Il fattorino
Disagio, senso di solitudine ed emarginazione sono i protagonisti di alcuni ritratti di Soutine, in particolare
quelli della serie dedicata ai lavoratori in divisa, come un pasticcere, un cameriere ai piani, una
cuoca. La divisa contribuisce a rendere anonimi i soggetti scelti e permette all’artista di concentrarsi
su altri elementi della composizione, quali linee, perimetri e colori. Si fanno evidenti i riferimenti
all’impianto strutturale dei dipinti dell’amico Modigliani, alle accensioni coloristiche e materiche
espressioniste, ma anche allo studio della pittura di El Greco. Si veda a tal proposito Il fattorino (22): il giovane che occupa la tela ha il volto trasfigurato, segnato da uno strabismo fisico che allude
a quello interiore, quasi inciso nel corpo della materia pittorica con una pennellata nervosa e contorta di matrice
vangoghiana. La figura è colta in una posa inusuale per la ritrattistica tradizionale, con le gambe
divaricate e le mani deformate e ossute sui fianchi, abbigliata con divisa e cappellino rosso infuocato.
Sembra fuoriuscire con intenso pathos dallo sfondo scuro che la avvolge. Soutine concentra la spinta
espressionista sulla tonalità della pelle del viso e sul materiale della divisa – una livrea rossa
accesa su uno sfondo blu – seconda pelle che ricorda la pelle di un animale o i tessuti del corpo.
Come osserva il critico Marco Vozza «Soutine ci appare come un esistenzialista che ha rivelato la
disperata solitudine dell’individuo, il suo smarrimento in un mondo a lui estraneo […], lo stupore
e il raccapriccio di un’avventura senza approdo».