Dossier Arte - volume 3 

   4.  LA STAGIONE DELL’IMPRESSIONISMO >> L’Impressionismo

L’ossessione per la luce

Dal 1890 Monet comincia un’attenta ricerca sulla variazione della luce. Dapprima concentra l’attenzione su alcuni covoni di paglia nella campagna francese che dipinge ripetutamente, tenendo invariato il punto di vista, catturando gli effetti della luce nelle diverse ore del giorno.

La cattedrale di Rouen

Dal 1892 il soggetto della speculazione diviene la cattedrale gotica di Rouen, nel Nord della Francia. Nelle intenzioni iniziali le vedute di Rouen dovevano essere solamente due, una con la nebbia e l’altra in pieno sole. Monet fu però talmente sedotto dai repentini mutamenti atmosferici e dagli effetti che essi avevano sull’architettura che, in due anni, realizzò una cinquantina di vedute della stessa facciata in stagioni e ore differenti. La facciata della cattedrale è fissata attraverso un intreccio di colori apposti sulla tela con un movimento palpitante, capace di rendere la vibrazione della luce: Monet intende provare come un singolo soggetto possa esprimere differenti e infinite sensazioni che rispondono ad altrettante reazioni emotive. Il carattere sperimentale della serie è ribadito nella scelta di titoli, chiaramente descrittivi, che stabiliscono le condizioni atmosferiche nel momento in cui la luce si posa sulla cattedrale. La cattedrale di Rouen, effetto sole, tramonto (7) dà un’indicazione temporale precisa che giustifica la scelta di colori tanto saturi, tipici della luminosità del calar del sole. Mentre in La cattedrale di Rouen. Il portale e la torre di San Romano, pieno sole (8) Monet accende la materia pittorica di un chiarore quasi abbagliante. La cattedrale emerge dal fondo azzurro del cielo grazie a una fitta rete di tocchi che restituiscono la solidità dei marmi e l’emergere delle cuspidi e della decorazione plastica della facciata.

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L’Impressionismo tardo

Monet non abbandonerà mai il suo fermo credo nella pittura impressionista e nello studio dei soggetti all’aria aperta.

Palazzo Ducale a Venezia

Lo dimostra una tarda veduta della Serenissima, Palazzo Ducale a Venezia (9), ricordo di un soggiorno in laguna del 1908, in cui l’attenzione si concentra sullo scambio tra luce e colore, reso attraverso una pennellata pronta a catturare entrambi. A Venezia Monet sembra trovare l’ambiente ideale; la presenza dell’acqua gli assicura continui mutamenti luministici che si riflettono sugli straordinari palazzi della città. Il Palazzo Ducale, con la sua abbondanza di elementi decorativi, offre una varietà di giochi di luce che entusiasmano Monet al punto di affermare che «l’artista che lo concepì fu il primo degli impressionisti». Monet lo rappresenta nella luce del pieno giorno, osservandolo da una gondola ferma al centro del bacino di San Marco e, tenendo fede al punto di vista ribassato, lo fa svettare verso l’alto nonostante il taglio orizzontale della tela. La pennellata corre fluida sulla tela immortalando un edificio che sembra galleggiare sull’acqua: mancando una definizione netta di contorno e prospettiva, il Palazzo Ducale perde la propria consistenza materiale. Il complesso intrico di decorazioni architettoniche prosegue nel riflesso in un intreccio tra i toni dell’azzurro e dell’oro con una lieve nota di viola, trait d’union tra i due piani del dipinto.

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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri