NON UNA, MA MOLTE SPECIE
Quando pensiamo all’evoluzione dell’uomo a partire dall’antenato in comune con gli scimpanzé, non dobbiamo immaginare un’evoluzione lineare e graduale (una specie che si evolve e succede a un’altra precedente, e così via). I “tentativi”, come sempre è accaduto nella storia della vita sulla Terra, sono stati tanti, alcuni più riusciti, altri meno, e hanno convissuto. L’uomo attuale, infatti, è l’unico superstite di un gran numero
di generi e specie diversi che ha popolato l’Africa a partire da 6 milioni di anni fa. Una specie che ha rappresentato un primo antichissimo, e prezioso, tentativo di adattamento alla savana e alla nuova vita “su due piedi” è l’Ardipithecus ramidus: risale a più di 4,4 milioni di anni fa e mostra un misto di caratteri arboricoli e di postura eretta. A circa 4,4 milioni di anni fa risalgono gli australopitechi (Australopithecus), appartenenti alla stessa famiglia del genere Homo, quella degli ominidi. Il genere Australopithecus comprendeva diverse specie, che si sono estinte del tutto circa 2 milioni di anni fa, dopo aver convissuto fra loro e con diverse specie del genere Homo. Gli australopitechi erano piuttosto piccoli (avevano un’altezza compresa fra i 120 e i 150 cm) e ormai definitivamente bipedi (l’alluce del piede non è più opponibile); il loro cervello era, in volume, circa un terzo di quello dell’uomo attuale.
Contemporaneamente agli australopitechi vissero altri generi di ominidi: Paranthropus (vissuto in Africa tra 2,7 e 2 milioni di anni fa), Kenyanthropus (vissuto circa 3,5 milioni di anni fa, e la cui posizione sistematica è discussa) e, appunto, Homo, a cui apparteniamo noi.