Dossier Arte - volume 3 

   6.  LA BELLE ÉPOQUE >> L’Art Nouveau

Il bacio

Dall’abbraccio materno de Le tre età, nel 1907 Klimt passa a un abbraccio amoroso che gli vale numerose lodi e l’acquisto per le collezioni dello Stato austriaco una volta presentato alla mostra del Kunstschau a Vienna nel 1908. Il Bacio (21) è una celebrazione appassionata, e al contempo delicata ed estatica, dell’amore, reso attraverso il tratto incisivo delle mani e dei volti dei due amanti immersi in un arabesco gioioso. La striscia di prato fiorito dona un ancoraggio alle due figure che si stagliano contro un fondo completamente astratto, una sorta di cielo punteggiato di pagliuzze dorate. L’oro è nuovamente il colore predominante, scelto per gli abiti, per l’aureola protettiva che avvolge gli amanti e per l’edera che scende sino ai fiori in primo piano. A mala pena le due figure si distinguono se non nel contrasto del motivo decorativo, soluzione che negli stessi anni Klimt sta sperimentando anche in Casa Stoclet a Bruxelles.

L’albero della vita

Klimt aveva iniziato la sua carriera realizzando la decorazione interna di importanti edifici, come per il Burgtheater, per il Kunsthistorisches Museum e per numerose abitazioni affacciate sul Ring, la via più signorile di Vienna. Quando nel 1904 Hoffmann progetta l’abitazione per l’industriale Adolphe Stoclet a Bruxelles invita Klimt a realizzare la decorazione della sala da pranzo. L’artista progetta un insieme decorativo di grande efficacia nel quale pavimento, mobilio e pareti si esaltano vicendevolmente nel contrasto tra forme squadrate e le spirali del grande Albero della Vita (22). Klimt immagina infatti un pannello con una decorazione puramente astratta per la parete del lato corto mentre sulle due pareti del lato lungo corrono in pendant gli stralci stilizzati dell’albero che fanno da sfondo a due figure allegoriche: l’Attesa e il Compimento.
I cartoni preparatori per le raffigurazioni destinate alle due pareti frontali di Casa Stoclet e conservati oggi a Vienna, rispettano fedelmente il risultato finale, testimoniando una modalità lavorativa estremamente puntuale basata su un disegno preciso e dettagliato. La tecnica mescola tempera, acquerello, gessetti, matite e inserti in oro e argento. Restano alcune annotazioni a matita riferite a piccole modifiche da apportare in corso d’opera. Nonostante siano dei bozzetti, i due pannelli per Casa Stoclet presentano la complessità e la preziosità dell’opera finita. L’attesa (23) ha la forma di una danzatrice dalle suggestioni egiziane: ripresa frontalmente, ha il volto posto di profilo e gli occhi marcati da un profondo contorno che guardano in lontananza. La posa della testa accentua la pettinatura curiosa e innaturalmente rigonfia sul retro. Le lunghe mani sono fermate in un momento della danza. Il busto della donna è ancora vagamente leggibile benché sia ricoperto di monili. L’abito, smisuratamente lungo, ne appiattisce la figura contro lo sfondo. La stoffa è composta da un’alternanza di triangoli, alcuni colorati, altri decorati con gli stessi riccioli dorati dell’albero della vita. Tutto concorre a creare una dimensione decorativa serrata che condivide con il pannello posto nella parete di fronte, nel quale si riconosce la presenza di piccoli occhi stilizzati e lo stesso movimento dei tralci. Al di là di questi dettagli, Il compimento (24) è compositivamente assai differente: le due figure sono rappresentate in un atteggiamento di pace e realizzazione – e non nell’attimo di sospensione di un gesto – e i motivi decorativi dell’ampio mantello dell’amante sono in prevalenza cerchi o imitano motivi fitomorfi. L’abbraccio tra i due amanti – che Klimt aveva già presentato anche per il Fregio di Beethoven (► pp. 234-235) – torna qui a simboleggiare Il compimento, ovvero il ricongiungimento degli amanti. Le figure umane sono riconoscibili solo attraverso la testa e le braccia che terminano in mani ossute. Il fregio di Casa Stoclet rappresenta l’apice della tendenza ornamentale klimtiana. Tridimensionalità e anatomia sono elementi inesistenti nella pittura dell’artista in cui ogni dettaglio diviene il tassello di un complesso programma decorativo. Klimt mescola ancora una volta le differenti fonti visive: la geometria, l’arte egizia, il mondo della natura, la simbologia religiosa orientale. I pannelli definitivi sono realizzati e montati nel 1911 e si trovano tutt’oggi a Bruxelles.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri