L’architettura romantica

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L’architettura romantica

L’architettura romantica si manifesta per la prima volta in Inghilterra attorno alla metà del Settecento, quindi si diffonde in Europa tra gli anni Quaranta e Novanta dell’Ottocento, con tempi successivi rispetto alla pittura e alla letteratura.
L’edificio romantico risponde a un concetto di Bello che è slegato dalla norma classica e fa piuttosto riferimento alla libertà formale del progetto. In linea con un certo individualismo, l’architetto romantico segue la propria capacità inventiva prelevando elementi architettonici provenienti da epoche differenti, con una preferenza per il Gotico: bifore, guglie, soffitti a volte incrociate, un certo slancio longitudinale sono mescolati a elementi rinascimentali o esotici. L’abbinamento non risponde a canoni stabiliti ma al gusto del progettista che, senza preoccuparsi del rigore storico, crea abbinamenti armoniosi e sofisticati. L’accostamento di stili provenienti da epoche diverse prende il nome di eclettismo e risponde essenzialmente a principi decorativi.
Negli stessi anni nasce il giardino romantico, in cui la vegetazione prende il sopravvento sul progetto dell’uomo e la rovina si integra al paesaggio in un insieme pittoresco.
La cultura inglese dimostra di apprezzare il pittoresco e l’esotico fin dalla metà del Settecento: questi due elementi caratterizzano infatti lussureggianti giardini apparentemente spontanei, arricchiti da piccole costruzioni, spesso ruderi dalle forme goticheggianti che, proprio perché in rovina, s’inseriscono con maggiore organicità nel paesaggio. Nel 1742 il teorico Batty Langley pubblica Gothic Architecture improved by Rules and Proportions (Architettura gotica perfezionata con Regole e Proporzioni), un testo che tenta di individuare una norma anche nell’architettura neogotica. La proposta di Langley è in antitesi con la volontà di Horace Walpole (1717-1797), visionario committente di una villa a Strawberry Hill (46), non distante da Londra, in cui la mescolanza di stili differenti è il risultato della creatività dell’architetto.

Strawberry Hill House

Walpole affida il progetto all’architetto James Essex (Cambridge 1722-1784), che dal 1749 amplia l’edificio già esistente con elementi provenienti in gran parte dalla tradizione del Gotico. Partendo da un cottage secentesco, Essex sviluppa un edificio costruito su una pianta irregolare, in cui recupera sia dettagli costruttivi tipici dei castelli medievali – torrette e merlature – sia elementi propri delle cattedrali, come finestre ad arco e vetri piombati. L’architetto non fornisce un progetto definitivo ma, come era d’uso nella pratica costruttiva delle cattedrali, allarga e modifica l’edificio in corso d’opera. L’imponente villa, che doveva contenere la collezione d’arte di Walpole – politico, letterato e antiquario, autore de Il castello di Otranto – è naturalmente incorniciata da un giardino all’inglese.

Il Gothic revival in Inghilterra

Nel corso dell’Ottocento l’Inghilterra vittoriana rinsalda la predilezione per elementi architettonici recuperati dalla tradizione gotica, letta anche in una prospettiva nazionalistica. Il Gotico viene identificato come lo stile fondante della cultura inglese e la sua ripresa, nota come Gothic revival, è un recupero che si fa gradualmente più consapevole e ponderato. Il Medioevo diviene oggetto di studi scrupolosi che includono un’attenta rilevazione degli edifici; questa si traduce sovente in un ripristino, che in molti casi sfiora il rifacimento.

Palazzo del Parlamento

Una delle ragioni della diffusione del Gotico nell’architettura inglese fu la costruzione del Palazzo del Parlamento di Londra (47). Nel 1834 un incendio distrusse quasi completamente l’antico edificio; fu perciò pubblicato un bando per la realizzazione di un nuovo palazzo in cui gli architetti erano esplicitamente invitati a proporre progetti che si ispirassero agli stili nazionali, il Gotico o l’Elisabettiano. Charles Barry (Londra 1795-1860), vincitore del concorso, progettò un edificio dalla pianta simmetrica ma ricorse, nel rivestimento esterno, al recupero di pinnacoli, torrette e finestre ogivali tipici dell’architettura gotica. La complessità e la vastità del progetto richiesero l’impiego di un’ampia squadra di artisti guidati da Barry, che così ebbe modo di recuperare anche una vagheggiata etica della collaborazione di bottega tra artisti e artigiani. Gli arredi vennero affidati ad Augustus Welby Pugin (Londra 1812-1852), accanito sostenitore del revival medievale e dell’intrinseca patina mistica che lo accompagnava.

Il Neogotico in Italia

A partire dall’Ottocento l’architettura romantica trova seguito anche in Italia. Ne è un esempio l’ampliamento del Caffè Pedrocchi a Padova, realizzato in stile neoclassico da Giuseppe Jappelli (Venezia 1783-1852) tra il 1826 e il 1842. Gli anni del cantiere padovano coincidono con alcuni viaggi formativi in Francia e Inghilterra durante i quali l’architetto veneziano ebbe modo di entrare in contatto con i diversi aspetti dell’architettura romantica.

Caffè Pedrocchi

Jappelli modifica l’originaria struttura neoclassica del caffè trasformandola in uno dei più noti esempi di eclettismo italiano: egli annette all’originario corpo quadrangolare un secondo edificio – detto il Pedrocchino – decorato da cuspidi, bifore e occhi quadrilobati (48). Jappelli fu anche un noto progettista di giardini romantici, tra cui il celebre giardino di Palazzo Treves de’ Bonfili, sempre a Padova (oggi parco pubblico).

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Facciata della Chiesa di San Pietro a Trento

Nel solco neogotico tracciato da Jappelli, il padovano Pietro Estense Selvatico (Padova 1803-1880), che dal 1849 tiene la cattedra di estetica e storia dell’architettura all’Accademia di Venezia, affianca alla progettazione e al restauro un’intensa attività di teorico e critico. La facciata della Chiesa di San Pietro a Trento (49), che Selvatico ripensa in stile neogotico, esemplifica i contenuti del suo pensiero. Recuperata tra il 1848 e il 1850, la chiesa presenta una facciata divisa in tre campate, con due bifore lobate ai lati del portale, ed è interamente realizzata in marmi policromi, come nella tradizione del Gotico veneziano.

Il Neogotico in Francia

Il ritorno al Gotico è un fenomeno che coinvolge la Francia solo a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento. Il potere napoleonico aveva imposto un gusto improntato al recupero della classicità. Persino il Génie du Christianisme (Genio del Cristianesimo), il celebre romanzo di François-René de Chateaubriand pubblicato nel 1802, venne percepito come la più eloquente apologia della restaurata coscienza religiosa dopo l’ateismo rivoluzionario, senza rilevare però la profonda ammirazione dello scrittore per l’epoca medievale. Il libro ebbe un enorme peso nello sviluppo di una cultura romantica in Francia, al pari del più tardo Notre-Dame de Paris (1831) di Victor Hugo, che contribuì a riportare l’attenzione sull’architettura gotica. Sette anni dopo, nel 1837, il Ministero francese istituì la Commission des Monuments Historiques (Commissione dei Monumenti Storici), con il compito di provvedere al restauro degli edifici medievali. L’architetto che maggiormente influì sul recupero del Gotico in Francia fu Eugène Viollet-le-Duc (Parigi 1814-Losanna 1879).

Notre-Dame

A quest’ultimo si deve anche l’intervento sulla cattedrale parigina di Notre-Dame (50), che aveva subíto gravi danni durante la Rivoluzione francese e che venne recuperata seguendo una scrupolosa indagine storica. Il pensiero di Viollet-le-Duc, cardine di tutto il movimento neomedievalista francese, rappresentò una vera rivoluzione, sia estetica sia metodologica. Il suo Gothic revival aveva basi filologiche; le sue scelte si fondavano dunque sul rispetto dell’aspetto originario dell’edificio e delle modalità costruttive e decorative del Medioevo. Egli individuava inoltre nei caratteri dell’edilizia medievale i fondamenti e le premesse all’architettura moderna.
Il restauro di Notre-Dame, cantiere iniziato nel 1845 e protrattosi sino alla morte dell’architetto, consistette nel ripristino della facciata occidentale, nella costruzione di una guglia di 90 metri (51), posta all’incrocio tra la navata e il transetto, e nella realizzazione di circa settanta statue collocate sopra i tre portali ed eseguite dalla squadra dello scultore Adolphe-Victor Geoffroy-Dechaume (Parigi 1816-Valmondois 1892) (52-53).

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IL BIEDERMEIER E L’ARCHITETTURA NELL’ETÀ DEL ROMANTICISMO

  • Si indica con il nome Biedermeier il gusto, diffuso tra Germania e Austria nella prima metà dell’Ottocento, che valorizza la sobrietà e descrive principalmente ambienti di piccola e media borghesia.
  • L’ architettura romantica si libera dalla norma classica e accosta spesso stili differenti; nei giardini la natura prende il sopravvento, con effetti pittoreschi.
  • In Inghilterra si manifesta, a partire da metà Settecento, un recupero del Gotico (Gothic revival) di cui sono espressione la Strawberry Hills House di James Essex (1749-1777) e il Palazzo del Parlamento di Charles Barry (1840-1868).
  • In Italia si diffonde l’architettura neogotica: Giuseppe Jappelli, dopo aver costruito a Padova il Caffè Pedrocchi in stile neoclassico aggiunge un’ala neogotica (Pedrocchino); Pietro Estense Selvatico, impegnato anche come critico e teorico, progetta la facciata della Chiesa di San Pietro a Trento.
  • In Francia la rivalutazione del Gotico e il restauro dei monumenti medievali sono sostenuti da un ampio dibattito culturale e letterario. Eugène Viollet-le-Duc cura tra l’altro il restauro di Notre-Dame a Parigi, su basi filologiche e non estetiche.

  DOMANDE GUIDA
  • 1. Che cosa si intende con il termine “Biedermeier”?
  • 2. Quali novità apporta il Romanticismo all’architettura dei giardini?
  • 3. Dove si affermano i primi casi di imitazione dell’architettura gotica?
  • 4. Chi sono i maggiori rappresentanti dell’architettura neogotica in Italia?
  • 5. Chi sono i protagonisti della rivalutazione del Gotico in Francia?
  • Dossier Arte - volume 3 
    Dossier Arte - volume 3 
    Dal Neoclassicismo ai giorni nostri