Corot e la Scuola di Barbizon

3 L Età del Realismo Corot e la Scuola di Barbizon 5. Camille Corot, Veduta del Colosseo dai giardini Farnese, 1826, olio su carta incollata su tela, 30x49 cm. Parigi, Museo del Louvre. 6. Camille Corot, La Cattedrale di Chartres, 1830 (ritoccata nel 1872), olio su tela, 64x51 cm. Parigi, Museo del Louvre. A partire dagli anni Trenta dell Ottocento anche la pittura di paesaggio si orienta verso la rappresentazione del vero, in virtù della quale l artista trascorre lungo tempo all aperto studiando con attenzione non solo i mutamenti atmosferici, ma dedicando una particolare cura anche alla luce e ai suoi effetti luminosi. Un gruppo di artisti francesi, uniti da un rapporto d amicizia e di stima reciproca, scelgono Barbizon, un piccolo villaggio al limitare della foresta di Fontainebleau, come luogo di ritrovo e, naturalmente, come soggetto delle loro tele. Benché il gruppo fosse distante dallo stabilire delle norme estetiche, passò alla storia come Scuola di Barbizon o anche come Scuola di Fontainebleau: l impegno comune dei suoi membri stava nella ricerca di un linguaggio pittorico vivido, grazie al quale il paesaggio conservasse l atmosfera luminosa del vero. Jean-Baptiste-Camille Corot Ben prima dell esperienza di Barbizon, Jean-Baptiste-Camille Corot (Parigi 1796-Ville d Avray 1875) affina una pittura di paesaggio, filtrata dallo studio dei grandi artisti classicisti francesi, in particolare di Nicolas Poussin e Claude Lorrain. A questi si aggiunge la scoperta dei cieli di John Constable al Salon del 1824, seguita da un lungo viaggio in Italia compiuto tra il 1825 e il 1828, durante il quale l artista afferma: «Ho un solo scopo nella vita che voglio perseguire con costanza: fare paesaggi . „ Veduta del Colosseo dai giardini Farnese del marzo del 1826 la Veduta del Colosseo dai giardini Farnese (5), frutto di almeno quindici giorni di approfondita e costante osservazione. Scri98 ve Corot: «Se la luce cambia, a questo studio ne sostituisco un altro e senza mai lasciare la terrazza dei giardini Farnese , luogo che offre un punto di vista privilegiato sui Fori romani. La precisione della linea, come pure la rigorosa costruzione prospettica degli elementi architettonici, disegnati con precisione, inducono a ritenere che Corot si sia avvalso di un procedimento misto, ovvero della combinazione tra la spontaneità degli appunti presi dal vero e il rigore della rielaborazione in atelier. Il dipinto, presentato al Salon del 1849, passò del tutto inosservato, forse perché realizzato su carta e dunque ritenuto ancora uno studio e non un opera finita. „ La Cattedrale di Chartres A due anni dal rientro a Parigi, attorno al 1830, Corot realizza uno dei suoi capolavori, La Cattedrale di Chartres (6), risultato di un attenta osservazione dal vero. La composizione misurata non affievolisce la vivacità dell insieme: alle torri svettanti della cattedrale sono contrapposti i due arbusti stagliati contro il cielo, la montagnola erbosa è controbilanciata dall abbagliante chiarore dei marmi. La luce tocca sapientemente alcuni punti nevralgici in un alternanza di toni che rende la scena vibrante. Il succedersi delle nubi contro un cielo terso ribadisce l attenzione di Corot per la pittura di Constable. Corot rimette mano alla tela nel 1872, aggiungendo la piccola figura sulla sinistra seduta sul masso e il carrettiere: due dettagli che accentuano l elemento realistico della scena, nella quale però il paesaggio rimane il protagonista incontrastato. Dalla metà degli anni Trenta, una volta rientrato in patria, Corot influenzerà gli artisti della Scuola di Barbizon.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri