1 - La civiltà cretese

Unità 4 LE ORIGINI E L’ETÀ ARCAICA >> Capitolo 7 – Creta e Micene: alle origini della civiltà greca

1. La civiltà cretese

Molte delle nostre conoscenze sull’antica Creta risalgono agli scavi compiuti a Cnosso nei primi anni del Novecento dall’archeologo inglese Arthur Evans (1851-1941). Nel riportare alla luce i resti della civiltà cretese, di cui fino ad allora si era persa memoria, egli la definì “minoica” – dal nome del re Minosse, mitologico sovrano di Cnosso ( Nel cuore della storia) – e la collocò all’origine della storia greca.
Gli inizi della civiltà cretese sono incerti, ma è probabile che anche a Creta, come in tutta l’area egea, dal 3200 a.C. si verificò un aumento della produzione agricola, fu introdotto l’uso dei metalli e si assistette a una forte crescita demografica dovuta anche alle migrazioni. Il territorio di Creta, che appare oggi per lo più brullo e arido, era allora assai diverso: si coltivava la triade mediterranea, con l’aggiunta dei legumi, che insieme ai derivati dell’allevamento e della pastorizia (latte, formaggi, lana, tessuti) garantiva eccedenze agricole rilevanti.

Il dominio del commercio navale: la talassocrazia cretese

Il surplus agricolo permise un’espansione commerciale che portò i Cretesi ad allargare progressivamente il raggio d’azione delle loro spedizioni navali. L’isola intensificò gli scambi fino a subentrare ai mercanti cicladici nel controllo dei commerci marittimi con i grandi imperi di terra del Vicino Oriente (Egitto, Babilonia, Assiria, impero ittita). Grazie al ritrovamento di navi cretesi affondate, sappiamo che si esportavano olive, olio, vino, lana e tessuti, oltre a oggetti particolari come i gusci di tartarughe per produrre le casse armoniche delle lire, in cambio di rame, stagno, bronzo, vetro, ebano, avorio, oggetti di lusso, legno pregiato, gioielli e incenso.
Il predominio nel commercio navale acquisito da Creta tra il 2000 e il 1500 a.C. fu tale che lo storico greco Tucidide (vissuto successivamente, nel V secolo a.C.) per descriverlo usò un termine tuttora impiegato dalla storiografia: talassocrazia, dal greco thálassa, “mare”, e krátos, “potere”, che significa “dominio del mare”. Tuttavia, al contrario di quanto pensava Tucidide – che attribuiva a Creta le caratteristiche che avrebbe avuto la politica imperialistica dell’Atene del suo tempo – quella cretese fu una superiorità mercantile e culturale che non si tradusse mai in un controllo politico dei territori stranieri. I Cretesi, cioè, non avevano l’ambizione di dominare militarmente il Mediterraneo orientale, ma volevano solo espandere i loro commerci.

Nel cuore della STORIA

Il mito del Minotauro e del labirinto

Nelle antiche leggende greche Creta era ricordata come l’isola del labirinto, un edificio caratterizzato da una intricata struttura di corridoi, in cui era quasi impossibile trovare la via di uscita. Il leggendario re Minosse aveva rinchiuso in questa prigione il Minotauro, un essere mostruoso con il corpo di uomo e la testa di toro, nato dall’unione tra Pasifae, moglie di Minosse, e il toro inviatogli in dono da Poseidone. Secondo il mito, i Greci erano costretti ogni anno a sacrificare al Minotauro sette fanciulli e sette fanciulle, finché l’eroe Teseo riuscì a ucciderlo e a fuggire dal labirinto grazie al gomitolo che Arianna, figlia di Minosse e Pasifae, innamorata di lui, gli aveva dato all’ingresso (da questo episodio nasce l’espressione “filo d’Arianna”). 
Non è del tutto chiaro da dove derivi questa narrazione mitologica; forse riecheggia il periodo in cui Creta dominava il Mediterraneo e attraverso questo racconto segnalava il proprio primato e il tributo che probabilmente Atene le doveva; o forse era un triste ricordo delle incursioni piratesche dei marinai cretesi, che depredavano le coste e ne deportavano gli abitanti. Ma il mito del labirinto potrebbe derivare anche dalla complessità della struttura del palazzo di Cnosso che, con le sue numerose stanze e i magazzini, aveva impressionato i Greci giunti sul posto come mercanti, prigionieri o schiavi: abituati a vivere in piccoli villaggi fortificati, essi riportavano in patria il ricordo di un carcere da cui era impossibile fuggire.

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La scrittura

Gli insediamenti mercantili favorirono la circolazione della cultura cretese nel Mediterraneo, di cui è testimonianza la diffusione, in varie regioni dell’Egeo, della scrittura utilizzata dai Cretesi, la cosiddetta Lineare A, che non è stata ancora decifrata anche perché ci è tuttora ignota la lingua parlata a Creta.
La Lineare A era una scrittura sillabica derivata dagli ideogrammi del Vicino Oriente, appresi dai mercanti cretesi attraverso i loro viaggi commerciali. Dagli ideogrammi orientali era derivata dapprima una scrittura pittografica (definita “geroglifico cretese”, anche questa non decifrata), da cui poi, attraverso un processo di semplificazione lineare dei segni, era nata la Lineare A. Tale scrittura veniva impiegata per due scopi: registrare la compravendita delle merci e realizzare dediche votive su oggetti di culto. Di particolare interesse è stata a questo riguardo la scoperta del disco di Festo.

Il disco di Festo

Si tratta di un disco di terracotta, non dipinto, di circa 15 cm di diametro, datato attorno al 1700 a.C. e ritrovato nel palazzo minoico di Festo. Venne alla luce casualmente, il 3 luglio 1908, grazie agli scavi di una spedizione italiana. Impressi sui due lati del disco ci sono 241 simboli disposti a raggiera su cinque giri convergenti al centro, non ancora del tutto decifrati: secondo alcuni sarebbe un antico documento di stampa a caratteri mobili ante litteram, secondo altri si tratterebbe del primo esemplare di documento stampato al mondo o di una preghiera incentrata sulla fertilità, sulla gravidanza e sul parto, o ancora di un calendario votivo. Restano però le classiche domande sul manufatto: chi lo ha prodotto, per conto di chi e a quale scopo? Quali informazioni raccoglie e a chi sono destinate? Ciò che sappiamo riguarda l’accurata esecuzione, la cura dei dettagli dei singoli sigilli, l’uso sapiente dello spazio a disposizione: insomma, la qualità dell’opera d’arte. Oggi è conservato nel Museo archeologico di Heraklion a Creta.

Il fulcro del potere e delle attività economiche: il palazzo

Al vertice della società cretese vi era una nobiltà formata da proprietari terrieri e mercanti, la cui ricchezza derivava principalmente dalla produzione e dall’esportazione di olio e vino. La maggioranza della popolazione era invece costituita da contadini e schiavi, in gran parte stranieri rapiti dai marinai cretesi nelle loro spedizioni o scambiati nei mercati del Mediterraneo.
L’isola era organizzata in piccoli regni indipendenti, sorti come evoluzione dei vecchi villaggi neolitici in seguito all’intenso sviluppo dell’agricoltura e dei commerci, che aveva reso necessario coordinare e controllare le attività economiche. Il fulcro della vita economica e politica di questi regni era situato nei palazzi, vaste strutture che svolgevano contemporaneamente la funzione di magazzini per la conservazione delle merci e di centri di potere. L’importanza dei palazzi nell’organizzazione sociale dell’isola suggerì ad Arthur Evans la definizione di “civiltà palaziale” per Creta.
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce una decina di palazzi, tra cui quelli di Cnosso, Festo, Haghìa Triada, Mallia, Zakros, quasi tutti costruiti tra il 2000 e il 1700 a.C., nel periodo definito dagli storici protopalaziale (cioè dei primi palazzi, dal greco prôtos, “primo”). Per lungo tempo ognuno di questi centri governò in modo autonomo sul territorio circostante; solo più tardi Cnosso assunse una posizione egemonica.
In quanto centro del potere politico, il palazzo ospitava la residenza del sovrano e dei suoi funzionari, che presiedevano al governo del territorio, al commercio, all’amministrazione della giustizia. La sua funzione economica consisteva nell’immagazzinamento delle merci, come si è detto, ma non escludeva anche un ruolo produttivo, grazie alla presenza di botteghe artigiane. Inoltre, il palazzo era il luogo deputato alle funzioni religiose e includeva spazi riservati allo svago e ai giochi.
È sorprendente che, a fronte di queste funzioni fondamentali, i palazzi fossero privi di mura difensive. Questa particolarità indica forse che all’interno della società cretese erano assenti tendenze militariste, o comunque che le guerre erano un evento piuttosto raro.

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La supremazia di Cnosso e il declino della civiltà minoica

La storia di Creta è segnata da periodiche fasi di crisi profonda seguite da altrettante riprese. Intorno al 1700 a.C. si verificò una prima e improvvisa distruzione dei palazzi su tutta l’isola, che portò alla fine dei piccoli regni indipendenti. Le cause di questo crollo sono forse da ricercarsi in una catastrofe naturale (un terremoto di vaste proporzioni) o, come dimostrerebbero le tracce di incendi ritrovate dagli archeologi in alcuni palazzi, in una serie di rivolte sociali culminate nell’attacco ai centri del potere.
A quanto sembra, comunque, la ripresa fu abbastanza rapida, e portò alla supremazia del palazzo di Cnosso su tutta l’isola, anche grazie alla costruzione di un nuovo porto mercantile. Ebbe così inizio il periodo neopalaziale (1700-1450 a.C.), durante il quale la civiltà cretese raggiunse il massimo splendore, intensificando gli scambi commerciali e i rapporti diplomatici con le grandi potenze territoriali.
Anche questa seconda fase ebbe però termine all’improvviso: intorno al 1450 a.C. molti siti minoici a Creta e sulle isole a nord di Creta furono di nuovo distrutti dal fuoco. Le cause di questo secondo crollo sono ancora oggetto di discussione, e coincidono in parte con quelle individuate per l’origine della fine del periodo protopalaziale. Un’ipotesi prende infatti in considerazione la possibilità di disastri naturali come terremoti o eruzioni vulcaniche (alcuni storici pensano in particolare all’eruzione del vulcano dell’isola di Thera, l’odierna Santorini, situata a circa 100 km da Creta); un’altra ipotesi individua in rivolte interne l’origine degli incendi e delle distruzioni; una terza ne attribuisce infine la responsabilità a un’“invasione” straniera, quella dei Micenei – in realtà già da tempo presenti sull’isola –, la cui civiltà era fiorita sul continente nella fase neopalaziale di Creta. Quel che è certo è che la distruzione del palazzo di Cnosso rappresentò una svolta epocale: la civiltà minoica non rifiorì più e l’isola finì sotto il dominio miceneo.

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana