Le tre età della donna
Il decorativismo di Klimt, piatto, elegante ed eclettico, sancisce un gusto che trova ampio consenso in Europa fino allo scoppio della guerra. Quando, infatti, all’Esposizione Nazionale di Roma del 1911 viene presentato Le tre età della donna
(20), un dipinto di sei anni precedente, lo Stato italiano si premura di acquistarlo per le collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, a prova di come lo stile secessionista fosse ancora avvertito come moderno ed esemplare. La tela, di formato quadrato come spesso accade nella produzione klimtiana, è un’ allegoria di tre fasi della vita, esemplificate
da tre figure femminili di età differenti. La giovane madre che stringe al petto la figlia appare in stridente contrasto con l’impietosa drammaticità della vecchiaia. La donna anziana, figura dominante dell’opera, occupa il centro della scena: il suo corpo è ormai cadente e i lunghi capelli grigi corrono lungo il fianco mentre il volto affonda nella mano sinistra. La durezza della figura, la mano destra allungata in modo sproporzionato e la sfrontata trattazione del corpo invecchiato anticipano il tratto asciutto e spigoloso di Egon Schiele (► p. 258). Le tre figure sono avvolte da un bozzolo coloratissimo di forte impatto decorativo, mentre la maggior parte dello sfondo è trattata con inedita sobrietà, divisa semplicemente tra una grande balza nera e una superficie bruna irregolare, una soluzione che prelude all’Astrattismo.