DOSSIER: Il Quarto Stato

   dossier l'opera 

Giuseppe Pellizza da Volpedo

IL QUARTO STATO

Il tempo e il luogo

Il Quarto Stato è un dipinto che conosce numerose fasi d’elaborazione: dopo uno schizzo preparatorio del 1891, noto col titolo Ambasciatori della fame, nel luglio del 1895 Pellizza inizia una versione su tela, Fiumana, più esasperata nel contrasto cromatico. Infine nel 1902 presenta alla Quadriennale di Torino la versione portata a termine in tre anni di lavoro assiduo nel suo studio, il cui soffitto era stato appositamente rialzato e dotato di un lucernario per poter lavorare sulla tela studiandone la caduta della luce con la corretta angolazione.

La descrizione e lo stile

Il Quarto Stato del titolo è la classe operaia, raffigurata mentre marcia unita in segno di protesta per ottenere condizioni e un salario più equi. L’autore stesso spiega come il quadro voglia «simboleggiare le più grandi conquiste che i lavoratori vanno facendo tuttodì nel mondo attuale». Pellizza realizza un’opera capace di rappresentare un’Italia che assiste a complesse trasformazioni sociali: la nascita del socialismo, l’affermazione del Verismo in letteratura, l’avvento di un’arte sensibile alle problematiche sociali e capace di una denuncia espressa anche attraverso la tecnica divisionista. Per sua stessa ammissione, il Divisionismo è la soluzione più idonea a esprimere “le moderne idealità” del dipinto.
Il gruppo centrale, costituito dai due uomini e dalla donna col bambino, è seguito da una folla compatta di persone che procedono discutendo tra loro. La gestualità del gruppo retrostante segue una linea ondulata che ne accompagna l’incedere. I personaggi hanno un aspetto reale rendendo emotivamente coinvolgente la scena, lezione appresa dai romantici francesi; è il risultato di lunghe giornate di posa di persone vere, come la figura centrale che ritrae l’amico Giovanni Zarri e la donna accanto che ha i tratti della moglie dell’artista stesso.
I colori puri si sovrappongono ad ampie zone preparate a monocromo che riproducono l’intensità delle tinte illuminate da una luce zenitale.
Da un punto di vista formale Pellizza recupera modelli classici: la fiumana di persone è narrata tenendo conto di capolavori del Rinascimento, da La Scuola di Atene di Raffaello – che Pellizza conosce grazie alle riproduzioni fotografiche dei Fratelli Alinari – al Cenacolo di Leonardo. Anche il volteggiare della gonna della donna ricorda il movimento dei panneggi della statuaria greca.
Su queste basi l’artista sviluppa una processione di figure che assumono la sacralità di icone; il soggetto popolare si erge a simbolo della lotta dei lavoratori.
I personaggi volgono le spalle al crepuscolo poiché simbolicamente si dirigono verso la luce del loro futuro, nel quale il lavoro avrà il giusto riconoscimento. È una marcia pacifica, nella consapevolezza che il Paese stava cercando un nuovo assetto sociale.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri