Dossier Arte - volume 3 

   8.  L’ARTE TRA LE DUE GUERRE >> L’École de Paris

Amedeo Modigliani

Per un gioco di assonanze che ben definiscono la vita dissoluta di Modigliani, l’artista è chiamato a Parigi “Modì”, ovvero maudit, “maledetto”.
Amedeo Modigliani (Livorno 1884-Parigi 1920), di origine ebrea, dopo una prima formazione a Firenze e a Venezia, nel 1906 si trasferisce nella ville lumière, risiedendo dapprima a Montmartre, vicino al Bateau-Lavoir, per poi stabilirsi a Montparnasse. Seppur egli frequenti i luoghi dei cubisti, la loro ricerca lo lascia piuttosto indifferente: di forte impatto è per lui l’opera di Cézanne. Della sua prima produzione si conosce ben poco, in quanto molte opere sono state da lui distrutte.
Modigliani muore precocemente, nel 1920, colpito dalla turbercolosi e provato da un’esistenza dissoluta, tormentata, piena di eccessi. La sua opera eserciterà un particolare fascino su quegli artisti italiani che nel corso degli anni Venti si opporranno alla pittura ufficiale del Novecento e al clima del Ritorno all’Ordine per esplorare percorsi più eterodossi, come la romana Scuola di Via Cavour (► p. 371).

Testa di donna

Nel 1909 Modigliani conosce Brancusi, che stimola il suo interesse per l’arte primitiva e lo incita a dedicarsi alla scultura. La ricerca plastica, in effetti, lo assorbe quasi totalmente sino al 1914 e sarà fondamentale per mettere a punto il suo inconfondibile stile pittorico. Realizza in questi anni teste e cariatidi, influenzate dalla purezza delle sculture brancusiane e dalle forme essenziali della statuaria negra, di cui si può vedere un esempio nella Testa di donna (25). Modigliani guarda inoltre alla scultura arcaica medievale. Suoi materiali privilegiati sono la pietra e la terra calcarea, particolarmente adatti per esplorare forme essenziali che si rifanno alla scultura primitiva. L’opera si caratterizza, infatti, per l’imponenza della testa, il cui volume è legato indissolubilmente al blocco di arenaria, e per il dichiarato arcaismo di derivazione gallica o celtica, riletto alla luce della scultura a lui contemporanea, come la prima versione del Bacio (1907-1908) di Brancusi.

Jeanne Hébuterne con grande cappello

Consapevole della lezione classica e rinascimentale italiana legata alla purezza del disegno e all’esperienza a lui più vicina di Fattori e dei macchiaioli toscani, nel 1914 Modigliani riprende a dipingere, realizzando una serie di ritratti di amici e personaggi che appartengono al suo universo quotidiano. Sono personaggi dai volti e dai colli allungati, disegnati con un tratto fluente e riassuntivo. Il loro sguardo, segnato da grandi ovali senza pupille e perso nel vuoto, sospende le figure in una dimensione atemporale e silenziosa. Ritrae, fra gli altri, i suoi mercanti, Léopold Zborowski, gli amici artisti Soutine, Picasso e Kisling, la sua amata Jeanne Hébuterne. Modigliani conosce la donna nel 1917. Con la giovane diciannovenne, che ritrae in numerosi dipinti, intraprende un’intensa relazione amorosa, tanto che la donna morirà suicida il giorno dopo la morte dell’amante. Jeanne (26) è qui raffigurata in una posa intermedia tra la veduta frontale e quella di tre quarti. Il volto, tratteggiato con una linea disegnativa armonica e fluente, è racchiuso in una forma ovale perfetta, valorizzata dal gioco cromatico di colori caldi che si istituisce tra l’incarnato, i capelli, l’interno della tesa del cappello e lo sfondo. La stesura compatta e uniforme del colore del viso, bagnato da una calda luce estiva, contrasta con la materia pittorica dello sfondo, più spessa e corposa. Gli occhi, dipinti di azzurro, conferiscono al dipinto un effetto evocativo, come se la figura fosse avvolta in una dimensione sospesa, assorta nei propri pensieri – dimensione accentuata altresì dal gesto della mano allungata che si appoggia sul mento.

Ritratto di Paul Guillaume seduto

Per la posa del Ritratto di Paul Guillaume (27), suo amico e collezionista, Modigliani si serve di una serie di scatti fotografici realizzati all’interno dello studio, che però trasforma attraverso una scelta formale estremamente soggettiva e innaturale. Guillaume è raffigurato seduto in una posizione leggermente inclinata sullo schienale della sedia, con il braccio piegato sul piano d’appoggio. Sullo sfondo sono scritti il titolo dell’opera e la data, elementi che diventano componenti formali del dipinto, come nelle ricerche cubiste. Lo spazio è compresso, tanto che il ritratto sembra schiacciato sul primo piano. Ciò che colpisce è il volto, che raffigura Paul Guillaume con un solo occhio, perché, come spiega l’artista, con un occhio l’amico guarda il mondo e con l’altro guarda in se stesso.

Grande nudo disteso

Dal 1916 Modigliani realizza alcuni nudi femminili, tra cui Grande nudo disteso (28), in cui la linea e la pittura si caricano di una raffinata sensualità. In occasione dell’esposizione alla galleria di Berthe Weill a Parigi, questi dipinti suscitano scandalo, tanto che la polizia interviene minacciando di sequestrare le opere se la mostra non fosse stata chiusa. Sembra una reazione spropositata, visto che il tema del nudo è comunque presente nella pittura d’avanguardia, da Matisse a Picasso. Forse lo scandalo è generato dal taglio della rappresentazione, che elimina la distanza che si crea tra realtà e finzione pittorica, avvicinando queste immagini a scene colte direttamente nell’intimità domestica. Il corpo nudo dalle forme sensuali è disteso su tessuti dalle calde cromie rosse. Il braccio destro è ripiegato nell’incavo tra la spalla e il collo, mentre quello sinistro, disteso oltre la testa e i capelli sciolti, attornia il profilo del volto della donna colta in una dimensione intima e silenziosa di riposo.

Dossier Arte - volume 3 
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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri