Il Minimalismo

   9.  DAL DOPOGUERRA ALLA FINE DEL NOVECENTO >> I maestri e i movimenti del secondo Novecento

Il Minimalismo

La tendenza minimalista si sviluppa principalmente in America a partire dagli anni Sessanta e riguarda sia la pittura sia la scultura. Si tratta di un atteggiamento creativo razionale che reagisce alla complessità della società contemporanea esprimendosi attraverso campiture monocromatiche neutre o primarie, forme geometriche pure e materiali per lo più industriali, come i metalli e le plastiche. Il Minimalismo propone un’arte oggettiva, opposta al soggettivismo dell’Espressionismo astratto. Ogni traccia residua di figurazione è eliminata; la materia viene apprezzata solo per la sua fredda e inespressiva fisicità; il valore del gesto è negato in favore di esecuzioni elementari e meccaniche, spesso anche seriali.

Frank Stella

Frank Stella (Malden 1936) è uno degli interpreti più precoci e brillanti di tale corrente. Egli semplifica la struttura del quadro realizzando grandi opere astratte. I suoi dipinti sono solcati da una fitta tessitura di strisce scure, tracciate parallelamente tra loro a intervalli regolari che lasciano emergere, in linee sottili, il colore chiaro della tela di fondo. Per l’autore «esiste solo ciò che si può vedere» e l’opera d’arte non può, e non deve, trasferire al pubblico alcun tipo di emozione e di suggestione. Ciò è evidente in Empress of India (74), una grande struttura costituita da quattro tele a forma di V unite tra loro. La motivazione specifica del titolo, che rimanda alla regina Vittoria (imperatrice dell’India dopo l’inserimento dello Stato asiatico nei domini britannici), rimane ignota. Stella sembra contraddire i dettami del Minimalismo stesso disponendo i moduli in una composizione basata sulla contrapposizione alternata delle “V” e conferendo all’unica tinta ocra impiegata quattro sfumature diverse. In realtà, nonostante queste variabili, l’opera viene percepita come un intero, coerente e assoluto, che nella sua sostanziale piattezza produce un effetto complessivo di particolare equilibrio.

Dan Flavin

Il tubo di luce al neon prodotto industrialmente è invece il componente di base di tutte le opere di Dan Flavin (New York 1933-Riverhead 1996). Come dimostra Monumento per Tatlin (75), questo artista minimalista riunisce i corpi illuminanti in composizioni elementari, dove le sole concessioni alla forma, seppur schematica, sono l’orientamento verticale, orizzontale o obliquo, nonché la variazione delle lunghezze dei tubi. Le realizzazioni di Flavin superano la valenza di semplici sculture e, come vere e proprie installazioni, attraverso il loro flusso luminoso investono lo spazio modificandone le caratteristiche percettive.

Sol LeWitt

Sol LeWitt (Hartford 1928-New York 2007) riduce il suo linguaggio a quadrati e cubi bianchi con cui genera rigorose combinazioni seriali. Dapprima l’autore definisce le regole geometriche e proporzionali dell’opera, poi, in genere, ne affida la realizzazione ad altri operatori, poiché il momento esecutivo è del tutto trascurabile rispetto alla forza e alla coerenza del contenuto razionale del progetto. Nel caso di Progetto seriale n. 1 (76) un modulo di base quadrato dà corpo a una successione articolata di variazioni aggregative e di sviluppi tridimensionali cubici e parallelepipedi.

Carl Andre

Carl Andre (Quincy 1935) lavora con materiali grezzi o componenti prefabbricati, rivoluzionando l’idea di scultura come opera da contemplare e come prodotto di una maestria artistica manuale. Egli colloca le sue essenziali strutture direttamente sul pavimento, senza piedistalli, e spesso le distribuisce in orizzontale invitando il pubblico a camminarci sopra. Equivalent V (77) è una realizzazione composta da banali mattoni refrattari semplicemente accostati e appoggiati a terra a dimostrazione del valore primario della materia, con i suoi caratteri fisici e la sua elementare presenza nello spazio.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri