DOSSIER: Monet e Renoir alla Grenouillère

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MONET E RENOIR ALLA GRENOUILLÈRE

La sincera amicizia che lega Monet e Renoir li spinge, nell’estate del 1869, ad affiancare i propri cavalletti di fronte al medesimo soggetto: il ristorante La Grenouillère a Croissy, un isolotto sulla Senna a una ventina di chilometri da Parigi, luogo di ritrovo della borghesia cittadina. Il nome del locale, “grenouillère”, letteralmente significa “stagno delle rane” ma, in francese colloquiale, allude a una concentrazione di fanciulle intente a chiacchierare e divertirsi.
In poche ore i due artisti offrono due differenti versioni del soggetto, per altro osservato dallo stesso punto di vista e nel medesimo momento: il risultato è una chiara testimonianza del differente approccio all’Impressionismo.

Due modalità di rappresentazione

Il linguaggio pittorico di Monet mira alla sintesi degli elementi osservati, ovvero alla mescolanza tra figura e paesaggio in un’indefinitezza che è alla base della percezione soggettiva dell’impressione. Renoir è invece più coinvolto dalla narrazione della scena, che si traduce in una pittura definita al punto di rendere leggibili i personaggi e le loro azioni.

L’inquadratura

Fin dall’inquadratura è evidente la differente maniera di raccontare la giornata lungo la Senna: Monet dà maggior spazio alla visione d’insieme e tiene l’isolotto a una certa distanza, mentre Renoir, con una tela leggermente più piccola, lo avvicina precisando maggiormente le figure che lo animano. Attraverso la pennellata spumeggiante che lo contraddistingue, Renoir definisce gli abiti vaporosi delle signore, che risaltano ancor più nel contrasto con i neri dei cappellini e degli indumenti maschili. Al contrario i personaggi di Monet, sia quelli sull’isolotto sia quelli sulla terrazza del ristorante, sono tratteggiati attraverso semplici macchie di nero, con appena alcuni tocchi d’azzurro per equilibrare il livello tonale del dipinto. Le due tele sono accomunate dalla presenza di alcune barche in primo piano che aprono la prospettiva su una serie infinita di riflessi, la cui resa vivace è la prima preoccupazione per entrambi gli artisti. Le poppe delle imbarcazioni sono opportunamente tagliate da entrambi in modo da accentuare l’immediatezza dell’inquadratura, apparentemente casuale e distante da impostazioni compositive accademiche.

Gli assi visivi della scena

Monet definisce i flutti dell’acqua attraverso una pennellata fluida, stesa in senso orizzontale, giocata sul diretto contrasto delle tinte, Renoir invece mantiene un tocco più controllato, conferendo all’acqua un andamento più pacato e lasciandola come uno specchio riflettente nel quale si confonde il paesaggio frondoso in lontananza. Anche se in entrambi i dipinti l’albero al centro diviene uno degli assi visivi portanti della scena, esso è reso con grandi differenze: in Monet la grande chioma verde scuro abbassa i toni piuttosto accesi della parte superiore del dipinto, mentre Renoir, più attento al dato naturalistico, nel suo quadro si sofferma sulle ombre e sulla presenza di alcune foglie ingiallite.

La resa del movimento

La pittura vivace di Renoir rende il senso dell’azione in atto: l’andirivieni sulla passerella, i bagnanti sulla sinistra, l’uomo che sta tirando a sé la barca, il via vai d’imbarcazioni sullo sfondo. La versione di Monet, più statica, gli permette di concentrarsi sul contrasto tra ombre e luce: l’artista sta evidentemente osservando la scena in piena ombra mentre la luce oltre le fronde, sulla Senna, è abbagliante.
Lo sfondo è uno degli elementi di maggior diversità: Monet demarca con una linea orizzontale piuttosto netta l’acqua e l’infilata di alberi, resi con una fitta rete di ampi tratti tra il verde e l’ocra che mira a restituire il volume delle fronde. Renoir al contrario affida il fondo a una pennellata densa che confonde il verde acceso degli alberi con quello della Senna.

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La pennellata di Monet, densa di materia cromatica, restituisce i riverberi della luce sull’acqua attraverso il diretto contrasto tra i toni – ocra, azzurro, nero e bianco – toccando risultati di puro astrattismo. 

Renoir preferisce una pittura più liquida, stesa per brevi tocchi d’azzurro che trasformano la tela in uno specchio d’acqua in grado di riflettere i personaggi dell’isolotto.

Benché con una tecnica differente, entrambi gli artisti fanno attenzione a inserire nella scena una serie di dettagli che contribuiscono all’illusione dell’istantaneità: il drappo bianco appeso alla terrazza del ristorante, l’insegna del locale, le vele in lontananza, e nel caso di Renoir anche il cane che sonnecchia sull’isolotto sono elementi rubati alla vivacità della vita.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri