Dossier Arte - volume 3 

   9.  DAL DOPOGUERRA ALLA FINE DEL NOVECENTO >> I maestri e i movimenti del secondo Novecento

Donald Judd, atista e designer

L’americano Donald Judd (Excelsior Springs 1928-New York 1994) è uno dei più autorevoli esponenti del Minimalismo che, oltre ad aver realizzato numerose opere, ha scritto molti testi teorici fondamentali per lo sviluppo di questo tipo di espressione artistica. La sua seconda mostra si tiene nel 1963 alla Green Gallery di New York dopo cinque anni di lavoro a porte chiuse, senza nessun contatto con il pubblico. Da subito la sua opera si caratterizza per l’utilizzo esclusivo di materiali industriali, come l’acciaio inossidabile, l’alluminio anodizzato e il plexiglas, che danno corpo a forme geometriche purissime.

Senza titolo (Pila)

Nel 1965 Judd espone per la prima volta una delle sue Stacks (Pile), composizioni seriali di parallelepipedi metallici tutti uguali, distribuiti a intervalli regolari in orizzontale sui pavimenti o in verticale sulle pareti. Si tratta di realizzazioni fredde, completamente autonome e autoreferenziali che l’artista cura meticolosamente, sia per ciò che riguarda la tensione nitida e tagliente delle superfici e degli spigoli, sia in relazione al loro posizionamento negli spazi museali. La Pila (78) esposta al Guggenheim Museum di New York è emblematica in proposito: dieci elementi scatolari in rame lucido sono distribuiti su di un muro bianco per uno sviluppo complessivo in altezza di oltre 4 metri e mezzo. L’intervallo tra ogni volume è uguale allo spessore del volume stesso, a scandire un ritmo regolare di pieni e di vuoti. Materia e spazio sono così incorporati in un sistema unico e coerente, il cui scopo è soltanto quello di manifestare una perfezione oggettiva, quasi scientifica.

Senza titolo (per Leo Castelli)

Il linguaggio assoluto di Judd, che ricerca nuovi archetipi condivisibili e riconoscibili da contrapporre al caos della società massificata, si esprime anche al di fuori dei musei e delle gallerie, in grandi installazioni realizzate all’aperto o dentro a edifici enormi come gli hangar e i garage. L’opera Senza titolo (per Leo Castelli) (79), per esempio, è costituita da cinque cubi di cemento, collocati in successione alla stessa distanza l’uno dall’altro. Gli elementi vengono esposti in un giardino per essere percepiti in funzione della posizione che occupano e dei rapporti che instaurano tra loro; i visitatori infatti possono camminare nei vuoti che li separano o entrare in ognuno di essi, sperimentando direttamente il rigore geometrico delle forme e degli spazi costruiti dall’artista.

Scrivania con sedia

Judd declina la sua poetica con risultati di particolare raffinatezza anche nel settore del design, influenzando molti altri progettisti in America e in Europa. Utilizzando tecniche industriali e materiali frugali come i legni compensati e le lamiere piegate, egli disegna infatti mobili semplici e funzionali per gli uffici e gli spazi domestici. Si tratta di tavoli, sedute, letti e scaffalature che grazie alle loro geometrie perfette, oltre a soddisfare le esigenze della vita quotidiana, qualificano gli ambienti in cui si trovano come sculture ancora una volta logiche ed essenziali. La Scrivania con sedia (80) del 1982 è costruita per piani e angoli retti, con pochissime concessioni all’ergonomia. Nonostante l’estrema linearità, il mobile è dotato di molteplici vani per contenere oggetti e documenti: di minore dimensione al di sotto del piano di lavoro principale e di maggiore capienza nei montanti laterali. L’attento studio delle proporzioni e della morfologia fa sì che la sedia eventualmente non utilizzata possa rientrare completamente, senza ingombro aggiuntivo di spazio, al di sotto della scrivania.

Metalmobel

Dal 1984 Donald Judd inizia a collaborare con l’azienda svizzera Lehni, per cui realizza una serie di sedute e scaffalature in lamiere metalliche denominata Metalmobel (81). In tali arredi i ripiani e i sostegni verticali di alluminio, rame o zinco sono smaltati con colori decisi e sono fissati tra loro con normali viti in acciaio. Anche in questo caso la riduzione formale e la perfezione esecutiva risaltano come caratteristiche distintive di questo artista, che attraverso una tensione creativa continua e intensa riesce a trasferire le leggi razionali del Minimalismo al campo applicativo del design.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri