L’architettura monumentale

    3.  L'ANTICO EGITTO >> L'arte egizia

L'architettura monumentale

Le piramidi

Le credenze sulla continuazione della vita nell’aldilà portarono gli Egizi a dedicare particolare cura alla costruzione delle tombe e al tentativo di renderle durature nel tempo. Il concetto di piramide come monumento funerario nasce con il regno del faraone Djoser (secondo sovrano della III dinastia, 2665-2645 a.C.): la sua grandiosa piramide "a gradoni" (1) fu innalzata tanto da essere visibile anche all’esterno della gigantesca cinta muraria che racchiudeva gli edifici destinati al culto funerario del sovrano defunto.
Con la IV dinastia (2614-2479 a.C.) sorgono le prime vere e proprie piramidi con facce dalla superficie piatta. La loro forma ricorda un fascio di raggi di sole, simbolo della protezione di Ra, il dio Sole, sulla tomba del faraone. Ne sono celebri esempi le piramidi di Cheope (2), Chefren (3) e Micerino a Giza.
Gli architetti egizi escogitavano vari stratagemmi per tenere nascosta la camera funeraria, che conteneva il corpo del faraone e il suo ricco corredo: corridoi ciechi, trabocchetti e saracinesche costituite da grandi blocchi di pietra; tutto ciò non è però bastato a proteggere le piramidi dai ladri, che le hanno saccheggiate fin dall’antichità.

  › pagina 34   

La Valle dei Re

All’inizio del Nuovo Regno, la necessità di un luogo più sicuro per le sepolture reali spinse i faraoni a scegliere per le proprie tombe una valle nascosta nel deserto, presso Tebe, dominata da una grande piramide naturale di roccia; i templi in cui era praticato il culto funerario dei re furono invece costruiti ai margini della zona coltivata, sulla riva occidentale del Nilo.
Le tombe della Valle dei Re (4) sono scavate nella roccia. I percorsi che conducono alla camera del sarcofago (il grande contenitore in cui è deposto il corpo del faraone) si snodano attraverso corridoi in discesa, intervallati da vari ambienti (5). Mentre l’interno delle piramidi non aveva decorazioni, le tombe della Valle dei Re presentano ricche decorazioni dipinte o a bassorilievo con scene di carattere esclusivamente religioso, come quella che orna la tomba di Thutmosi IV: da sinistra a destra si riconoscono gli dèi Osiride, Anubi e Iside che porgono l’ ankh, simbolo della vita, al faraone (6).

Le tombe private

Grande cura era dedicata anche alle tombe dei privati, nelle quali il sarcofago che conteneva il corpo e il corredo funerario erano collocati in fondo a pozzi talvolta molto profondi. Nelle epoche più antiche le tombe private più ricche, riservate ai dignitari di corte, erano costituite dalle cosiddette màstabe (7), costruzioni a forma di piramide tronca, che dovevano ricordare la casa del defunto e che presentano all’interno numerose stanze decorate con scene di vita quotidiana. Dal Medio Regno in poi prevalgono invece le tombe rupestri, scavate nelle colline rocciose che sorgono lungo la riva occidentale del Nilo: le necropoli venivano infatti sempre situate a Occidente, dove gli Egizi credevano si trovasse l’aldilà e si dirigessero le anime dei defunti. Oltre al pozzo, il cui accesso era accuratamente nascosto, la tomba comprendeva una cappella per il culto del defunto, sormontata da una piccola piramide, che si affacciava su una corte (8-9).

  › pagina 35   

I templi

Nell’antico Egitto il tempio, cioè la casa del dio, era il tramite tra l’uomo e la divinità. Era in genere costituito da un insieme di strutture racchiuse in un grande recinto: comprendeva vari edifici in cui vivevano i sacerdoti e gli amministratori delle terre e delle ricchezze considerate proprietà del dio; c’erano inoltre un lago sacro per riti speciali, magazzini per i viveri, stalle, cucine, archivi e scuole per scribi e sacerdoti. Il tempio vero e proprio era costruito secondo uno schema costante che prevedeva la presenza di un portale monumentale a pianta rettangolare (chiamato "pilone"), come quello della facciata del Tempio di Luxor (10), una corte, una sala ipostila (cioè con tetto sostenuto da colonne o pilastri) e il santuario, circondato da stanze di servizio. A mano a mano che si procedeva verso l’interno, gli ambienti si facevano sempre meno luminosi, fino alla totale oscurità del santuario, dove era custodita l’immagine del dio. Le pareti erano decorate con scene di carattere religioso, accompagnate da geroglifici esplicativi. Spesso i faraoni vi facevano dipingere le loro imprese militari, un modo per commemorarle e consolidare il proprio potere presso il popolo.
I templi più importanti delle varie città venivano ampliati con ulteriori edifici e abbelliti da ogni faraone che saliva al trono. Un esempio è il grandioso Tempio di Karnak (11), che con il passare dei secoli si è arricchito di nuovi portali monumentali, cappelle di culto, cortili e piccoli templi laterali. Anche i templi funerari dei faraoni erano costruiti con lo stesso schema. Il Tempio di Ramesse III, per esempio, presenta un cortile con due portici ai lati; quello di sinistra è composto da otto colonne con capitello a forma di infiorescenza di papiro (12).
Esistono, infine, anche numerosi templi rupestri, scavati nelle rocce che fiancheggiano il Nilo, senza corte e con facciata senza pilone. Un famoso esempio è il Tempio di Ramesse II ad Abu Simbel (13).

Dossier Arte plus - volume 1
Dossier Arte plus - volume 1
Dalla Preistoria all'arte romana