Gli italiani di Parigi

   4.  LA STAGIONE DELL’IMPRESSIONISMO >> L’Impressionismo

Gli italiani di Parigi

Anche gli artisti italiani rispondono al richiamo della ville lumière, alla ricerca di quella effettiva apertura culturale e modernità artistica che nell’Italia post unitaria erano ancora di là da venire. Parigi offriva un sistema di gallerie e mercati che assicurava agli artisti la sopravvivenza, benché non fossero parte del sistema ufficiale del Salon. Gli italiani che si stabilirono per alcuni anni a Parigi furono genericamente definiti, fin da allora, Les italiens de Paris. I tre più noti, che riuscirono a trovare una propria dimensione sia nel mercato sia tra gli impressionisti, furono Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi.

Giovanni Boldini

Dei tre, Giovanni Boldini (Ferrara 1842-Parigi 1931) è il primo a subire il fascino di Parigi e a essere colpito dall’evoluzione pittorica del periodo; nel 1867 scrive: «Il vedere quelli immensi artisti, mi hanno illuminato la mente, mi hanno incoraggiato e mi hanno indicato la vera via. Firenze mi fa l’effetto di un sobborgo di villaggio».
Boldini si è infatti formato all’Accademia di Belle Arti di Firenze e ha anche precocemente gravitato attorno all’ambiente del Caffè Michelangelo. Rispetto però al tono colloquiale dei macchiaioli – che stima per la forza dei passaggi cromatici – egli preferisce una dimensione più elegante e aristocratica, sia nella scelta dei soggetti sia nello stile pittorico. Non a caso nella stessa Firenze Boldini frequenta il Caffè Doney, ritrovo della ricca comunità straniera di passaggio in città, dove ottiene i contatti per trasferirsi a Parigi nel 1867, a Londra nel 1870 e per tornare definitivamente a Parigi nel 1871. Capace di una pittura dal tratto veloce, sfuggente ma al contempo incisivo, Boldini diviene il ritrattista della medesima alta borghesia e dell’aristocrazia internazionale di John Singer Sargent.

Ritratto del piccolo Subercaseaux

È proprio l’artista americano, nato a Firenze, il tramite tra Ramón Subercaseaux (1854-1937), console a Parigi dal 1874 e pittore dilettante, e Boldini, che nel 1891 realizza uno splendido ritratto del figlio (37). Boldini ritrae il piccolo Subercaseaux in un atteggiamento assolutamente disarticolato e familiare, come se si fosse annoiato nello stare in posa. Il taglio dell’inquadratura è altrettanto originale: divide a metà il divanetto, teatro di un intricato gioco di righe – verticali sullo schienale e sulla seduta, orizzontali sul cuscino – al quale oppone le esili gambe del ragazzo ricoperte dalle calze nere. La tecnica opulenta e luminosa di Boldini si presta alla resa tattile dei tessuti, dei quali si può avvertire la materia stessa: il velluto del divano e la seta cangiante dell’abito del piccolo Subercaseaux accendono il tono dell’intero dipinto, al pari delle modanature bianche del divano.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri