La lezione dell’architettura giapponese

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La lezione dell’architettura giapponese

Con la fine della Seconda guerra mondiale, il Giappone deve confrontarsi con un’opera di ricostruzione non solo edilizia e urbana, ma anche sociale e culturale. Il Paese del Sol Levante recepisce le tendenze provenienti dall’Occidente, reinterpretandole e amalgamandole in maniera convincente con l’attualizzazione della propria memoria storica. In architettura, i dettami del Movimento Moderno vengono accolti e riletti alla luce delle antiche consuetudini costruttive e abitative nipponiche.

Kenzo Tange

Il primo interprete di questo orientamento è Kenzo Tange (Imabari 1913-Tokyo 2005), i cui lavori rappresentano una felice mediazione tra i modelli occidentali e la tradizione progettuale orientale, a cui si aggiunge una sensibilità peculiare nei confronti dei materiali, delle tecnologie e del rapporto tra architettura e città.

Stadi olimpici

I suoi Stadi olimpici (84), completati a Tokyo nel 1964, si configurano come segnali urbani e paesaggistici di grande suggestione, chiaramente ispirati alle ultime realizzazioni di Le Corbusier. Le murature in calcestruzzo armato di elevata qualità esecutiva e le coperture a tenda, rette da una complessa tessitura di cavi di acciaio, generano forme plastiche estremamente espressive. Tali strutture, pur memori del passato locale, rivendicano un ruolo determinante nel plasmare il futuro dell’architettura nello scenario internazionale. La validità di tale attitudine è dimostrata dalle molte opere di Tange e degli architetti suoi connazionali delle generazioni successive realizzate in Europa e negli Stati Uniti: esse attestano che la reinterpretazione giapponese della modernità viene esportata con successo proprio là dove il Movimento Moderno è nato e si è sviluppato.

Tadao Ando

Anche Tadao Ando (Osaka 1941), uno dei più rilevanti architetti nipponici viventi, mette al centro della sua ricerca la ripresa di tematiche desunte dai modi di vita e dalla storia costruttiva essenziale e raffinata del suo Paese, rivista mediante l’impiego di materiali moderni come l’acciaio, il vetro e il cemento a vista. I suoi edifici presentano forme elementari e spazi minimalisti, caratterizzati da pochi ma fondamentali elementi e permeati da una spiritualità intimistica, quasi ascetica.

Chiesa della Luce

La Chiesa della Luce (85) è uno dei capolavori di questo progettista e consiste in un semplice parallelepipedo con una delle pareti minori connotata da una grande apertura a croce. Questa forma è il solo rimando dell’intera struttura alla simbologia religiosa; essendo posizionata sulla parete meridionale, la più esposta ai raggi del sole, si trasforma in una fonte di luce naturale che, dalle spalle del celebrante, inonda l’interno. L’effetto prodotto dal flusso luminoso nell’ambiente spoglio e silenzioso accresce il carattere mistico dello spazio sacro.

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Toyo Ito

Con Toyo Ito (Seul 1941) la tradizione architettonica orientale, attenta a stabilire un equilibrio tra uomo e natura, incontra la contemporaneità nel segno della smaterializzazione e della cultura digitale.

Mediateca

Ciò è evidente soprattutto nella Mediateca (86-87), che questo architetto progetta per il centro della città di Sendai. L’edificio si sviluppa su più piani in un volume parallelepipedo nitido e compatto. La struttura, interamente costruita in acciaio e ricoperta da una pelle di vetro trasparente, è leggera, permeabile ed evanescente. Al suo interno, in spazi fluidi e dinamici, trovano posto una biblioteca, una ludoteca per bambini, due aree espositive, un cinematografo e numerose postazioni internet. È lo stesso Ito che indica in questo contenitore multimediale l’edificio culturale del futuro, del tutto differente rispetto alla biblioteca di stampo sette-ottocentesco, chiusa e monumentale. Tredici vuoti tubolari, la cui continua e apparentemente casuale deformazione volumetrica richiama elementi organici come le radici di un albero, attraversano i solai di tutti i piani, da terra fino alla sommità, e contengono gli impianti, i collegamenti verticali e grandi pozzi di luce. Con la Mediateca di Sendai Toyo Ito riesce ad armonizzare realtà e istanze apparentemente inconciliabili: la maglia urbana di una città affollata, le esigenze culturali dell’uomo moderno e l’insegnamento desunto dalle forme naturali, qui reinterpretate e stilizzate in senso del tutto contemporaneo.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri