10.  IL CONTEMPORANEO

Temi e sperimentazioni di un’arte in divenire

Comunicazione, relazione, partecipazione

All’inizio del nuovo millennio, sembra ormai lontano il tempo in cui l’opera d’arte era un oggetto a sé stante, il cui statuto prescindeva dalle relazioni con lo spazio circostante e il pubblico.
Accentuando tendenze già in atto dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, l’arte di oggi comunica concetti, idee, sensazioni, e allo stesso tempo chiede partecipazione, invitando gli spettatori, spesso raccolti per un’occasione specifica, a contribuire attivamente alla creazione artistica.
L’artista mira a svegliare le coscienze; in quest’ottica, l’atto creativo assume una dimensione di critica sociale e politica, che alcuni interpretano soprattutto come occasione per provocare e creare spaesamento nell’osservatore, come avviene con le opere volutamente ed esageratamente paradossali di Maurizio Cattelan o di Damien Hirst; e che altri invece elaborano attraverso una riflessione più sottile sui rapporti tra arte, architettura e spazi della vita sociale, proponendo opere e installazioni che si adattano agli ambienti della vita quotidiana (uffici, locali pubblici, luoghi di ritrovo) e appaiono esse stesse come metafore e rappresentazioni dei contesti deputati alla socializzazione e allo scambio.

Ritornare alla natura

Accanto alla riflessione sulle relazioni sociali, a influenzare la produzione artistica contemporanea emerge l’altro grande tema del millennio: il rapporto tra uomo e ambiente. Riprendendo idee ed esperienze della Land Art, si rintraccia l’essenza della creazione artistica in una relazione tra uomo e natura diretta e immediata, che non passa cioè attraverso il medium artificiale della cultura. Una semplice traccia del passaggio dell’uomo in un ambiente incontaminato – l’erba calpestata, una scultura realizzata con materiali elementari reperiti in loco – o, al contrario, l’ingresso di elementi naturali nelle stanze di un museo, come nel caso dei Cerchi di fango realizzati da Richard Long sui muri di gallerie e sale espositive, sono di per sé arte.

Confronti e contaminazioni

Dagli anni Novanta del secolo scorso il mondo dell’arte occidentale si apre agli apporti di autori provenienti da Paesi asiatici o africani, che si trasferiscono in Europa o in America inaugurando una stagione di nuovi confronti e contaminazioni tra culture diverse. La mobilità globale degli artisti – una delle tante facce della globalizzazione – porta in alcuni casi a processi di omologazione; in altri, al contrario, a forti contrasti, sui quali il dibattito rimane aperto.
Emblematico in tal senso è il lavoro dell’artista cinese Zhang Huan (An Yang, Cina 1965), che con le sue enormi installazioni metaforiche e rituali, pensate per coinvolgere un ampio pubblico, propone una riflessione sui valori universali dell’esistenza umana affrontando nel contempo, in maniera collettiva, la problematica dell’identità culturale e del dialogo Oriente-Occidente. I suoi Berlin Buddha sono un esempio di questo processo di contaminazione: presentati per la prima volta a Berlino, nel cuore dell’Occidente, sono realizzati con la cenere raccolta nei templi di Shangai e, lasciati a subire il degrado del tempo (la cenere, asciutta, si corromperà a poco a poco fino a che la figura risulterà completamente sgretolata), rappresentano un simbolo della provvisorietà e della caducità dell’esistenza.

Le forme fluide del terzo millennio

Fra le tendenze architettoniche più importanti del nuovo millennio spicca la corrente decostruttivista di cui Frank O. Gehry (Toronto 1929), architetto canadese naturalizzato americano, è il capostipite. L’interesse di Gehry si concentra sulla scomposizione dell’edificio in volumi che, ricomposti in modo apparentemente illogico, danno in realtà vita a organismi complessi e coerenti.
Rifiutando la purezza formale propria del Movimento Moderno, l’architettura decostruttivista opta per la disarticolazione delle forme e degli spazi, disegnando edifici dalle geometrie instabili in cui sono valorizzate al massimo grado le potenzialità di torsione e piegamento di materiali spesso tecnologicamente avanzati (vetro, cemento armato, acciaio).
In linea con questi principi, il lavoro progettuale di Gehry è dominato dalla preferenza per le linee oblique; ne risultano architetture caratterizzate dalle forme libere, oltre che dalla compresenza di materiali diversi e spesso poco comuni. Anche grazie alle possibilità simulatorie offerte dalle tecnologie informatiche e dalla progettazione virtuale, la dialettica tra stabilità e squilibrio, da sempre nodo centrale della ricerca di Gehry, è portata al limite estremo.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri