Marina Abramović

   9.  DAL DOPOGUERRA ALLA FINE DEL NOVECENTO >> I maestri e i movimenti del secondo Novecento

Marina Abramović

Esprimersi con il corpo

Serba naturalizzata statunitense, Marina Abramović (Belgrado 1946) è stata una precorritrice della Body Art. Sin dai suoi esordi, nei primi anni Settanta, l’artista esplora infatti le possibilità di percezione, espressione e interazione del corpo e della mente. Per fare ciò realizza performance più o meno articolate nelle quali spesso coinvolge anche il pubblico.

Imponderabilia

La Abramović e Ulay, artista tedesco all’epoca suo compagno di vita, mettono in atto Imponderabilia (125) per la prima volta nel 1977, presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. L’azione consiste nello stare completamente nudi, l’una di fronte all’altro, all’ingresso del museo, costringendo i visitatori a passare nello stretto spazio tra i due corpi. Così, ogni frequentatore della Galleria è obbligato a scegliere: prima di tutto decide se entrare o meno; poi stabilisce in quale direzione guardare al momento del passaggio, se verso la Abramović o verso Ulay. Il valore artistico dell’opera sta nell’imponderabile reazione del pubblico: osservando le immagini dell’evento, si nota come i visitatori entrino quasi sempre velocemente, evitando contatti diretti con gli artisti e scegliendo nella maggior parte dei casi di guardare verso la donna, evidentemente perché il nudo femminile è più abituale e meno sconcertante rispetto a quello maschile.

The artist is present

Molto più recente è l’azione The artist is present (126), che risale al 2010. All’interno del MoMA di New York, durante un’importante retrospettiva a lei dedicata, l’artista rimane seduta a un tavolino per settimane, silenziosa e quasi immobile. Di fronte a lei si trova una sedia vuota su cui si accomodano di volta in volta visitatori diversi: le loro espressioni al cospetto della Abramović costituiscono uno dei tratti più significativi della performance. Anche in questo caso il pubblico finisce per diventare parte integrante dell’opera. Sui volti delle persone leggiamo indifferenza, stupore, felicità, talvolta perfino sofferenza, in una progressione di emozioni che raggiunge la massima intensità quando di fronte all’artista si siede inaspettatamente, dopo molti anni di separazione, il vecchio compagno Ulay.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri