Al cuore della letteratura - volume 6

Il primo Novecento – L'autore: Eugenio Montale

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Ti libero la fronte dai ghiaccioli entra nella seconda edizione delle Occasioni, pubblicata nel 1940. Qui per la prima volta Clizia viene trasfigurata in un angelo, che sfida le tempeste della Storia per raggiungere il poeta. Insieme a lei tornano il ghiaccio, il fuoco (elementi già presenti nella Primavera hitleriana e contenuti nel cognome stesso dell’ispiratrice, Irma Brandeis: in tedesco Brand significa incendio e Eis ghiaccio), il lampo, il sole, la fronte. Sono questi i segnali di Clizia, che puntualmente ne accompagnano la presenza, reale o spirituale: cogliere tale presenza è in ogni caso un privilegio riservato al poeta. Mentre gli altri uomini, ridotti a ombre che scantonano (v. 7), vanno ignari per la loro strada, il poeta vede la propria solitudine illuminata dall’apparizione miracolosa: un dono che non si può comunicare né condividere.
Solo nella Bufera e altro il ruolo salvifico di Clizia, divenuta icona della poesia e dei valori umanistici, potrà estendersi a tutti. Il suo profilo assumerà allora tratti alteri e abbaglianti. Per il momento invece, a visitare il poeta, più che un angelo è un uccellino spossato e ferito. I ruoli dunque sono provvisoriamente ribaltati: è il poeta a prendersi cura del suo angelo, così vulnerabile, così bisognoso della carezza con cui inizia la poesia, annullando le distanze siderali fra i due amanti.

Non recidere, forbice, quel volto riporta in primo piano il tema della labilità della memoria. A nulla vale la preghiera iniziale rivolta alla forbice (v. 1): la forza inesorabile del tempo cancella senza pietà anche i ricordi più preziosi. Perduta la felicità, al poeta non resta neppure il conforto del pensiero, che non è più in grado di ricondurlo al viso amato, vicino a scomparire in una nebbia (v. 4) indistinta. Come l’acacia subisce il colpo di cesoia del giardiniere, così l’io non può che assistere impotente alla propria disfatta. Della cicala, dopo la sua breve estate, si perde anche il guscio vuoto, che affonda nel fango dell’autunno (vv. 7–8). Ancora una volta Montale condensa la sua desolazione in un correlativo oggettivo* di sobria ma notevole efficacia

Le scelte stilistiche

In entrambi i mottetti il riferimento al gelo, sottolineato dalle figure retoriche, ha un ruolo cruciale. Nel primo, i ghiaccioli sul volto della donna si formano traversando l’alte / nebulose (vv. 2–3): un enjambement* replicato nella seconda quartina*, dove il sole / freddoloso (vv. 6–7) è un ossimoro* che rimanda alla duplice natura di Clizia (Brand– Eis), che scalda il cuore del poeta, ma lascia indifferenti le ombre che scantonano / nel vicolo (vv. 7-8) senza percepirne la presenza.
Il secondo mottetto è giocato sull’implicita contrapposizione fra un’estate ormai trascorsa e il nebbioso autunno che cala sul poeta, così come il freddo della lama si abbatte sull’acacia. Il gioco delle corrispondenze è qui complicato dai numerosi rimandi fonici: paronomasie* (recidere e forbice; acacia e cicala), rime* perfette (volto : ascolto; sfolla : scrolla), imperfette (sempre : Novembre), interne (cala : cicala; svetta : belletta).

 >> pag. 584 

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Fai la parafrasi dei due componimenti.


2 Che cosa rappresentano in Ti libero la fronte dai ghiaccioli l’immagine dei ghiaccioli (v. 1) e quella delle alte / nebulose (vv. 2-3)?


3 In Non recidere, forbice, quel volto leggiamo Duro il colpo svetta (v. 5). Che cosa è successo?


ANALIZZARE

4 Individua le figure retoriche impiegate nei due mottetti.


INTERPRETARE

5 In Ti libero la fronte dai ghiaccioli Montale scrive che gli altri uomini non sanno che sei qui (v. 8).
Che cosa intende suggerire il poeta?


6 In Non recidere, forbice, quel volto Montale parla della mia nebbia di sempre (v. 4). Chiarisci il significato di questa espressione.


PRODURRE

La tua esperienza

7 Sulla base dell’approfondimento proposto (► p. 580) e delle tue conoscenze personali, non soltanto letterarie ma anche di film e canzoni ecc., scrivi un testo argomentativo di circa 30 righe su alcuni esempi significativi di donne angeliche o, al contrario, “fatali”, riflettendo sui motivi del loro fascino.


 T8 

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Satura


Datata 20 novembre 1967, la poesia fa parte della serie di Xenia (II, 5) composta per la moglie Drusilla Tanzi (la Mosca) scomparsa nel 1963. Al senso di vuoto causato dalla perdita della compagna corrisponde l’antica convinzione che la realtà non sia quella che si vede.
In essa la Mosca, pur così miope, si orientava meglio del poeta.


METRO 2 strofe di 7 e 5 versi liberi, in prevalenza lunghi.

        Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
        e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
        Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
        Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
5     le coincidenze, le prenotazioni,
        le trappole, gli scorni di chi crede
        che la realtà sia quella che si vede.

        Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
        non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
10   Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
        le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
        erano le tue.

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi