L’Anacronismo

   9.  DAL DOPOGUERRA ALLA FINE DEL NOVECENTO >> I maestri e i movimenti del secondo Novecento

L’Anacronismo

Alla fine degli anni Settanta, ha inizio una nuova stagione che caratterizza la scena artistica italiana fino al decennio successivo: è quella del cosiddetto Anacronismo, talvolta chiamato anche Arte colta, Citazionismo o Ipermanierismo. La scelta fondamentale per gli autori che si rifanno a questa corrente è quella di una ripresa dell’arte figurativa, partendo da esempi soprattutto rinascimentali e neoclassici, ma non solo.
Al termine degli anni Settanta le correnti genericamente definibili come astratte, che si sono affermate negli anni precedenti in un quadro di politicizzazione e di condivisione collettiva di ogni aspetto delle esperienze umane, cedono il passo a un tipo di arte intimistica e personale che non disdegna, ma anzi si rifà direttamente ai maestri, alle opere e alle tecniche del passato.

Carlo Maria Mariani

Nei quadri di Carlo Maria Mariani (Roma 1931) traspare chiaramente la formazione accademica figurativa di un pittore che ha studiato negli anni Cinquanta presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.

La mano ubbidisce all’intelletto

Nell’opera La mano ubbidisce all’intelletto (108), realizzata nel 1983, sono rappresentate due figure nude, entrambe col pennello in mano nell’atto di dipingersi vicendevolmente. La ripresa di caratteri derivanti dalla pittura neoclassica è evidente nella posizione composta dei corpi perfetti, resi con lineamenti e chiaroscuri ben definiti e armoniosi; altri riferimenti alla sfera concettuale ed espressiva neoclassica sono rappresentati dalle corone di alloro poggiate sulle teste dei protagonisti e dal velo leggero che nasconde in parte i loro corpi. Tuttavia, sono presenti anche alcuni richiami alla pittura metafisica: l’ambiente è astratto, lo sfondo è neutro e le figure siedono su due volumi puri, una sfera e un cubo. Tutto ciò conferisce una dimensione atemporale alla scena, in cui Mariani indaga la complessa relazione tra realtà e rappresentazione. Il titolo è un colto riferimento, essendo mutuato direttamente dal verso di una poesia di Michelangelo: “La man che ubbidisce all’intelletto”. Il dipinto si configura quindi come un’allegoria della pittura, nella quale è possibile intravedere un’interscambiabilità tra opera e idea, tra autore e soggetto.

Alberto Abate

Di origine catanese, Alberto Abate (Roma 1946-2012) è tra i maggiori rappresentanti dell’Anacronismo.

Le ore di Edipo

Nella tela intitolata Le ore di Edipo (109), l’artista fonde elementi classici e metafisici in una composizione di immagini colta ed evocativa, restituita grazie a una tecnica pittorica particolarmente raffinata. La scena è popolata di presenze enigmatiche: dalla sfinge bendata a destra, che con la scacchiera richiama il mito di Edipo, al fauno a sinistra, fino alla misteriosa maschera rossa al centro. In lontananza, oltre una quinta di architetture fantastiche dove sono mescolati in modo del tutto eclettico motivi nordici, mediterranei e orientali, si accende un tramonto infuocato. Il quadro rappresenta una visione onirica e fiabesca, carica di riferimenti a epoche e culture diverse che fanno parte del fertile immaginario personale dell’autore.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri