Dossier Arte - volume 3 

   9.  DAL DOPOGUERRA ALLA FINE DEL NOVECENTO >> I maestri e i movimenti del secondo Novecento

Jackson Pollock

Nel contesto dell’Espressionismo astratto americano, va inserita la cosiddetta Action Painting (pittura d’azione) di Jackson Pollock (Cody, Wyoming 1912-Long Island 1956), artista anticonformista dalla formazione sregolata e discontinua, che muore prematuramente in un incidente d’auto. Nel 1937, ad appena venticinque anni, Pollock è preda dell’alcolismo e inizia un intenso percorso di terapia psicoanalitica durante il quale, frequentando un ambiente medico colto e progressista, conosce le ultime Avanguardie culturali europee; il successivo incontro con la raffinata collezionista Peggy Guggenheim, che diventa sua mecenate, imprime alla vita dell’artista una svolta positiva e radicale. Nel 1947 rielabora la tecnica del dripping (sgocciolamento) già parzialmente messa a punto da Max Ernst nei primi anni Quaranta. Tale processo prevede che il colore sia estremamente fluido e che sia lasciato cadere in movimento sul quadro, direttamente dai barattoli o da lunghi pennelli usati come bastoni. La tela è adagiata sul pavimento e Pollock è impegnato con tutto il corpo in una sorta di danza che spesso si svolge sulle note del be-bop, un nuovo genere jazz che conduce in musica una ricerca di libertà analoga a quella dell’Informale (24).

Mural

Iniziata durante la Seconda guerra mondiale, Mural (21) è una tela di grandissime dimensioni realizzata alcuni anni prima del perfezionamento della tecnica del dripping. L’opera è descritta dallo stesso Pollock come una «fuga precipitosa degli animali nel West americano, in cui ogni cosa è in movimento attraverso una superficie tumultuosa». Si tratta di una realizzazione fortemente influenzata dalle raffigurazioni spontanee ed elementari dei Nativi americani e dei murales messicani. Mural rappresenta un passo di avvicinamento importante verso l’Espressionismo astratto: infatti, se alcune forme di animali sono ancora vagamente riconoscibili, il segno e il colore sono già protagonisti assoluti, restituendo una realtà ormai del tutto trasformata in senso informale.

Summertime 9A

A una successiva fase artistica, nella quale Pollock sviluppa la tecnica del dripping, risale invece Summertime 9A (22), realizzato con bastoncini di legno e pennelli induriti dai quali il colore gocciola sulla grande tela stesa per terra. Al fine di ottenere gocce diverse, modificate nella dimensione e nella qualità della materia dall’intensità del gesto e dalla forza di gravità, l’artista si muove avanti e indietro sulla tela, in ascolto della parte più profonda della propria anima. Il risultato è un groviglio di segni astratti che comunicano grande energia e dinamismo.

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Convergence

Il dripping raggiunge uno dei suoi più significativi risultati in Convergence (23), un’opera dove schizzi, macchie, gocciolature e finissimi filamenti di colori contrastanti sono combinati a creare l’effetto di una vera e propria esplosione di energia. Osservando il reticolo caotico di segni, in cui ognuno di noi può ritrovare molteplici immagini e sensazioni, si apprezza il movimento che l’artista compie sul campo d’azione rappresentato dalla tela stesa a terra. Questa superficie, che non ha più centro né periferia, è pervasa dalle pulsioni di un artista tormentato e ribelle, che si esprime “gridando”, in assoluta libertà.

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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri