Nam June Paik e la Video Art

   9.  DAL DOPOGUERRA ALLA FINE DEL NOVECENTO >> I maestri e i movimenti del secondo Novecento

Nam June Paik e la Video Art

Videosculture e videoambienti

Il coreano Nam June Paik (Seul 1932-Miami 2006) è considerato il padre della Video Art, espressione artistica che indaga le potenzialità delle tecnologie elettroniche. Esordisce in Germania come compositore musicale d’avanguardia sul finire degli anni Cinquanta. Nel 1963, dapprima in Europa e poi negli Stati Uniti, presenta insieme a Wolf Vostell alcune opere pionieristiche basate sulla registrazione e la riproduzione distorta di suoni e immagini attraverso diverse tipologie di strumenti quali telecamere portatili, video, magneti e altoparlanti.

Magnet TV

Un esempio di queste prime realizzazioni sperimentali è Magnet TV (121), dove l’artista applica una grande calamita a un televisore per alterare il fenomeno elettromagnetico di proiezione luminosa sullo schermo. Il visitatore può spostare il magnete così da ottenere continue nuove deformazioni dell’immagine. All’inizio del suo sviluppo la Video Art è fortemente legata al cinema sperimentale che, tra gli anni Cinquanta e il decennio successivo, fiorisce nei Paesi anglosassoni, in Germania e in Francia. Successivamente, dai primi anni Settanta, si smarca dal cinema per diventare una corrente completamente autonoma in cui i monitor e le immagini da essi trasmesse assumono un ruolo sempre più preminente nella creazione di vere e proprie videosculture o di articolati videoambienti.

Electronic Super Highway

Emblematica in tal senso è una volta ancora una complessa installazione di Paik, intitolata Electronic Super Highway (122). Tra presenza reale e proiezione virtuale, l’opera restituisce la multiforme identità degli Stati Uniti, Paese in cui l’artista si stabilisce a vivere dal 1964; si tratta infatti di un’enorme carta politica della nazione, realizzata con variopinti tubi al neon che delineano i confini tra i 51 Stati federati. Dietro le luci colorate, che richiamano le insegne dei motel e dei ristoranti autostradali, intere batterie di monitor trasmettono filmati dei momenti salienti della storia americana: si vedono discorsi di importanti politici come Martin Luther King e John Fitzgerald Kennedy, concerti rock e manifestazioni sportive, spezzoni di film o di programmi televisivi di successo. Ogni video è riprodotto dagli schermi in corrispondenza dello Stato in cui ha avuto luogo l’evento, così da sottolineare il legame tra le molteplici peculiarità sociali e culturali rappresentate e i diversi contesti di riferimento. Ecco allora che la potente “autostrada elettronica” di Nam June Paik sovverte l’usuale deriva omologante dei media per trasformarsi in strumento rivelatore di identità e differenze.

Dossier Arte - volume 3 
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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri