Il Nouveau Réalisme

   9.  DAL DOPOGUERRA ALLA FINE DEL NOVECENTO >> I maestri e i movimenti del secondo Novecento

Il Nouveau Réalisme

L’importanza dell’atto creativo

Le stesse premesse culturali e concettuali che favoriscono l’origine del New Dada negli Stati Uniti sono alla base dell’esperienza del Nouveau Réalisme (Nuovo Realismo) in Francia. Per i membri di questo movimento, fondato nel 1960, l’importanza dell’opera non sta nell’oggetto in sé, ma nell’atto creativo di ciascun artista, che si avvale degli elementi già presenti nel mondo contemporaneo, selezionando quelli di cui ha bisogno per compiere il suo lavoro.
Daniel Spoerri (Galati 1930), per esempio, realizza i suoi Tableau Piège (50) fissando a un supporto residui di cibo e stoviglie, trovati in disordine, sulle tavole, alla fine dei pasti. Così, gli avanzi e i loro contenitori, che finirebbero rispettivamente nella spazzatura e nel lavandino per essere puliti, rimangono “intrappolati” nel gesto di Spoerri, che appende al muro come opera d’arte una scena banale della realtà quotidiana, altrimenti destinata a essere ripetuta e immediatamente cancellata ogni giorno.
Yves Klein (Nizza 1928-Parigi 1962) è tra i fondatori del Nouveau Réalisme, anche se la sua poetica ha sempre mantenuto caratteri di notevole autonomia. Tra gli oggetti scelti da Klein ci sono le riproduzioni di opere d’arte del passato: si tratta di souvenir realizzati in serie che l’artista riveste con un resina sintetica mescolata a uno speciale pigmento da lui stesso brevettato col nome di IKB (International Klein Blue). Per l’autore si tratta del tono di blu più perfetto, che viene steso in modo compatto e uniforme, senza alcuna sfumatura, a dimostrare una forte tensione verso una dimensione minimale e assoluta dell’opera d’arte. In questo modo l’IKB, un oltremare saturo e luminoso, finisce per conferire alla replica un nuovo status, caratteristico e pregnante. È il caso de L’Esclave de Michel-Ange (51), dove Klein interviene su di un calco in gesso, in scala ridotta, dello Schiavo michelangiolesco esposto al Museo del Louvre. La riproduzione del capolavoro scultoreo è di scarsissima qualità esecutiva e di nessun valore, ma dopo essere stata immersa nel pigmento IKB, cambia completamente di significato: è proprio il colore blu a celare la mediocrità originaria della piccola figura e a infonderle un nuovo valore, immateriale e astratto. Anche in questo caso il gesto prevale sull’oggetto e un banale calco in gesso può essere trasformato in una vera e propria opera d’arte.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri