Dossier Arte - volume 3 

   7.  LE AVANGUARDIE STORICHE >> Espressionismi

Karl Schmidt-Rottluff

Nei mesi invernali gli artisti di Die Brücke si incontrano nei loro studi, condividendo pensieri sulle proprie ricerche e sull’arte, mentre in estate si recano insieme a dipingere nella campagna alla periferia di Dresda, in luoghi incontaminati lontani dalla vita cittadina, quasi alla ricerca di un Eden perduto. Temi ricorrenti sono quelli della casa isolata e delle figure nude immerse nella natura. Si tratta per lo più di soggetti singoli, delineati con linee spigolose che rivelano una forte suggestione tanto per il primitivismo dell’arte negra quanto per il segno tagliente della xilografia.
L’artista più giovane del gruppo espressionista tedesco è Karl Schmidt- Rottluff (Chemnitz 1884-Berlino 1976), a cui si deve anche la scelta del nome del gruppo.

Case di notte

Il suo tema prediletto è il paesaggio costruito unicamente con il colore – un colore che rivela una carica gestuale per certi aspetti affine a quella di De Vlaminck, essendo entrambi memori della lezione vangoghiana. In Case di notte (11), per esempio, la propensione verso una pittura urgente e istintiva si esplicita attraverso una pennellata densa e sommaria che frantuma la forma. Assente una prospettiva tradizionale, la spazialità è sconvolta, ad accentuare la dimensione spettrale e visionaria del paesaggio urbano che riflette una condizione umana di disagio e turbamento.

Emil Nolde

Dopo aver fatto conoscenza con Schmidt-Rottluff, anche Emil Nolde (Nolde 1867-Seebüll 1956) si unisce a Die Brücke. Il suo vero nome è Emil Hanse, ma egli sceglie come pseudonimo quello della sua città natale al confine fra Germania e Danimarca.
Incline al misticismo e pervaso da un profondo spirito religioso, Nolde realizza cicli di opere dal soggetto biblico ed evangelico, in cui si evidenzia una particolare attenzione per la pittura di Munch e per il senso del grottesco di Ensor. Dopo un viaggio nelle isole del Pacifico, si accentua il suo spiritualismo che raggiunge l’acme in una serie di paesaggi costruiti unicamente con il colore. «I colori hanno una loro propria vita – svela l’artista – sono piangenti e ridenti, caldi e santi, come canzoni d’amore e d’erotismo, come canti e splendidi corali […]. Dipingendo avrei voluto che i colori, tramite me come pittore, si sviluppassero sulla tela con la medesima conseguenza con cui la natura stessa crea le sue figure, come si formano i minerali e le cristallizzazioni, come crescono il muschio e le alghe, come sotto i raggi del sole deve schiudersi e sbocciare il fiore».

Mare d’autunno I

Tale poetica si esplicita in opere come Mare d’autunno I (12), in cui i colori perdono ogni funzione descrittiva, spingendosi a esplorare una dimensione lirica ed emotiva che raggiunge risultati prossimi all’astrazione. Il paesaggio si riduce a macchie e ampie campiture di colore che scandiscono in piani orizzontali la superficie della tela. Lavorando con la spatola, l’artista riesce a trasmettere anche la forza del mare e il movimento delle nuvole in cielo.

Ernst Ludwig Kirchner

Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg 1880-Davos 1938) studia Architettura al Politecnico di Dresda, dove entra in contatto con Heckel e Schmidt-Rottluff, con i quali fonda Die Brücke e ne diventa il leader. I primi soggetti trattati nella sua pittura sono il paesaggio e il ritratto. I dipinti, dalle forme molto semplificate ed essenziali, sono realizzati mediante l’utilizzo di campiture piatte di colore e con un segno nero e spezzato che riflette l’interesse dell’artista per l’arte primitiva africana, per le stampe giapponesi, per la pittura rinascimentale tedesca e per l’antica tecnica xilografica che egli pratica con grande abilità, trasferendo, appunto, le seduzioni formali del segno inciso nelle forme spigolose della sua pittura. Suoi punti di riferimento sono inoltre i maestri moderni, da Van Gogh a Gauguin, da Munch a Ensor.
Nel 1911 Kirchner si trasferisce a Berlino, dove i soggetti della città e della strada diventano centrali nella sua riflessione. La veduta urbana permette di affrontare temi sociali e di denuncia che rivelano la problematica condizione dell’uomo contemporaneo nella metropoli di inizio secolo.

Cinque donne per strada

Inquietudine e incomunicabilità sono i sentimenti che affiorano guardando Cinque donne per strada (13), dove le figure dai contorni filiformi e taglienti – probabilmente prostitute – sovente paragonate alle figure di Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553), si stagliano su uno sfondo giallo acido, in una spazialità turbata. Spesso le vedute di piazze vuote e dei personaggi sulla strada sono deformate, come se l’immagine si riflettesse attraverso uno specchio, trasformando così la veduta in una visione allucinata e angosciante, a evidenziare la condizione di disagio e degenerazione.
Uno dei soggetti ricorrenti nella pittura di Kirchner è quello della prostituta, seducente, con sembianze conturbanti e allo stesso tempo grottesche, da cui traspare un fascino quasi demoniaco: considerata come femme fatale che non concede sentimenti, essa conduce l’uomo nel baratro.

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Scena di strada berlinese

Anche Scena di strada berlinese (14) fotografa un momento di vita cittadina. In mezzo a una folla anonima, cieca – gli occhi delle figure non a caso sono spesso rappresentati con delle marcate linee nere – avanzano due prostitute verso altrettanti personaggi maschili, l’uno di schiena e l’altro con lo sguardo rivolto a destra. Ciò che colpisce immediatamente è la stilizzazione e la semplificazione dei volti delle donne e dell’uomo sulla destra, come se fossero delle maschere africane, in una brutalità accentuata altresì dal colore, giocato sulle tinte fredde dei blu cui fa da contrappunto il rosso dell’abito della donna sulla sinistra. La prospettiva inesatta, che dà un senso di schiacciamento, e le forme allungate e taglienti come lame sembrano delineare figure demoniache.
Durante la Prima guerra mondiale Kirchner si arruola come volontario, ma ben presto viene congedato per la sua instabile condizione psichica. L’incomunicabilità e l’angoscia non sono soltanto temi della sua pittura: più ampiamente riflettono la sua problematica condizione esistenziale che dopo la guerra sfocerà in una profonda malattia, che lo condurrà al suicidio nel 1938.

Dossier Arte - volume 3 
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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri