L’edilizia privata

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L'edilizia privata

L’architettura urbana dell’antico Egitto è quasi completamente perduta: il Nilo, con le sue piene annuali, ha fatto scomparire a poco a poco antiche città, case e palazzi, costruiti in mattoni di argilla cruda essiccata al sole. Quel che non ha distrutto il fiume è stato riutilizzato come materiale edilizio, oppure si trova al di sotto delle città e dei villaggi moderni. Solo in pochi casi si è quindi potuto conoscere le caratteristiche dell’architettura urbana della valle del Nilo.

Le abitazioni popolari

Il villaggio operaio di Deir el-Medina, sulla riva occidentale del Nilo, nei pressi di Tebe, è un eccezionale esempio di edilizia urbana. Risalente al Nuovo Regno, l’insediamento ha una pianta di forma approssimativamente rettangolare (14), e costituisce un raro caso di pianificazione urbana. Il piccolo centro è cinto da mura con una sola porta d’ingresso ed è attraversato da una strada centrale su cui si affacciano le abitazioni.
Le case (15) avevano muri in pietra fino a un’altezza di 2 metri e mezzo circa, e in mattoni da lì fino al tetto: erano in pietra anche gli stipiti e le soglie delle porte. Il tetto era realizzato con tronchi d’albero ricoperti da uno strato di limo dello spessore di 10 o 20 centimetri, che manteneva costante la temperatura interna. I pavimenti erano in terra battuta, talvolta stuccata e dipinta, come le pareti.
Gli ambienti interni (16) comprendevano un vestibolo, cioè un ambiente di passaggio tra esterno e interno, che si apriva direttamente sulla strada: un soggiorno, provvisto di una o due colonne di legno su base di pietra, dove erano presenti delle nicchie o un piccolo altare per i culti domestici: una o due camere. Un corridoio portava dal soggiorno alla cucina, dove si trovavano un forno per cuocere il pane e una scala per salire sul tetto praticabile, su cui si dormiva nelle notti più calde. Un’altra scaletta dava accesso a una cantina scavata sotto il pavimento e destinata a conservare le derrate alimentari e gli oggetti preziosi. Non esistevano bagni e impianti igienici: ogni giorno l’acqua veniva portata a casa dal fiume.

Le abitazioni dei dignitari e dei re

Le classi privilegiate abitavano case più ampie e confortevoli, note solo grazie alle pitture delle tombe e a modellini in legno ritrovati nei corredi funerari. Si trattava spesso di abitazioni a due piani con finestre e numerosi vani, alcuni dei quali destinati alla vita privata e dotati di bagni, altri alle feste e ai ricevimenti, altri ancora alla servitù (per esempio cucine e piccoli laboratori di tessitura). Le ricche case di città potevano anche avere cortili interni porticati, mentre le ville più grandi avevano ampi giardini ricchi di vegetazione e laghetti artificiali. Le dimore più imponenti erano comunque quelle della famiglia reale che, andate perdute, possono essere conosciute solo grazie ai resti archeologici. I palazzi reali erano costituiti da innumerevoli stanze a uso privato, dove il faraone viveva con la famiglia e dove dimoravano anche i funzionari addetti alla sua persona e la servitù. Parte del palazzo era invece destinata a un uso pubblico: qui il sovrano riceveva i dignitari ed esercitava le sue funzioni di governo.

Dossier Arte plus - volume 1
Dossier Arte plus - volume 1
Dalla Preistoria all'arte romana