greco (▶ Testimonianze della storia, p. 198).