Se la generazione impressionista e postimpressionista aveva subìto il fascino per il giapponismo – non
solo come seduzione verso un gusto esotico, ma soprattutto per il nuovo universo linguistico che
si diffuse attraverso le stampe giapponesi – le Avanguardie di inizio secolo scoprono le arti extraeuropee,
da quelle indiane a quelle americane e precolombiane, da quelle africane a quelle oceaniche.
Guardare all’arte primitiva significava per la nuova generazione di artisti dell’Avanguardia esplorare
un nuovo universo formale, primigenio e spontaneo, svincolato dai rigidi dettami accademici dell’arte
occidentale. Permetteva dunque di riscoprire una dimensione più libera, genuina e magica, che ricordava
l’arte infantile o le svariate forme della pittura e della scultura prerinascimentale.
L’arte primitiva
Nel corso del primo Novecento il museo etnografico diventa un luogo frequentato dagli artisti: Picasso,
De Vlaminck, Derain, Kirchner e il surrealista Max Ernst, per citare solo alcuni nomi. Contemporaneamente,
nei mercatini antiquari parigini iniziano a circolare oggetti e maschere negri che approdano ben
presto negli studi degli artisti.
In più di una circostanza De Vlaminck ricorda il suo primo incontro con l’arte africana al Musée
du Trocadéro. Di fronte a una scultura africana mostrata a Derain ebbe a dire che sembrava “bella
tanto quanto la Venere di Milo”. L’acquisto da parte sua di due sculture negre è presto imitato da
Matisse, Picasso e Derain; quest’ultimo, durante il suo viaggio a Londra nel 1906, visita le collezioni
etnografiche e descrive con entusiasmo a Matisse le sculture maori, «generate dalla luce più intensa
e destinate a mostrarsi nella luce più intensa».
Nelle Bagnanti di Derain, oltre al debito cézanniano, si evidenzia una semplificazione delle
forme che suggerisce una fascinazione per la scultura africana e in particolare per le maschere nigeriane
ibo.
Il tema del nudo primitivistico è ripreso anche da Matisse, sia in pittura sia in scultura. Nel
Nudo blu sono stravolti i canoni classici del nudo per quanto riguarda le proporzioni, la
posa e i lineamenti, proprio perché il modello di riferimento è attinto dalla scultura africana.
La moda del primitivismo non è circoscritta all’ambiente parigino. Anche gli espressionisti tedeschi
subiscono una forte fascinazione per opere d’arte, sculture, maschere e idoli africani e oceanici
che ben si relaziona ai principi della loro poetica basata sulla ricerca di un’arte primordiale,
selvaggia e mistica. Fra i tanti esempi, possiamo citare il ritratto di Marcella di Kirchner,
che ritrae la giovanissima modella dell’artista in una posa contratta, malinconica e misteriosa.
I tratti essenziali e spigolosi, così come i colori non naturalistici, evidenziano la suggestione
dell’artista per l’universo formale dell’arte africana che si unisce, come già ampiamente osservato,
alla fascinazione per il tratto essenziale e spezzato dell’incisione xilografica.