Non una, ma molte specie

 Unità 12 LA STORIA DELLA VITA SULLA TERRA ›› 2 La storia dell’uomo

NON UNA, MA MOLTE SPECIE

Quando pensiamo all’evoluzione dell’uomo a partire dall’antenato in comune con gli scimpanzé, non dobbiamo immaginare un’evoluzione lineare e graduale (una specie che si evolve e succede a un’altra precedente, e così via). I “tentativi”, come sempre è accaduto nella storia della vita sulla Terra, sono stati tanti, alcuni più riusciti, altri meno, e hanno convissuto. L’uomo attuale, infatti, è l’unico superstite di un gran numero di generi e specie diversi che ha popolato l’Africa a partire da 6 milioni di anni fa. Una specie che ha rappresentato un primo antichissimo, e prezioso, tentativo di adattamento alla savana e alla nuova vita “su due piedi” è l’Ardipithecus ramidus: risale a più di 4,4 milioni di anni fa e mostra un misto di caratteri arboricoli e di postura eretta. A circa 4,4 milioni di anni fa risalgono gli australopitechi (Australopithecus), appartenenti alla stessa famiglia del genere Homo, quella degli ominidi. Il genere Australopithecus comprendeva diverse specie, che si sono estinte del tutto circa 2 milioni di anni fa, dopo aver convissuto fra loro e con diverse specie del genere Homo. Gli australopitechi erano piuttosto piccoli (avevano un’altezza compresa fra i 120 e i 150 cm) e ormai definitivamente bipedi (l’alluce del piede non è più opponibile); il loro cervello era, in volume, circa un terzo di quello dell’uomo attuale.
Contemporaneamente agli australopitechi vissero altri generi di ominidi: Paranthropus (vissuto in Africa tra 2,7 e 2 milioni di anni fa), Kenyanthropus (vissuto circa 3,5 milioni di anni fa, e la cui posizione sistematica è discussa) e, appunto, Homo, a cui apparteniamo noi.

Alcuni ominidi

Ardipithecus ramidus

“Ardi” è il soprannome dato all’esemplare di Ardipithecus ramidus scoperto dagli archeologi (qui vedi una ricostruzione). Gli arti superiori ancora lunghi e gli alluci divaricati sono caratteri adatti a una vita arboricola. La scatola cranica però è superiore, anche se di poco, a quella degli scimpanzé, e i denti canini sono ridotti.

Australopithecus afarensis

Nel 1974, in Etiopia, fu scoperto lo scheletro di Lucy, una femmina di Australopithecus afarensis (di cui vedi anche una ricostruzione) vissuta 3,2 milioni di anni fa; il nome Lucy fu ispirato a una celebre canzone dei Beatles, Lucy in the sky with diamonds. Nel suo scheletro, e nelle impronte lasciate da altri esemplari della stessa specie, si nota la scomparsa dell’alluce opponibile, ormai affiancato alle altre dita del piede, a conferma dell’acquisizione dell’andatura bipede.

Paranthropus boisei

Osservando la dentatura di questo cranio di Paranthropus boisei si nota l’estrema riduzione dei canini e la presenza di grandi molari; da ciò gli scienziati hanno dedotto che questi ominidi erano vegetariani e si nutrivano principalmente di frutta, semi e radici. Questa, probabilmente, è anche la ragione che ne ha limitato la diffusione.

Scienze evviva! - volume 3
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