Constantin Brancusi
Terminati gli studi in Romania, sua terra d’origine, Constantin Brancusi (Hobiţa-Peştişani1876-Parigi 1957) arriva a Parigi nel 1904, costretto a viaggiare a piedi da Monaco a causa della mancanza di denaro. Nella capitale francese completa la propria formazione presso l’Académie des Beaux-Arts e per breve tempo frequenta lo studio di Auguste Rodin, sebbene le suggestioni più forti gli derivino dalla scultura negra e da quella primitivista di Derain e Picasso. È piuttosto appartato: ha lo studio in un quartiere rurale vicino a Montparnasse (oggi ricostruito in base alle foto dell’epoca su progetto di Renzo Piano di fronte al Centre Pompidou), frequenta Modigliani, il musicista Erik Satie e Marcel Duchamp.
Si racconta che nell’autunno del 1912, in compagnia di Léger e Duchamp, abbia visitato la Mostra dell’aereonautica al Grand Palais di Parigi. All’improvviso, di fronte a una grande elica, Duchamp, rivolgendosi a Brancusi, esclama: «La pittura è finita. Chi saprebbe fare di meglio di questa elica? Di’, tu ci riusciresti?». E se Duchamp, di lì a poco, realizza il suo primo ready-made, sancendo la fine della pittura e dell’arte tradizionale, Brancusi elabora il proprio concetto di modernità in tutt’altra direzione. Esplora l’essenza della forma pura. «La semplicità non è un fine dell’arte – scrive – ma si arriva alla semplicità malgrado se stessi avvicinandosi al senso reale delle cose. La semplicità è la complessità stessa – ti devi nutrire della sua essenza per comprenderne il valore».