6.  LA BELLE ÉPOQUE


Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer, particolare, 1907, olio su tela. Vienna, Österreichische Galerie Belvedere.

Con l’approssimarsi della fine dell’Ottocento e dell’inizio del nuovo secolo, si apre la cosiddetta Belle Époque, “l’epoca bella” per antonomasia della moderna storia europea. L’espressione fa riferimento ai fasti della vita condotta nelle metropoli europee di inizio Novecento, che costituiscono una società cosmopolita intenta a celebrare i propri riti mondani tra viaggi all’estero, spettacoli teatrali e musicali e raffinati ricevimenti nei salotti frequentati da poeti, musicisti e letterati. 

Mentre le città europee sono il teatro della frenesia e della velocità della vita moderna, il progresso scientifico e tecnologico continua a dare i suoi frutti, stimolando grandi trasformazioni economiche e permettendo un’inedita diffusione del benessere, sia pure segnata da forti squilibri e ineguaglianze.
L’aprirsi del nuovo secolo è ben rappresentato da un’innovazione tecnologica e culturale che avrà grandissimo impatto sulla cultura mondiale fino ai giorni nostri: l’invenzione del cinema. L’idea di modernità è strettamente legata a quella di velocità e movimento: il cinema, ossia la riproduzione in movimento di scatti fotografici consecutivi, traduce in modo tangibile queste idee. Dopo gli esperimenti tardo-ottocenteschi di George Eastman e Thomas Edison, il 28 dicembre 1895 i fratelli Louis e Auguste Lumière mostrano in pubblico, a Parigi, il funzionamento dell’apparecchio chiamato cinématographe. La sorpresa e lo stupore alla visione delle immagini in movimento è tale che alcuni spettatori, vedendo sullo schermo un treno entrare in stazione, fuggono dalla sala.

Arte e mercato

Con l’estendersi del fenomeno dell’imperialismo, che comporta la colonizzazione di territori sempre più estesi in Africa, Asia ed Estremo Oriente, e con l’apertura del mercato giapponese, nel 1853, giungono in Europa prodotti esotici la cui influenza avrà importanti riflessi anche nello sviluppo delle arti. L’abbondanza che caratterizza la produzione industriale si osserva anche nell’ambito delle arti figurative; quadri e sculture, inoltre, sono trattati secondo criteri sempre più simili a quelli di altre merci. Nel celebre saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1936), il filosofo tedesco Walter Benjamin affronterà il problema dell’arte nella società di massa, individuando nella perdita dell’“aura” dell’opera d’arte – cioè del valore magico-sacrale e dell’unicità che possedeva nei secoli precedenti – un aspetto centrale della modernità. L’opera d’arte acquisisce una funzione di esibizione e, in virtù della sua riproducibilità (si pensi alla fotografia e al cinema), diviene accessibile a tutti.
Le richieste del mercato, dettate dai gusti delle nuove classi emergenti, finiscono per influenzare in modo decisivo anche la produzione artistica. Nel campo delle arti applicate, il desiderio di opulenza, per la verità già diffuso nel Secondo Impero francese e nella Gran Bretagna della regina Vittoria, porta alla riproduzione in scala industriale di manufatti realizzati in origine come pezzi unici. Creati dapprima con materiali preziosi, essi vengono serializzati usando materiali meno pregiati, allo scopo di dare lustro ai salotti borghesi.

Un’età di contraddizioni

Il volgere del secolo, però, non è solo un’età di opulenza e spensieratezza. Alla diffusione del benessere si contrappongono elementi di segno del tutto opposto, che concorrono a determinare una situazione fortemente contraddittoria. Mentre le sale da ballo brulicano di vita mondana, sullo sfondo il disagio sociale cresce, i movimenti anarchici e socialisti si radicalizzano e le tensioni politiche e militari aumentano. In Francia il sindacalismo rivoluzionario di Georges Sorel esalta il ruolo della violenza proletaria e dello sciopero generale inteso come atto preparatorio della insurrezione. Grazie all’opera e all’azione di Lenin (che nel 1902 pubblica il saggio Che fare?, in cui contesta aspramente la prassi politica della socialdemocrazia) nasce inoltre il movimento comunista internazionale, che troverà ampi consensi, oltre che in Russia, anche nell’Europa occidentale.
Mentre in Italia la cosiddetta svolta liberale di fine secolo apre un decennio di tentativi di riforma e di allargamento della partecipazione politica, in Europa le tensioni crescono inesorabilmente. Le ideologie nazionaliste e razziste pervadono l’opinione pubblica di tutti i Paesi e incitano i governi a una corsa agli armamenti che, già nel secondo decennio del secolo, sfocerà in guerra aperta nell’area balcanica. I Balcani, “polveriera d’Europa”, costituiranno il principale teatro degli eventi che condurranno alla Prima guerra mondiale.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri