DOSSIER: Il Ritratto di Emiliana Concha de Ossa (detto Pastello bianco)

   dossier l'opera 

Giovanni Boldini

IL RITRATTO DI EMILIANA CONCHA DE OSSA

(detto Pastello bianco)

Il tempo e il luogo

Nel 1888 Boldini scrive: «Ho fatto sei grandissimi ritratti al pastello, tutti di signore americane del Sud, il pastello è ormai diventato di moda, hanno trovato anche il modo di fissarlo senza alcuna alterazione nel colore, cosa fin qui giudicata impossibile. Ora sto finendo l’ultimo…». Tra le signore sudamericane citate dall’artista c’è anche Emiliana Concha de Ossa (1862-1905), la minore delle tre sorelle del diplomatico Ramón Subercaseaux e dunque zia del bambino ritratto nel 1891.

La descrizione e lo stile

Boldini immortala Emiliana Concha de Ossa en plein beauté: la figura slanciata, un ovale perfetto, il collo lungo evidenziato da un nastro nero, le spalle minute appena sfiorate dalla seta leggera dell’abito. Le dimensioni del dipinto permettono di sviluppare la figura su una scala pressoché fedele al reale, che rende il ritratto ancora più vivido. Allo stesso tempo riprende la tradizione del ritratto internazionale, ovvero con la figura stante e di grande formato. La giovane ha uno sguardo intenso che ne rivela la personalità curiosa e vivace. L’abito è talmente impalpabile, reso attraverso sottili sovrapposizioni di grigio e di bianco, da far sembrare che il corpo della donna stia fluttuando. La prospettiva creata da Boldini è completamente irreale: a destra la stanza si chiude con una porta, a sinistra la sedia sembra osservata dall’alto. Anche la figura stessa della fanciulla, nel suo magnifico abito da sera, sembra artificialmente inserita nello spazio.
Nonostante l’abbondante presenza del bianco, i toni del dipinto risultano caldi, grazie al marrone intenso del parquet, ma soprattutto alla resa estremamente tattile e viva dell’incarnato. Ciò è il risultato dell’abilità di Boldini nella tecnica del pastello con evidenti rimandi ai massimi esempi italiani, da Rosalba Carriera (1673-1757), ad Anton Raphael Mengs (1728-1779) e naturalmente a Degas che ebbe il merito di mettere a punto una nuova tecnica di fissaggio del colore del pastello, incrementandone l’impiego presso gli artisti del secondo Ottocento. Nel 1889 il dipinto fu esposto all’Esposizione Universale di Parigi, dove si aggiudicò la medaglia d’oro e dove la critica lo riconobbe immediatamente come un capolavoro. A prova di come lo stesso Boldini considerasse il Pastello bianco l’apice del suo stile, l’artista non volle mai separarsene: ai ricchissimi committenti cileni consegnò infatti una seconda versione del dipinto mentre l’originale – oggi conservato alla Pinacoteca di Brera – rimase nel suo atelier sino alla morte, forse anche in ricordo di quella elegante dama sudamericana che egli aveva definito “bella come un amore”.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri