Dossier Arte - volume 3 

   8.  L’ARTE TRA LE DUE GUERRE >> Il Surrealismo

Salvador Dalí

Salvador Dalí (Figueres 1904-1989) fornisce un’originale interpretazione dei temi surrealisti, nonostante la sua posizione nell’ambito del gruppo rimanga piuttosto singolare e la sua mancanza di impegno politico lo porti addirittura a una rottura con Breton.
La sua poetica si discosta notevolmente da quella del conterraneo Miró: Dalí elabora infatti una pittura figurativa di estrema precisione accademica e di virtuosismo tecnico.
La formazione di Dalí si compie all’Accademia delle Belle Arti di Madrid, dove conosce il poeta Federico García Lorca e il regista Luis Buñuel, e frequenta il Museo del Prado. Nel 1926 si reca per la prima volta a Parigi e fa visita a Picasso. Nelle opere di questi anni sono già presenti molti dei motivi che saranno sviluppati successivamente, quando entrerà in contatto con i surrealisti: sin dagli anni dell’Accademia Dalí è attratto infatti dalle teorie psicanalitiche freudiane che lo portano a volgere la propria attenzione al sogno e alle ossessioni sessuali. L’artista lavora anche in ambito cinematografico: nel 1928 scrive con Luis Buñuel la sceneggiatura del film Un chien andalou, capolavoro del cinema surrealista e della storia del cinema tout court.

L’asino putrefatto

Nell’estate del 1928 realizza alcuni quadri caratterizzati dalla sperimentazione di materiali extrapittorici, come sughero, sabbia, spago, ghiaia, che recupera sulla riva del mare. L’asino putrefatto (42) ne è un esempio. In quest’opera, in cui il tema della morte e del disfacimento del corpo contrasta con il colore chiaro e tranquillizzante dello sfondo, si possono rintracciare una suggestione derivante dalle forme biomorfiche di Arp e di Miró e uno sbilanciamento verso la non figurazione – anche se, in realtà, Dalí sarà sempre critico verso l’astrazione.

Mercato di schiavi con il busto invisibile di Voltaire

Attuando uno scavo continuo nell’inconscio e nella memoria, Dalí mette in scena sulla tela le sue ossessioni, le sue angosce più profonde, le sue pulsioni. Egli elabora una poetica specifica: il “metodo paranoico critico”, che per la prima volta viene da lui annunciato in un articolo pubblicato sulla rivista “Le Surréalisme au service de la Révolution”. Si tratta di un «metodo spontaneo di conoscenza irrazionale basato sull’oggettivazione critica e sistematica delle associazioni e interpretazione dei fenomeni deliranti». In base a questo metodo Dalí esalta le ambiguità percettive, come si vede nel Mercato di schiavi con il busto invisibile di Voltaire (43), dove lo sguardo dell’osservatore oscilla alternativamente tra i due soggetti del quadro – il mercato e il busto – senza la possibilità di uscire dall’ambiguità della visione.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri