DOSSIER: Ecce ancilla Domini!

   dossier l'opera 

Dante Gabriel Rossetti

ECCE ANCILLA DOMINI!

Il tempo e il luogo

Il titolo, espressamente voluto in latino per evidenziare l’ispirazione religiosa del dipinto, riprende il passaggio evangelico in cui Maria accetta il proprio destino di ancilla, ovvero di “serva del Signore”. 

Ecce ancilla Domini!, terminato nel marzo del 1850, è una delle prime opere capaci di incarnare i principi promossi dalla comunità preraffaellita: vi si ritrovano infatti l’emulazione della pittura primitiva, la rappresentazione di un soggetto religioso, l’impiego di colori puri e l’attenta definizione dei dettagli, sempre portatori di un messaggio simbolico. Rossetti segue l’iconografia tradizionale dell’Annunciazione: l’angelo Gabriele appare alla Vergine porgendole il giglio, mentre lo Spirito Santo entra dalla finestra sotto forma di colomba immacolata.

La descrizione e lo stile

Il dipinto può essere considerato il passo successivo all’Infanzia della Vergine Maria che Rossetti aveva dipinto l’anno precedente: l’olio del 1849 mostra Maria, ancora giovanissima, intenta a ricamare la stola liturgica che nell’Ecce ancilla Domini! è ormai terminata e appesa ai piedi del letto. La fanciulla fissa con aria estatica il giglio ed è già conscia del proprio destino. Sorte ribadita sulla cornice del dipinto, dove sono incisi alcuni versi composti dallo stesso Rossetti: «[…] finché un’alba nella casa / si svegliò nel suo letto bianco, né ebbe timore / ma pianse fino al tramonto e si sentì tremare / poiché la pienezza del tempo era giunta».
Nell’aprile del 1850 Ecce ancilla Domini! è presentato alla National Institution-Portland Gallery – evitando di proposito la più paludata Royal Academy – dove viene duramente attaccato. Charles Dickens, noto scrittore, è uno dei più feroci detrattori del dipinto di Rossetti che avrebbe reso l’angelo e Maria con eccessiva mondanità. Dell’angelo, Dickens dice che sembra aver appena ricevuto «un colpo sulla mano» e sulla Vergine scrive che assomiglia a una frequentatrice «dei più vili cabaret di Francia».
Alla figura della giovane fanciulla, per la quale posò Christina Rossetti, la poetessa sorella dell’autore, l’artista dedicò numerosi studi, tra cui un delicato disegno preparatorio che ribadisce come cercasse una via più libera, alternativa alla norma accademica: non più l’osservazione del modello classico, ma lo studio dal vero. 

Ecce ancilla Domini! è un’opera che agisce simultaneamente su due piani, quello realistico e quello simbolico. Rossetti ritrae due giovani reali – anche la figura dell’angelo ha i tratti del fratello William Michael – facendo un uso simbolico del colore: l’intero dipinto è giocato sui toni del bianco, che rimanda alla purezza; del blu, che è il colore che d’abitudine contraddistingue la regina della cristianità, e del rosso, a evocazione della futura Passione di Cristo. Anche la colomba e il giglio hanno un’evidente funzione simbolica: alludono alla purezza e all’Immacolata Concezione. 

Punto focale del dipinto è il volto di Maria, un ovale perfetto dall’incarnato candido incorniciato da sottili capelli rossi, su cui spiccano due profondi occhi blu. La prospettiva è forzata al punto di appiattire gli elementi del dipinto; le figure sono fissate in una verticalità estatica.

   dossier i confronti 

Se da un lato Rossetti riporta fedelmente la realtà, dall’altro riprende le tinte tenui e la spazialità degli affreschi fiorentini del Quattrocento. Non può essere che una citazione piuttosto superficiale, poiché l’artista non si è mai recato in Italia; in compenso, quando realizza l’Ecce ancilla Domini! ha ancora negli occhi il Ruggero e Angelica (1819) di Ingres visto durante il recente viaggio nelle Fiandre e a Parigi in compagnia di William Hunt. Il volto dell’ancilla è dunque il risultato del compromesso tra i tratti della sorella e la lasciva espressione dell’Angelica incatenata alla roccia del dipinto del Louvre.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri