3.  L’ETÀ DEL REALISMO


Telemaco Signorini, L’alzaia, particolare, 1864, olio su tela. Collezione privata.

L'EPOCA E LE IDEE

La diffusione della Rivoluzione industriale

Nel corso dell’Ottocento, la Rivoluzione industriale si diffonde dall’Inghilterra al resto del continente. L’introduzione delle macchine e delle fonti di energia inanimata, che sostituiscono il lavoro di uomini e animali, determina uno straordinario aumento della produzione. La maggiore disponibilità di merci non si accompagna però a un generale miglioramento della vita della popolazione; al contrario, almeno nei primi decenni l’industrializzazione comporta un netto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di grandi masse di uomini e donne, costretti a trasferirsi dalle campagne alle città a causa della disoccupazione generata dall’aumento della produttività agricola. Nei sobborghi urbani in cui vengono aperte le fabbriche, la classe operaia, già duramente sfruttata nei luoghi di lavoro, vive in condizioni igieniche precarie e in situazioni di sovraffollamento che favoriscono la diffusione di malattie determinando un alto tasso di mortalità.

L’esaltazione del progresso e l’emergere della questione sociale

Nel mondo intellettuale europeo, alcuni pensatori si fanno interpreti della nuova civiltà industriale, predicendo uno sviluppo continuo e progressivo della società, che immaginano organizzata in modo ordinato e razionale secondo principi scientifici. Questa corrente di pensiero va sotto il nome di Positivismo, in omaggio all’idea che solo ciò che è fondato (posto, positum, in latino) sui fatti possa essere veramente conosciuto, e solo ciò che è utile alla società debba essere oggetto della scienza. La cultura del tempo non è però unanimemente rivolta a esaltare le sorti progressive dell’umanità. La coscienza della drammatica situazione dei ceti più umili si fa strada già durante l’Età della Restaurazione. Alla lotta per le libertà politiche si affianca un nuovo interesse per la questione sociale, cioè l’insieme dei problemi che riguardano le masse operaie e contadine. Il riflesso e, in alcuni casi, la denuncia delle ingiustizie e delle disuguaglianze sociali sono anche il materiale per il pensiero e la pratica dei cosiddetti socialisti utopisti, essi stessi influenzati dal pensiero positivista e autori di esperimenti sociali e produttivi alternativi a quelli del primo capitalismo. Intorno alla metà del secolo, andando oltre la riflessione di questi pensatori, Karl Marx (1818-1883) elabora una critica dell’economia capitalistica che avrà enormi conseguenze culturali e darà una base teorica e politica allo sviluppo del movimento operaio.

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I moti del 1848

La lotta dei liberali e dei democratici contro l’autoritarismo dei governi (risoltasi nei fallimenti del 1820-1821 e del 1830-1831), l’emergere della questione sociale, la prima affermazione del movimento operaio organizzato, le nuove idee politiche diffuse dai socialisti (nel ’48 Marx ed Engels pubblicano il Manifesto del Partito Comunista) sono tutti elementi alla base dei moti insurrezionali che, nel 1848, incendiano l’Europa. In Francia nasce la Seconda Repubblica, che ha però vita breve: una volta eletto presidente, infatti, Luigi Napoleone Bonaparte (nipote del più celebre Napoleone) trasforma l’ordinamento statale fondando il Secondo Impero (1852-1870). I moti interessano la Germania, la Prussia, l’Olanda, la Polonia, la Russia, l’Ungheria. In Italia, ancora una volta, assumono la forma di lotta di liberazione dalla dominazione straniera, e coinvolgono molte città, da Palermo a Venezia, a Milano (insorta contro gli austriaci nelle Cinque giornate, tra il 18 e il 22 marzo). Contro gli austriaci interviene anche il Piemonte di Carlo Alberto, ma la sconfitta di Custoza segna il fallimento dei moti. Solo nel 1861 le lotte risorgimentali porteranno a una parziale unificazione nazionale sotto la guida della monarchia sabauda.

Arte e cultura

Le grandi trasformazioni di questi decenni influenzano direttamente l’arte e l’architettura. Un modo nuovo di pensare la città in vista dei nuovi bisogni della popolazione e delle possibilità offerte dal progresso delle tecnologie porta alla nascita dell’urbanistica moderna. La questione sociale interessa anche gli artisti, che si dedicano alla rappresentazione di temi da sempre esclusi dalla grande pittura: lavoratori, spaccapietre, contadini e altri soggetti tratti dalla vita delle campagne, dove vive ancora la maggioranza della popolazione. Ai nuovi temi corrisponde l’introduzione di nuovi linguaggi figurativi. Proprio in questi anni Balzac, Flaubert e Zola, traendo ispirazione dalla vita contemporanea e mirando a restituirne la realtà senza filtri e senza idealizzazione, danno vita al romanzo realista. Influenzata da questa poetica, oltre che dalla nascente tecnica fotografica, anche l’arte mostra un inedito e per molti versi rivoluzionario interesse per la realtà. Si apre così, anche nell’ambito dell’arte, la stagione del Realismo.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri