Die Brücke da Dresda a Berlino

   7.  LE AVANGUARDIE STORICHE >> Espressionismi

Die Brücke da Dresda a Berlino

Nel 1905 un gruppo di studenti di architettura di Dresda dà vita al gruppo Die Brücke, il Ponte, di cui fanno parte Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel (Döbeln 1883- Radolfzell am Bodensee 1970) (9), Karl Schmidt-Rottluff, a cui successivamente si uniscono Emil Nolde, Max Pechstein (Zwickau 1881-Berlino 1955) e altri artisti. 

Scrive Kirchner, teorico e maggiore personalità del gruppo: «Animati dalla fede del progresso, in una nuova generazione di creatori e spettatori, noi ci appelliamo a tutta la gioventù, e come la gioventù che è portatrice dell’avvenire vogliamo portare la libertà di agire e di vivere di fronte alle vecchie forze tanto apprezzate. Sono con noi tutti quelli che riproducono con immediatezza ciò che li spinge a creare». Il Ponte si propone dunque come un collegamento fra le varie forze innovatrici dell’arte, come legame ideale tra presente e futuro. Probabilmente questa definizione è ispirata dal passo di Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche in cui si legge: «L’uomo è una fune tesa tra il bruto e il superuomo; una fune sopra l’abisso, un pericoloso andare di là, un pericoloso essere in cammino, un pericoloso guardare indietro, un pericoloso rabbrividire e arrestarsi. Ciò che è grande nell’uomo è d’essere un ponte e non uno scopo». 

La prima esposizione del gruppo si tiene nel 1906, in una fabbrica di lampadine alla periferia di Dresda, in occasione della quale è stilato un manifesto di intenti poetici (10), a differenza di quanto avviene nel contesto artistico francese, dato che i fauves non sono mai stati un gruppo organizzato e ufficialmente riunito attorno a un documento.
Le differenze fra Die Brücke e i fauves non si fermano tuttavia qui, in quanto l’Espressionismo tedesco è caratterizzato da un angoscia esistenziale, da uno spirito politico e drammatico che alla gioia di vivere e allo slancio vitale dei fauves contrappone l’ansia, il tormento e il disagio dell’uomo contemporaneo e all’interesse per il pensiero di Bergson contrappone la visione irrazionale e tragica derivante dalle letture di Schopenhauer e Nietzsche.
Dal punto di vista formale, gli artisti del gruppo sostituiscono il decorativismo della linea con l’esplorazione di forme spigolose e spezzate suggerite dall’arte gotica e primitiva, così come dalla pratica di tecniche grafiche antiche, come la xilografia, ovvero l’incisione su legno, considerata una tecnica primitiva e popolare legata all’identità artistica tedesca. I loro colori, stesi in campiture ampie e piatte, si fanno più acidi e freddi rispetto alle tonalità calde predilette dagli artisti fauves.
Modelli di riferimento per gli artisti tedeschi sono le ricerche emotivamente più coinvolte e più violente di Van Gogh e soprattutto di Munch ed Ensor, mentre è assente quella riflessione sulla scomposizione del colore di accezione pontilliste, derivante dall’attenzione per le ricerche neoimpressioniste che costituiscono invece un transito fecondo per Matisse e gli altri artisti francesi.
Nel 1911 il gruppo si sposta a Berlino per poi sciogliersi nel 1913. Il trasferimento coincide anche con un cambiamento di temi e soggetti. Se nella prima fase, a Dresda, i temi prediletti sono il ritratto, il nudo e le vedute della campagna alla periferia di Dresda, nella fase berlinese si riscontra un maggiore approfondimento di soggetti legati al paesaggio urbano, con un’accentuazione di temi che riflettono il malessere e l’angoscia dell’uomo contemporaneo nella città moderna.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri